Run The Jewels, l'hip hop attivista ai tempi di Trump

Il duo hip hop esce con il terzo album, un rabbioso attacco contro il Presidente eletto

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Run The Jewels RTJ3 Mass Appeal

Un disco necessario, pubblicato online alla vigilia di Natale in download gratuito – analogamente ai due precedenti – e dal 13 gennaio disponibile anche in formato fisico, sincronizzato com’è sui sentimenti di rabbiosa frustrazione suscitati dall’elezione alla presidenza degli Stati Uniti d’America di Donald Trump: il diavolo con “un brutto toupet e l’abbronzatura spray” nei versi di “Talk To Me”.

Il produttore e Mc bianco di Brooklyn Jaime Meline, in arte El-P (da più di 20 anni esponente di punta dell’hip hop di scuola indipendente), e Michael Rander, alias Killer Mike, rapper nero di Atlanta affermatosi inizialmente in orbita OutKast e durante le primarie dei Democratici sostenitore di Bernie Sanders, confermano di essere una delle forze trainanti nel processo di rinascita della vocazione attivista del fenomeno, rinfocolata dalle imprese recenti di Kendrick Lamar e dei redivivi A Tribe Called Quest.

Il terzo lavoro in coppia è musicalmente solido e incisivo in termini narrativi. Valga ad esempio “Thieves (Screamed the Ghost)”, che mette in mostra un cameo fuori settore di Tunde Adebimpe (Tv On The Radio) e all’epilogo rispolvera il monito espresso da Martin Luther King nel comizio del 1967 sull’“altra America”: “Una rivolta è il linguaggio degli inascoltati”. Bassi poderosi, ritmi severi e diffuse interferenze elettroniche, questo il tema conduttore da un punto di vista sonoro: lo dimostra l’imponente “Hey Kids (Bumaye)”, dove svetta l’intervento del detroitiano Danny Brown, altro specialista dell’hardcore.

E ancora a proposito di ospiti: il sassofono di Kamasi Washington conferisce solennità a “Thursday in the Danger Room”, mentre in coda alla conclusiva “A Report to the Shareholders: Kill the Masters” fa capolino Zack De La Rocha, già voce veemente dei californiani Rage Against The Machine.

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