Palermo: la ripartenza per ricordare le stragi di mafia

Intervista al sovrintendente Francesco Giambrone, presidente Anfols

Francesco Giambrone (Foto Rosellina Garbo)
Francesco Giambrone (Foto Rosellina Garbo)
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«E’ una ripartenza, sì, è una ripartenza. Non è stato facile ma stiamo per tornare a una normalità». Per Francesco Giambrone, sovrintendente del Teatro Massimo di Palermo, potremmo citare Busoni: “Solo chi guarda innanzi ha lo sguardo lieto”. Lui, presidente dell’Anfols e forse futuro sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma, è ottimista e guarda al futuro riflettendo sul valore del teatro d’opera:

«Non si torna indietro, abbiamo tutti voglia di andare avanti dopo due anni duri, il ritorno del pubblico in sala è bellissimo, adesso aspettiamo normative dal Governo sul distanziamento sul palco e in buca. Durante il lockdown non ci siamo mai fermati, lo streaming è stato importante, ma quello che secondo me è fondamentale è che si capisca che le fondazioni liriche non devono più essere associate a quell’orribile termine: “carrozzone” che negli anni passati era sinonimo di teatro d’opera. Non è così, non sprechiamo, non buttiamo i soldi dalla finestra, diamo lavoro, qualificato, a 385 persone, e per ogni euro investito nel Massimo alla Città ne tornano 2,25 e alla Regione 2,15. Teatro adesso è sinonimo di occupazione, qualità, ricchezza, il sistema malato è guarito».

Come ha reagito l’Anfols ai problemi del lockdown? Ognuno ha pensato al suo “campanile” o vi siete uniti?

«Niente campanile, tutti nella stessa barca, anche Scala e Santa Cecilia, abbiamo condiviso tutto, abbiamo una chat tra sovrintendenti dove ci siamo costantemente confrontati su tutto, dalle strategie sul digitale alle precauzioni da osservare. Abbiamo creato un palinsesto con la web tv dell’Anfols che ha trasmesso opere e concerti di tutte le fondazioni. Io sono un sovrintendente “di lungo corso” e posso dire che il sistema ha avuto un’ottima capacità di reazione, ha mantenuto l’occupazione, ha prodotto una qualità artistica alta, ha saputo gestire l’emergenza».

Il Teatro Massimo trasmetteva in streaming anche prima del lockdown

«Sì, abbiamo iniziato nel 2015, allora era tutto più artigianale, adesso abbiamo nove telecamere. Ci dicevano: è rischioso, la gente vede l’opera gratis e non viene più a teatro! Macché, la vedevano in streaming e poi venivano a vederla dal vivo. Non è vero che la trasmissione on line cannibalizza il live: tutt’altro».

Avete sempre dedicato una particolare attenzione ai giovani. Giambrone si alza dalla sua scrivania e mi fa vedere che una finestra del suo ufficio dà sul foyer del Teatro e ci sono tantissimi ragazzi che stanno entrando in sala, alla prima del Pirata, per esempio, hanno partecipato 120 studenti Erasmus provenienti da Polonia, Lituania, Spagna, Germania, Francia, Portogallo e Romania.

«La lezione di Paolo Grassi non va mai dimenticata: il teatro è  “il luogo dove una comunità, liberamente riunita, si rivela a se stessa: il luogo dove una comunità ascolta una parola da accettare o da respingere, perché, anche quando gli spettatori non se ne avvedono, questa parola li aiuterà a decidere nella loro vita individuale e nella loro responsabilità sociale”. Il teatro ti cambia, ti fa crescere e quindi noi per i giovani facciamo tantissimo, dai progetti speciali, ad esempio uno che lega arte e politica, ai prezzi bassi».

Spazio alla contemporanea?

«Tantissimo, commissioniamo molto, abbiamo un progetto con John Adams che sveleremo al più presto, un altro con Battistelli. Nella prossima stagione una prima di Tutino dedicata all’anniversario delle stragi di Capaci e Via d’Amelio e molto altro. Non bisogna aver paura della nuova musica».

 

Emma Dante
Emma Dante
 

 

Ecco allora la nuova stagione, dedicata appunto al trentennale delle stragi di mafia,  che si apre il 20 gennaio con Les vepres siciliennes di Verdi, presentato per la prima volta a Palermo nella versione originale in francese, con la regia di Emma Dante e Omer Meir Wellber sul podio, cantano Selene Zanetti, Piero Pretti e George Petean, sul legame arte e potere c'è ancora Simon Boccanegra di Verdi (Domingo, regia di Bussotti, dirige Francesco Ivan Ciampa), Roberto Abbado dirige Roberto Devereux di Donizetti (regia di Alessandro Talevi, Agresta, Osborn, Berzhanskaya), è di Mario Pontiggia la regia di Tosca diretta da Valerio Galli con Pirozzi, Sartori e Enkhbat. Prometeo, installazioni musicali e visive sul mito, abbina Beethoven, Nono e Skrjabin con la direzione di Gabriele Ferro e regia in presa diretta e proiezioni video di Masbedo; Davide Levi dirige Il matrimonio segreto, Francesco Lanzillotta è sul podio per Nabucco. Molto ricca è la sezione dei "Progetti speciali nel trentennale delle stragi Falcone e Borsellino: Cenere, opera inchiesta di Gery Palazzotto con musiche di Marco Betta, Fabio Lannino, Diego Spitaleri (13 e 14 maggio), Messa da Requiem di Verdi diretta da Omer Meir Wellber (23 maggio), ancora il 23 maggio (anniversario della strage di Capaci) sulla Web Tv del teatro verrà presentato One Minute Of No Silence, progetto collettivo che riunisce artisti da tutto il mondo; Falcone e Borsellino, l'eredita dei giusti di Marco Tutino su drammaturgia di Emanuela Giordano, dirige Alessandro Cadario (19 luglio al Teatro di Verdura.)

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