Addio a Johanna Knauf

La direttrice d'orchestra protagonista della vita musica fiorentina

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Johanna Knauf
Johanna Knauf (foto di Silvia Lelli)

Ci ha lasciato il 1° giugno dopo una lunga malattia Johanna Knauf, cantante, direttrice di coro e direttrice d’orchestra, per più di trent’anni una delle più trascinanti e generose animatrici della vita musicale fiorentina.  Nata a Coburgo nel 1954, aveva studiato pianoforte, canto, direzione d’orchestra e direzione di coro a Monaco di Baviera e a Vienna, e dopo gli studi si era trasferita in Italia. Dagli anni Ottanta, si era intensamente dedicata alla vocalità novecentesca e contemporanea, e la ricordiamo in particolare come formidabile, originalissima interprete del Pierrot Lunaire. In seguito si è data soprattutto alla direzione corale, e successivamente  alla direzione d’orchestra, per cui aveva seguito anche i corsi di Piero Bellugi.

Negli anni Novanta aveva avuto un ruolo importante come direttrice dell’ensemble “L’Homme Arme’”, ricercando e proponendo programmi fra cui citiamo almeno quello, molto bello, dedicato alle pagine di Jommelli, Galuppi e Hasse per le “putte” veneziane dell’ospedale degli Incurabili. In questi ambiti, da cantante e da direttrice, è stata presente in molte e prestigiose rassegne italiane di musica contemporanea e musica antica. Ma il cuore della sua attività era costituito fin dal 1989 dalla direzione del coro amatoriale “Desiderio da Settignano” a Settignano, il piccolo paese alle pendici di Firenze in cui è vissuta a lungo, e successivamente dell’orchestra dallo stesso nome.

Con queste formazioni, per trent’anni, ha esplorato un repertorio vastissimo,  dall’Euridice di Jacopo Peri nel cortile di Palazzo Pitti  nel 1994 alla Tremonishadi Scott Joplin al Teatro Saschall nel 2011, dalle messe di Mozart, Cherubini (fra cui, di Cherubini, una rara Missa Brevis in si bemolle  recuperata in una biblioteca berlinese e riproposta in prima esecuzione moderna) e Dvorak, al Klagende Lied di Mahler per l’Estate Fiesolana 2014, dagli Stabat Mater di Rossini e Dvorak a Le poi David di Honegger, dall’Oratorio di Nataledi Heinrich Schutz a quello di Camille Saint-Saens, dal Requiem di Verdi, più volte eseguito a partire dal 2002 (l’ultima volta in San Petronio a Bologna nel 2018), ad una festeggiatissima Traviata in forma di concerto in piazza della Signoria nel 2011.

Per dar vita a questi progetti e rendere possibile l’esecuzione di partiture grandi, aveva intessuto da tempo rapporti con un’ampia rete italiana ed europea di cori amatoriali e orchestre giovanili, per non dire di tanti fior di professionisti ben felici di aiutarla quando li chiamava, forse per respirare quel qualcosa che nella routine professionale  si perde. Aveva dato vita così a tante relazioni, scambi e ospitalità, che hanno caratterizzato la storia di questi complessi, a cui ha sempre saputo comunicare la sua inarrivabile e indimenticabile gioia del far musica insieme, per tutti. Gioia, comunicativa, volontà di esserci e di testimoniare amore, evidenti anche nel documentario dell’autrice fiorentina Silvia Lelli, imperniato su di lei, sulla sua storia, sul suo modo veramente “universale” di far musica e vivere la musica.

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