Il Premio Venezia a Menegardi

La trentanovesima edizione del Premio

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Giacomo Menegardi
Giacomo Menegardi

Il ventitreenne bellunese Giacomo Menegardi, laureatosi con menzione al Conservatorio di Castelfranco Veneto con il M° Massimiliano Ferrati, si è aggiudicato la vittoria alla Trentanovesima edizione del concorso pianistico nazionale Premio Venezia, tenutosi in questi giorni al Teatro La Fenice di Venezia. Il premio Casella, riservato al secondo classificato, è stato invece assegnato al ventunenne monacense Jacob Aumiller, laureatosi con menzione al Conservatorio di Trento sotto la guida del M° Massimiliano Mainolfi.

Si tratta di due personalità artistiche molto diverse, a testimonianza della ricchezza e del valore formativo coltivato all’interno dei conservatori italiani, come sottolineato durante la cerimonia di premiazione dal Sovrintendente del Teatro la Fenice Fortunato Ortombina.

Solido, concentrato e sempre lucido, nonostante la finale segua a giornate ininterrotte di prove faticose comprendenti repertori diversi, Menegardi ha proposto nell’ultimo round La Cathédrale engloutie dal Primo libro dei Préludes di Claude Debussy e i Quadri da un’esposizione di Modest Musorgskij.

Colpiscono in particolare la profondità prospettica e la plasticità del suono anche nelle dinamiche più evanescenti e la cura meticolosa nella lettura del testo che dona spessore a ogni dettaglio della scrittura. Tutto è profondamente rivissuto da una sensibilità musicale camaleontica che si trova particolarmente a proprio agio nella poetica del compositore russo. I Quadri appaiono infatti a Menegardi un poema che racchiude la vita in tutte le sue sfumature, da quelle più profane e popolari a quelle più spirituali. Ogni quadro è reso con forza di caratterizzazione e realismo, in una simbiosi totale con i contenuti espressivi e una valorizzazione attenta delle intuizioni timbriche ispirate alla lezione orchestrale raveliana.

E proprio Ravel si rivela per Aumiller un autore d’elezione. L’aspetto incantatorio sembra attrarre questo giovane artista che predilige le mezze tinte e sottolinea con forza il tratto ossessivo del comporre raveliano, una sfida lanciata contro lo scorrere del tempo. Se in Ondine il monacense esalta il sogno e la suadenza del canto, in Le Gibet staglia con vigore tragico la crudeltà della morte, mentre in Scarbo esplora i fantasmagorici incubi della notte, tra immagini spaventose e graffianti. 

Alcune sfocature, dovute forse a stanchezza ed emozione, e talvolta la difficoltà nell’equilibrare i diversi registri dello strumento, non compromettono la visione personale di un interprete che, seppur giovane, possiede già una propria originale concezione estetica e poetica. 

Aumiller si propone infatti in questa prova finale come pianista compositore, idea interessante che apre gli orizzonti di un concorso ove generalmente si premia soprattutto l’aspetto performativo.

Il suo Klavierstück in mi maggiore, nutrito di matrici schumanniane e schubertiane, si distingue per ricercatezza armonica e brillante scrittura pianistica. Attendiamo gli sviluppi di una creatività che con la frequentazione del repertorio contemporaneo potrebbe trovare nuove suggestioni ed evoluzioni stilistiche. 

Chiudeva la sua prova il quinto dagli Etudes-Tableaux op. 39 di Rachmninov, reso con incalzante empito espressivo ma non sempre perfetto dominio della complessa e densissima scrittura pianistica.

Due interpreti di valore, dunque, cui si affiancano gli altri tre semifinalisti, premiati con numerose borse di studio durante la cerimonia conclusiva affidata alla neo Presidentessa della Fondazione Amici della Fenice Maria Camilla Bianchini. 

Si tratta di Antonio Tommaso Nastasi (Conservatorio “Arcangelo Corelli” di Messina, quinto premio), Giuseppe Marco Daniele (Conservatorio di “Stanislao Giacomoantonio” di Cosenza, quarto premio) e Fulvio Nicolosi (Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Catania, terzo premio).

La cinquina è stata selezionata attraverso tre prove solistiche tra circa una cinquantina di concorrenti di età non superiore ai 24 anni, di ogni nazionalità, diplomati con il massimo dei voti nei conservatori di musica o negli istituti musicali pareggiati italiani nell’anno accademico 2021-2022.

Un arduo lavoro per la Giuria Tecnica del Premio, presieduta da Roberto Cominati e composta da Leonora Armellini, Roberto Calabretto, Francesco Fanna, Ana Guijarro e Paolo Pinamonti, e dalla Giuria Popolare, formata dai Soci degli Amici della Fenice.

Partner tecnico del concorso è  da sempre Fazioli.

 

 

 

 

 

 

 

 

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