Stockholm Early Music Festival 

Il Festival di Musica Antica di Stoccolma dal 4 giugno

Lars Ulrik Mortensen
Lars Ulrik Mortensen
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Il motto “It’s never too late for Early Music” accompagna da diversi anni i programmi del Festival di Musica Antica di Stoccolma la cui 23° edizione verrà inaugurata il 4 giugno da Concerto Copenhagen diretto da Lars Ulrik Mortensen, con l’esecuzione delle sette cantate che compongono l’oratorio Membra Jesu nostri di Dietrich Buxtehude scritto nel 1680 e dedicato a Gustav Düben, l’amico e collega che era il direttore dell’orchestra della corte del Re di Svezia.

Anche se concentrato in pochi giorni il programma del Festival offre una interessante varietà di stili musicali che rappresentano epoche storiche diverse, e l’opportunità di ascoltare musiche rare e originali a cominciare dal concerto dell’Ensemble Villancico guidato da Peter Pontvik, che è anche il direttore artistico della manifestazione, dedicato al gioioso ed esuberante Barocco Latino Americano del XVIII secolo che è al cuore dell’attività di questo gruppo svedese.

La grande scuola polifonica franco-fiamminga del XV secolo, vera e propria lingua franca della cultura musicale europea rinascimentale, sarà rappresentata da Cappella Pratensis, l’ensemble vocale diretto da Stratton Bull che ha sede in Olanda, che eseguirà l’intensa e affascinante Missa Maria Zart di Jacob Obrecht, costruita sulla melodia di un canto devozionale di origine germanica in onore della Vergine Maria.

Tornando indietro nel tempo sarà possibile scoprire la figura di Zacara da Teramo, uno dei più geniali protagonisti della tarda Ars Nova del XIV secolo, grazie al gruppo diretto da Michele Pasotti, La Fonte Musica, che ha esplorato a fondo la sua arte musicale.

La musica strumentale barocca sarà al centro del concerto dell’ensemble Arte dei Suonatori, guidato da Marcin Świątkiewicz, con un programma dedicato a Bach, Telemann e Goldberg sul filo conduttore dell’influenza della musica polacca su alcune opere di questi compositori tedeschi.

A conclusione del Festival il 9 giugno la musica di Telemann insieme a quella di Corelli, Mozart e di Dmitry Stepanovich Bortniansky sarà eseguita dall’ensemble Terra Barocca diretto da Anna  Ivaniushenko, formato nel 2020 da musicisti della storica  Orchestra Filarmonica di Leopoli, e nel programma di questo concerto dal suggestivo titolo “Early Muses Are Not Silent”, farà parte anche una composizione di Olof Åhlström eseguita con la nyckeharpa, lo strumento simbolo della musica svedese.

Questi concerti serali sono solo una parte del programma, perché ci sono altri eventi che si svolgeranno  durante le giornate del festival in orari diversi. Per coltivare l’interesse e la sensibilità verso la musica fin dalla più tenera età ci sono quelli del mattino rivolti ai neonati (a partire dai 3 e fino ai 18 mesi) e alle loro famiglie, con due differenti programmi: uno intitolato “BabyBarock” con musiche di Vivaldi, Handel e Dowland eseguite da Heidi Rohlin Westin e Alexander Lundberg, e l’altro “The Witches” proposto dal soprano Christina Larsson Malmberg e dalla gambista Nora Roll.

L’importanza di questo aspetto è sottolineata dall’immagine che accompagna il programma del festival di quest’anno (Una bambina piccola che suona un campanello), che ha suggerito al direttore artistico di ribaltare il motto in: It’s never too early for early music.

Ma ce n’è per tutti , e per un pubblico adulto a tarda sera sono previsti particolari concerti da ascoltare distesi su cuscini in totale relax, nei quali tra pause e silenzi Göran Månsson con percussioni e flauti eseguirà antiche melodie alternate a improvvisazioni.

