Laus Polyphoniae: il secolo della Peste Nera

Anversa: il festival dal 19 agosto

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Quando pensiamo alla grazia della Ars Nova e delle sue canzoni polifoniche che reiterando i temi della poesia cortese evocano le immagini del Giardino d'Amore, non la associamo alla ecatombe della Peste Nera che flagellò l'Europa verso la metà del XIV secolo. Ma il titolo del festival di musica antica Laus Polyphoniae di Anversa, che si svolgerà dal 19 al 26 agosto 2016, lo ricorda in modo drastico e inequivocabile: "Mors. The Century of the Black Death". Anche se non tutti i concerti del suo ricco cartellone evocheranno il ricordo della piaga che decimò la popolazione europea, questo emerge specificatamente dai programmi di alcuni dei gruppi partecipanti, come ad esempio Alla Francesca e Ensemble Leones, che oltre a musiche di Machaut, proporranno anche canti dei flagellanti che con le loro processioni espiatorie speravano di poter arrestare la spaventosa pandemia. Il poeta musicista della Ars Nova francese è molto presente in questa nuova edizione, ed oltre alla Missa de Nostre Dame eseguita da graindelavoix a conclusione del Festival, l'intero concerto di Le Miroir de Musique sarà dedicato a mottetti e chansons dell'artista di Reims. Ma nel mondo poetico di Machaut la morte, qualora non si tratti dei mottetti di natura religiosa che si riferiscono al sacrificio di Cristo o a quello di personaggi biblici, è profondamente legata al simbolismo amoroso ed erotico che permea tutta la sua raffinatissima opera.

Il martirio amoroso è al centro della poetica dell'amor cortese che si rinnova nella forma polifonica della musica del Trecento. Dalle radici del dolce stil novo sono fiorite le ballate e i madrigali che saranno presentate da La Fonte Musica, l'ensemble dedito alla cultura musicale arsnovistica diretto da Michele Pasotti.

Ci sono riferimenti diretti alla Peste Nera nei testi della polifonia profana dell'epoca?
Pasotti: «Sembra quasi un rimosso perché di morte si parla per compiangere la scomparsa di un mecenate, di un signore, ma il vero e proprio topos riguarda la morte d'amore. Nell'allestire questo programma ho pensato al Decameron di Boccaccio e alla sua atmosfera complessiva, che rappresenta una reazione alla sciagura che si era abbattuta sulla città di Firenze. I testi della Ars Nova fiorentina sono pieni di gioia e rappresentano una esaltazione della vita, della natura, dell'amore, dell'erotismo, del divertimento. Tutto questo si coglie anche nelle cacce, dove risuonano descrizioni, grida e richiami dell'attività venatoria. Basta pensare a Cacciando per gustar di Zacara da Teramo, nella quale il tenor, interagendo con le due parti superiori che imitano il vociare di un mercato, suggerisce anche la compravendita del piacere carnale, oltre che di quello alimentare che è al centro del loro dialogo. Il carattere brioso di queste musiche è il trionfo della vita».

Dunque eros e tanathos convivono in questo repertorio?
Pasotti: «La richiesta di allestire un concerto su questo tema mi ha consentito di riflettere sul fatto che nonostante la peste avesse ucciso quasi la metà della popolazione di Firenze, o forse proprio per questo, nella musica dell'epoca c'è un particolare slancio vitalissimo».

Cosa rappresenta il nome del vostro ensemble?
Pasotti: «Il nome si riferisce sia all'idea di tornare alle fonti, poiché sono convinto che questa musica abbia molto da dire, e se si guardano i manoscritti originali ci si rende conto non c'è da aggiungere nulla, sia al simbolo della fontana nel giardino d'amore o delle delizie. La fontana è un luogo di piacere da cui sgorga la musica, dunque rappresenta il piacere del fare musica».

