Liberato a asciut' 'o disc'

Una miniserie di 5 video di Francesco Lettieri, intitolata Capri Rendez-Vous, e su Spotify esce il primo album di Liberato: il track-by-track

Liberato - Capri Rendez-vous e il disco track-by-track
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25 aprile 2019: sulla sua pagina Facebook compare un breve video in cui Liberato, ovviamente di spalle e con l’ormai iconico giubbotto, è ripreso su un traghetto diretto presumibilmente verso Capri. 25 aprile, festa della Liberazione: se ti chiami Liberato, l’occasione è troppo ghiotta per lasciarsela scappare.

9 maggio, ore 23.48: ancora sulla stessa pagina vene pubblicato un fotogramma in bianco e nero di un ragazzo e una ragazza sorridenti. Ci siamo, sta per succedere qualcosa, del resto, ancora per qualche minuto, è il 9 maggio.

9 maggio, ore 23.58: “Liberato canta ancora”, il simbolo di una rosa rossa, su YouTube compaiono cinque nuovi video realizzati da Francesco Lettieri, raccolti sotto il titolo “Capri Rendez-Vous” (praticamente una mini-serie Netflix). Su Spotify ecco l’album d’esordio del misterioso cantante napoletano Liberato, che "non ha nome pecché chill’ nun sta bbuon’ c’a cap’" e che mette insieme i sei brani già conosciuti e cinque inediti (tutti gli undici pezzi si posizionano in poche ore tra i primi settanta della classifica dei più ascoltati in Italia).

Sapete che c’è? Vado a dormire e ci penso domani.

10 maggio, ore 19.00: la settimana lavorativa è terminata, non ho più scuse, mi devo affrettare, ho un appuntamento a Capri.

1. Guagliò

Cos’è ‘sta roba, sembra Diplo nella sua versione più tamarra, “guardame ‘n faccia, inta l’uocch’ ce sta a’ nostalgia”, il ritornello che riprende Bob Marley, i 99 Posse, profumo di jungle, un uomo di mezz’età in tuxedo che scappa inseguito  da due poliziotti, una ragazza che lo aspetta su un motoscafo Riva, uno sparo, l’uomo cade a terra, morto, la ragazza si tuffa, lo raggiunge sulla spiaggia e… Stop!. In realtà stiamo assistendo alle riprese di una scena di un film, siamo a Capri, è il 1966. L’atmosfera ricorda quello dello spot del 1993 del Martini bianco, quello in cui l’abito di maglina di Charlize Theron rimane impigliato in un chiodo della sedia e, mentre lei si allontana lasciando un simil-Onassis per raggiungere un altro uomo più giovane e affascinante, si riduce sempre più a un solo lunghissimo filo, svelando il glorioso lato B dell’attrice sudafricana. Inquadrature che omaggiano Vittorio De Sica e il Roberto Rossellini di Stromboli, il regista che si chiama Dino per richiamare Dino Risi, l’attrice francese per dare un tocco di nouvelle vague, l’Italia del 1966 che si scopre ricca e ancora bellissima.  

La canzone? Secondo me è la più debole tra le cinque nuove.

2. Oi Marì

L’attrice francese Marie, interpretata da Jessica Cressy, è sul motoscafo guidato da Carmine, l’attore Elvis Esposito (si chiama davvero così, lo giuro) che ha il compito di riportarla in albergo, ma è il suo ultimo giorno di riprese a Capri, vorrebbe fare ancora un bagno ai faraglioni: superate le barriere linguistiche, riesce a convincere Carmine a fare una deviazione, si tuffa, finge di sentirsi male per l’acqua fredda così lui si lancia a recuperarla, una cosa tira l’altra e il video si chiude con l’immagine dei due che amoreggiano coi faraglioni sullo sfondo. Siamo dalle parti dello spot del 2017 di Dolce & Gabbana, quello di “Parlami d’amore, Mariù”, ma la canzone non è male, un reggaeton con inserti in spagnolo – “’stu reggaeton è solo una mentira” (un saluto a Manu Chao) – e citazione da I camorristi, film del 1986 di Pasquale Squitieri, - “Oi Marì, song’ ‘nu guapp’ ‘e cartone, Maria, mi princesa nun fa accussì”. Prevedo sfracelli.