Due i seminari inclusi nel programma, uno in presenza con Helena de Winter, ex Segretaria Generale del REMA (Reseau Européen de Musique Ancienne) dedicato a una panoramica del movimento di musicisti che hanno contribuito a sviluppare la prassi esecutiva storicamente informata, e un secondo in collegamento telematico  della violinista bolivio-canadese Karin Cuéllar Rendón dedicati ai protagonisti della musica antica latino-americana e alle sue fonti storiche.

Un’altra presenza italiana spicca nel cartellone del Festival e rappresenta la tradizione orale dell’arcaico e misterioso canto polivocale della Sardegna settentrionale noto come “canto a tenore”, rappresentato dal Tenores “San Gavino” di Oniferi, piccolo paese barbaricino della provincia di Nuoro.

Nel testo introduttivo del programma generale Peter Pontvik ricorda come la musica possa rappresentare un conforto in questi tempi difficili, e nella intervista che segue presenta i principali aspetti della manifestazione.

 

Come è nato e in quali luoghi si svolge il festival?

«Abbiamo iniziato nel 2002 ispirati dall’idea di presentare la musica antica dal Medioevo al Barocco secondo la cosiddetta prassi storicamente informata, in luoghi storici per fare in modo che l’esperienza dell’ascolto venisse esaltata dalla loro atmosfera. Stoccolma è stata definita la capitale della Scandinavia, e non tutti sono d’accordo ma forse è la più bella città della regione, con la suo centro storico costruito su un’isola dove si trovano edifici di diverse epoche. Per fare un esempio, uno dei luoghi più importanti del Festival è la Chiesa Tedesca che era il punto di riferimento dei mercanti germanici e rappresentavo un centro culturale oltre che religioso, o la Chiesa Finlandese che in origine era una sala dedicati ai giochi di palla di corte. Prima della creazione del Festival non c’erano molte occasioni per ascoltare la musica antica a Stoccolma, e il repertorio che veniva eseguito era limitato e ripetitivo, e non c’erano occasioni importanti per poter ascoltare la sua varietà. Così abbiamo pensato che per ampliare l’orizzonte del pubblico svedese fosse importante far conoscere una grande quantità di musiche che non erano mai state eseguite nel nostro paese, e oggi chi segue la nostra manifestazione viene ai concerti anche senza conoscere i nomi dei gruppi o dei compositori delle musiche che vengono eseguite, e questa fiducia è dovuta al lavoro che abbiamo fatto in oltre venti anni di attività».

 

E c’è sempre una grande varietà nei programmi musicali.

«Una delle caratteristiche del nostro festival è che non invitiamo mai due volte lo stesso gruppo, e dunque ci sono sempre nomi nuovi da scoprire. Questa chiaramente è una sfida anche perché cerchiamo di mantenere sempre alta la qualità delle proposte, ma è molto stimolante.Quando inizio a concepire un programma mi piace creare dei contrasti e dei colori differenti, con l’idea di dare simbolicamente dei buffetti sulle guance degli ascoltatori e attirare bonariamente la loro attenzione. Proponiamo musicale vocale strumentale, con formazioni differenti e ogni concerto è un’esperienza differente, e mettere insieme il programma è un lavoro compositivo. In questo senso la scelta del concerto inaugurale è legata alla conferenza intitolata “Nordic Early Music in a Global Context” che si svolgerà nei giorni della assemblea generale del REMA in collaborazione con il network NORDEM, e va ricordato che Buxtehude è stato un compositore tedesco-danese...».

 

Tuttavia il numero dei concerti quest’anno è stato ridotto.

«Normalmente il festival comprende circa trenta eventi, ma quest’anno siamo stati costretti per motivi finanziari a ridurre il loro numero a diciotto, e devo dire che temiamo che altri tagli in seguito possano creare problemi per il futuro della manifestazione. Ma allo stesso tempo siamo contenti perché al concerto inaugurale saranno presenti la Regina Silvia, che è la nostra patrocinatrice, con il consorte Re Carlo XVI Gustavo di Svezia, e nella cerimonia vogliamo anche ricordare Vassilis Bolonassos, il presidente di Early Music Sweden scomparso recentemente, che ha svolto un ruolo importante per la promozione della musica antica nel nostro paese».