La Fonte Musica sarà per la prima volta a Laus Polyphoniae, così come Anne Azema (nella foto piccola), voce storica del gruppo Boston Camerata e straordinaria interprete di musica medievale, e non solo. Nei suoi progetti artistici il lavoro di ricerca si trasforma in puro estro creativo e questo rende particolarmente interessanti e coinvolgenti le sue performance. Quella che presenterà per tre sere di seguito nella Casa di Rubens di Anversa si intitola Reine d'un jour . Anche in questo caso, ma in maniera molto più esplicita, torna il riferimento alla affabulazione del Decameron di Boccaccio.

Azema: «In Boccaccio ci sono citazioni dei fablieux francesi, per esempio le scene sotto l'albero di ulivo, dunque del secolo precedente, e c’è una continuità che si manifesta nella traduzione del suo Decameron fatta da Laurent Premierfait, e nei Racconti di Canterbury di Chaucer. Nella mia performance leggerò brevi estratti di queste tre opere, alternati a canzoni e musiche italiane, francesi e inglesi dell’epoca. Nel turbine narrativo di questi autori c’è un profondo rapporto tra la poesia e la musica. L’idea che abbiamo oggi del poeta che crea il suo mondo personale è così diversa da quella del Trecento… I racconti fatti a turno dai compagni della brigata sul tema scelto dal re o dalla regina della giornata, o quelli della compagnia di pellegrini sulla strada per Canterbury, sono un espediente narrativo potentissimo».

Regina per un giorno è un progetto nuovo?
Azema: «Si, è nato da una commissione del Festival, e lo presenterò insieme a Susanne Ansorg, che suonerà differenti tipi di vielle, la citola e forse alcune percussioni. Nei miei concerti mi piace includere testi, letture, aspetti della messa in scena per entrare in contatto con il pubblico in modo diverso, rispetto al rituale della sala da concerto che appartiene ad altre epoche, dal XVIII secolo in poi. Cerchiamo di ri-creare un suono vocale e strumentale medievale seguendo i passi di giullari e menestrelli, rispettando le fonti musicali ma anche attraverso un lavoro di improvvisazione».

Anche il programma del concerto dei Diabolus in musica nasce da una commissione del Festival, e come spiega il direttore Antoine Guerber è frutto di un lavoro di ricerca, iniziato già da tempo, sulle musiche legate alla corte e alla Cappella papale di Avignone.
Guerber: «Nel 1999 avevamo già cantato qualcosa di questo straordinario repertorio che viene poco eseguito, ma si tratta di un programma completamente nuovo che presenteremo per la prima ad Anversa, e poi successivamente altrove. Riguarda le origini della Messa polifonica ed è basato sulle composizioni anonime contenute in due manoscritti principali, quello di Apt e quello di Ivrea, anche se ci sono altre fonti sparse per l'Europa. Sono tutti movimenti dell'Ordinario indipendenti l'uno dall'altro, e li ho assemblati sapendo che si faceva lo stesso per le esecuzioni dell'epoca. In pochi casi sono indicati nomi che non sappiamo se fossero luoghi o soprannomi di musicisti. Fra parentesi bisogna ricordare che Machaut è stato geniale nel pensare alla Messa come un'opera unitaria».

Perché l'enfasi su Cantores all'inizio del titolo (Cantores – Chapelle des Papes d’Avignon, XIVe siècle)?
Guerber: «Si tratta di un repertorio molto difficile e complesso, anche per via dei virtuosismi ritmici, e veniva interpretato da singoli cantori, o di rado due, per ciascuna delle tre o quattro parti, senza alcun accompagnamento strumentale. La dozzina di cantori della cappella papale comprendeva alcuni tra i migliori solisti reclutati nel nord della Francia da Clemente VI. I componenti di Diabolus in Musica sono perfetti per questo repertorio che esalta le qualità delle loro voci. Alcuni cantano insieme da vent'anni, ma ci sono due nuovi baritoni giovani, e siamo contenti di intonare musiche mai più eseguite da allora, e che porteremo anche nel Palazzo dei Papi di Avignone in autunno».

