Un “Cannone” come pretesto

Francesca Dego suona il violino di Paganini e lo porta oltre il Novecento

Francesca Dego (foto Davide Cerati)
Francesca Dego (foto Davide Cerati)
Disco
classica
Francesca Dego
Il Cannone - Francesca Dego plays Paganini’s violin
Chandos
2021

Ascoltando l’impaginato racchiuso in questa incisione discografica viene quasi da pensare che l’opportunità di imbracciare il “Cannone”, vale a dire il violino costruito nel 1743 da Bartolomeo Giuseppe Guarneri – detto “del Gesù” – e strumento prediletto da Niccolò Paganini, sia stata per Francesca Dego una sorta di pretesto per far risuonare sulle corde di questo emblematico strumento un repertorio variegato, interessante nella sua offerta coerente per rimandi paganiniani diretti e indiretti, ed efficace nella sua risultanza espressiva.

Come racconta la stessa violinista, «non è facile suonare uno strumento che vive normalmente nel silenzio», conservato con cura amorevole da Bruce Carlson, liutaio conservatore del “Cannone”, in una teca a Palazzo Doria-Tursi, sede del Comune di Genova.

Una volta imbracciato lo strumento per il tempo necessario alla realizzazione di questa registrazione, la Dego ha innanzitutto reso omaggio allo stesso Paganini attraverso La Clochette, la celeberrima “campanella” che rappresenta come sappiamo uno dei brani emblematici del violinista e compositore genovese, restituendolo attraverso una sorta di gioco interpretativo capace di miscelare limpidi passaggi dinamici a morbide e sornione sottolineature liriche. Un gioco comunque piacevole, assecondato con efficace affinità dal pianoforte di Francesca Leonardi, interprete capace di affiancare al Dego nelle pagine nelle quali è previsto l’accompagnamento pianistico con efficienza e personale presenza.

Caratteristiche che hanno segnato questa pagina di Paganini proposta nell’arrangiamento per violino e pianoforte realizzata attorno al 1905 da Fritz Kreisler, lo stesso autore del Recitativo und Scherzo-Caprice Op. 6 per violino solo che la Dego ha brillantemente proposto quale secondo brano di questa incisione.

Con il terzo titolo la violinista salta a piè pari nel secondo Novecento rappresentato da The Red Violin Caprices, pagina da concerto che John Corigliano ha tratto dalla sua celebre colonna sonora per il film di François Girard. Andando oltre le quasi didascaliche eco bachiane che attraversano l’articolarsi del brano del compositore newyorkese, la Dego plana con un’attenzione interpretativa acuta e pregnante sulle note del brano Come d’autunno composto nel 2019 da Carlo Boccadoro, dedicato alla stessa interprete e inciso in questa occasione per la prima volta. Un’affinità espressiva con una scrittura di segno contemporaneo che la violinista ribadisce anche in A Paganini, brano del 1982 di Alfred Schnittke, altra pagina grazie alla quale è emersa la cifra più interessante e convincente di questa interprete.

Un dato, questo, che attribuisce una cifra peculiare a questo disco, completato da brani quali il romanticamente coinvolgente Cantabile Op. 17 di Paganini nella trascrizione per violino e pianoforte dello stesso Boccadoro, il piacevole omaggio rossiniano rappresentato da Un mot à Paganini, e i Trois Caprices de Paganini Op. 40 di Karol Szymanowski, con il quale si chiude questo omaggio al grande violinista genovese e al suo leggendario “Cannone”.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

PODCAST | Early Music Stories #49

“L’opera del Re” di Lully splende a Versailles in forma di concerto

Paolo Scarnecchia
classica

PODCAST | Early Music Stories #46

Aria di Natale nel Barocco latino-americano dall’Europa del Nord

Paolo Scarnecchia
classica

PODCAST | Early Music Stories #45

I Concerti grossi di Corelli nel cuore dell’Accademia Bizantina

Paolo Scarnecchia