3. Nunn'a voglio 'ncuntrà

Siamo nel 1975, all’interno di un night club dove i giovani di Capri vanno per rimorchiare le straniere, è l’isola di Peppino di Capri: le immagini abbandonano il bianco e nero dei primi due video, Carmine vede Marie seduta a un tavolo in atteggiamento intimo con un altro uomo, lei ormai è un’attrice affermata, finge di non vederlo mentre lui, beh, lui non l’ha mai dimenticata. Gli amici, vestiti bene o quasi, dialogano e uno si sfoga: “Io schifo a tutti quanti qui dentro, andiamo al Nord a faticare e ci chiamano terroni, loro vengono qua per farsi il bagno e mangiarsi il pesce”. La canzone funziona, poi improvvisamente vira a tammurriata ed ecco “Bang bang too hot, tu m’e mis’ a sott’ e ‘ngopp’, boom boom okay, tu me vas a Materdei, uh uh ah ah nun c’ crir’ ca è frnut’, mocc’ a kittemmuort’ ‘o iuorn’ ca t’agg crerut’”

4. Tu me faje ascì pazz'

Sono trascorsi 18 anni, è il 1993 e “fai sempre chest’, you never change”: Carmine è diventato vigile urbano, è sposato e ha un figlio, passa davanti a un bar che sta chiudendo  e riconosce Marie, sola e ubriaca. Con fatica la porta nella sua camera d’albergo dove non solo Marie gli dice di averlo riconosciuto ma gli confessa che lui è stato l’unico amore della sua vita; Liberato canta “M’hai fatt’ tutt’ ‘sto cazz’ e bailamme”, Marie dice a Carmine, inquadrato nel vano della finestra con il mare come sfondo, “Fais-moi l’amour”, Carmine si guarda la fede e poi se la sfila, avanzando verso il letto dove Marie è distesa. “Picceré, tu me faje ascì pazz’”, gioco, partita e incontro, tormentone estivo sulla spiaggia di Mergellina.

5. Niente

Di nuovo a Capri ma è il 2019 e molte, troppe cose sono cambiate: innanzi tutto lo stile del video, un collage di fotogrammi, e poi Capri, diventata meta di un turismo mordi e fuggi e popolata di negozietti che propongono ciarpame per turisti sudati e sovrappeso. Marie ritorna, invecchiata ma ancora con gli stessi occhiali da sole del 1966: l’occasione è il funerale del regista Dino Linetti ma il clou è la visita che Marie fa alla tomba di Carmine Vuotto, morto nel 2007, con la sua foto sulla lapide scattata in quei giorni indimenticabili del 1966. Ritornano i fotogrammi gioiosi del primo video e, mentre scorrono i nomi di chi ha lavorato a questo progetto, si vede un motoscafo Riva con la scritta Liberato e la sua classica sirena che si dirige verso i faraglioni. “Quann’ nun ce stai, nun sento cchiù niente, quann’ te ne vai, nun sento cchiù niente, quann’ t’aggio ‘ncuntrat’ facivi ‘a sciantosa, quann’ t’aggio ‘ncuntrat’ nun sapiva l’ammore”: questo è Liberato al suo meglio e “Niente” entra di diritto tra le sue canzoni migliori.

«Teng’ ‘o core sott’anestesia»

Gli altri pezzi già li conosciamo, l’unica novità è “Gaiola Portafortuna” in una versione più romantica e in definitiva più bella.

Adesso riflettori puntati sul concerto del 22 giugno a Roma e poi… E poi? Io un desiderio l’avrei:un ultimo a concerto a Napoli e poi dissolvenza, c’est fini.

«Baby, tell me why, je te vojo bene assaje».

«Cà dintr’ scorre ‘o sang’ d’Odisseo, song’ fatt’ accussì, song’ partenopeo».

 

[Un ringraziamento agli amici Nazim Comunale, Rino Vernucci e Gianpaolo Liberatore che sono scesi intostreet per fornirmi supporto dialettale].

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