Fra i numerosi concerti del programma di Laus Polyphoniae, che in Belgio è il regno della Historically Informed Performance (HIP), si distingue anche quello del gruppo Canto Coronato, fondato nel 2006 da David Catalunya, il quale presenterà anche attraverso una conferenza le sue ricerche sul codice del Monastero Reale di Las Huelgas, che ritiene vada postdatato alla decade del 1340.
Catalunya: «Ho appena completato la mia tesi di dottorato, nella quale ho proposto questa datazione, rispetto a quella consueta che va dal 1300 al 1325, per via di numerosi dettagli codicologici e paleografici. Il manoscritto è molto importante perché è l'unica fonte sopravvissuta in Spagna del repertorio polifonico della Ars Antiqua, legato all'ambiente femminile delle monache cistercensi che certamente intonavano queste composizioni. Ma a quell'epoca nella chiesa abbaziale era presente anche una cappella musicale maschile, ed è per questo che durante il nostro concerto una parte di questo repertorio sarà cantato alternativamente da uomini e da donne».

Il titolo Sirene terrestri evoca l'idea della seduzione vocale...
Catalunya: «In un passaggio di un breve trattato di Arnulf de St Ghislain si cita la suprema bellezza del canto muliebre, che per flessibilità e sottigliezze microtonali viene definito angelico piuttosto che umano, e nel quale le voci femminili sono paragonate a sirene terrestri che rapiscono il cuore degli ascoltatori. Nei testi dei mottetti e dei conductus, che costituiscono la parte più consistente del codice, si parla dell'amore divino e delle monache come spose di Cristo. In questa erotizzazione dell'amore sacro il canto polifonico può sedurre quanto il canto delle sirene. Curiosamente nello stemma di Castiglia e Leon, che è intarsiato negli stalli del coro della Chiesa del Monastero Reale di Las Huelgas, compaiono delle sirene...».

Va ricordato che nella edizione del 2006 di Laus Polyphoniae, David Catalunya, in duo con Guillermo Pérez, era stato premiato alla fine della International Young Artist's Presentation, un piccolo festival nel Festival che ora non è più una competizione ma una vetrina per talenti emergenti. Negli ultimi anni la sua formula è stata modificata in una originale "Concert walk", ossia una passeggiata mattutina e pomeridiana durante la quale il pubblico si sposta a piedi nell’area di un quartiere ascoltando brevi esibizioni di giovani musicisti ospitati in gallerie d'arte, case private, residenze di artisti, piccole chiese, musei e altro ancora, senza conoscere in anticipo i luoghi delle performance. L'evento offre la possibilità di scoprire nuovi ensemble in luoghi inconsueti e il popoloso quartiere prescelto per questa edizione, Borgerhout, è diverso da quelli eleganti e snob degli scorsi anni, perché si tratta del cuore multietnico di Anversa.

Da Huelgas ha preso il nome l'Ensemble vocale (nella foto grande) fondato ad Anversa nel 1971 da Paul van Nevel che il 19 agosto inaugurerà il Festival, con un programma di mottetti francesi destinati alla corte del re di Cipro, contenuti nel manoscritto della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino. Nei giorni seguenti, oltre ai gruppi già citati si esibiranno Tiburtina Ensemble, David Dorůžka – che con il suo trio rivisiterà in chiave jazzistica musiche del codice di Las Huelgas, Gothic Voices, Ensemble Leones, ClubMediéval, laReverdie, Sollazzo Ensemble, Guillermo Pérez, Trio Mediaeval, Cappella Mariana, Tasto Solo, Ensemble Organum, e Psallentes, oltre ai cantanti iscritti alla Summer School curata da alcuni componenti dell’ensemble Cappella Pratensis. Laus Polyphoniae è diretto da Bart Demuyt e organizzato da AMUZ

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