Il Quartetto Cetra minuto per minuto

Un cofanetto raccoglie 228 canzoni del Quartetto Cetra: ne abbiamo scelte 10, per riscoprire uno dei suoni più originali del pop italiano

Quartetto Cetra e Lucia Mannucci
Articolo
pop

Il Quartetto Cetra occupa un posto eccentrico nelle storie della canzone italiana – come eccentrica in fondo è stata la sua, di storia.

Se pure nessuno oggi potrebbe negarne il valore o l’importanza, esso appartiene – in fondo – a un periodo remoto e poco “riscoperto” del pop italiano, liquidato di solito come l’epoca delle canzonette fasciste e del primo Festival di Sanremo (che sono, come molti studiosi hanno dimostrato, incredibilmente simili).

Il Quartetto Cetra attraversa in effetti tutta la seconda parte quel “Trentennio” (la definizione è di Franco Fabbri) che va dalla nascita dell’Eiar alla fine degli anni Venti fino al 1958, l’anno in cui Domenico Modugno si impone a Sanremo lasciando immaginare una canzone diversa e, soprattutto, in cui in Italia esplode il mercato del 45 giri e dei juke-box, alle soglie del “miracolo economico”; e la attraversa da protagonista indiscusso, come una delle resident band dell’Eiar prima e della Rai poi (la Cetra – acronimo per Compagnia per edizioni, teatro, registrazioni ed affini – era in effetti la casa discografica della radio pubblica)… Dopo quella data rimane in televisione, ad esempio con la Biblioteca di Studio Uno, portando avanti un modo di fare canzoni sempre raffinatissimo ma ormai decisamente demodé, mentre tutto intorno i modelli divistici e il sound cambiano molto rapidamente.

Quartetto Cetra

Nonostante una presenza costante e una incredibile capacità di insinuarsi nell’immaginario delle italiane e degli italiani, insomma, il ruolo degli innovatori è sempre stato attribuito ad altri: a Modugno, ai cantautori, alla prima generazione dei divi del rock’n’roll come Celentano e Mina...

Da un lato c’entra il fatto che il quartetto vocale, in gran voga negli anni Quaranta sul modello dei Mills Brothers, si è trovato nel dopoguerra a rappresentare il suono del passato, un suono tanto confortevole quanto deliziosamente fuori moda. Dall’altro, il Quartetto Cetra proponeva una canzone di altissimo livello, ma su basi diverse rispetto – ad esempio, appunto – ai cantautori: una produzione quantitativamente impressionante, costante, orientata al puro intrattenimento e all'evasione. E per anni, si sa, c’è stato il sottile pregiudizio, più o meno implicito, che l’intrattenimento e l’evasione fossero da guardare con sospetto: figurarsi un quartetto vocale che faceva brani per bambini… Oggi, se sappiamo guardare oltre questi vecchi meccanismi, possiamo dare al Cetra quello che è del Cetra e riconoscerne il ruolo originalissimo e di primo piano nello sviluppo di una via italiana al pop.

Allo scopo serve anche il monumentale e definitivo cofanetto da poco pubblicato da Warner, intitolato Il Quartetto Cetra e Lucia Mannucci. Gli anni Fonit Cetra in 228 canzoni (1941-1958), 10 cd che coprono la prima parte dell’attività del Quartetto. Le 228 canzoni vanno dagli esordi come quartetto maschile, al cambio di formazione con l’ingresso di Lucia Mannucci fino – appunto – al fatidico 1958.

Il cofanetto è curato da Carlo Savona, figlio di Virgilio Savona e Lucia Mannucci, che si sposarono nel 1944 e che – dentro e fuori dal Quartetto Cetra – hanno dato vita a una delle coppie artistiche più vivaci del Novecento italiano (posso almeno ricordare il disco delle Filastrocche in cielo e in terra di Gianni Rodari, tra le perle nascoste della canzone italiana).

Quartetto Cetra

Savona jr., che gestisce l’Archivio Savona-Mannucci / Quartetto Cetra, spiega l’operazione in una bella introduzione nel booklet accluso, in cui ripercorre il lavoro di montaggio dei dischi (organizzati per temi, dalle “Canzoni tradotte in parodia” alle “Fiabe ritmiche” alle “Canzoni in scena”) e la storia del Quartetto. Le 228 canzoni coprono vari generi e vari temi, ma i punti di forza – almeno per gli appassionati di rarità – sono di certo le canzoni della prima formazione del Quartetto, dal 1941 al 1945, e il disco dedicato alla carriera solistica di Lucia Mannucci, che contiene materiale inedito o comunque di difficile reperimento anche nell'era di YouTube.

Completano il tutto diverse foto e immagini e una volta tanto, dopo decine di collector editions inutili e raccolte di memorabilia di dubbio valore, spiace che il tutto sia limitato al microscopico frammento 12x12 del cd, e si desidererebbe un bel libro da sfogliare…

Tra i 228 brani che compongono la raccolta ne ho scelti 10. 10 brani del Quartetto Cetra dall’esordio fino al 1958, sperando che ci prendiate gusto anche voi…

 

1. Sulle onde della radio, 1942

La radio è un tema ricorrente nei brani del Quartetto Cetra, che in radio lavorava e che non di rado proponeva canzoni dal taglio fortemente meta-narrativo… La troviamo già in questa incisione solista di Lucia Mannucci dei primi anni Quaranta, inclusa nel cd a lei dedicato. La voce è ancora acerba, l’arrangiamento quello di quello swing italiano del periodo, il pezzo delizioso.

«La sera nel silenzio incantatore
Mi piace nella radio curiosar
Dei nuovi motivi dall’onde posso intercettar»

2. Dove siete stata la notte del 3 giugno?, 1944

Il brano che segna l’inizio della collaborazione tra Mannucci e il Quartetto Cetra, prima del definitivo ingresso della cantante, fu scritto appositamente per farne un duetto da Savona e Giacobetti, rispettivamente il principale autore delle musiche e dei testi del Quartetto. Il Cetra – ancora tutto maschile – “processa” e “condanna” la cantante per quanto ha fatto “la notte del 3 giugno”. Mannucci e Savona si sposeranno nello stesso anno.

«Voi per punizione canterete una canzone
Se alla corte il motivo piacerà
Sarete in libertà.
“Ho un sassolino nella scarpa”»

3. Crapapelada, 1945

Un classico assoluto che documenta l’epoca del “Quartetto maschile”, le cui (rare) incisioni sono finalmente raccolte nell’ultimo cd della raccolta. Un pezzo di bravura.

«Crapa pelada la fà i turtei
Ghe ne dà minga ai soi fradei»

4. Il figlio del barbiere, 1949

La qualità dell’impasto vocale del Quartetto Cetra nella sua versione più nota con Lucia Mannucci, così come la capacità di cantare delle frasi veramente “impossibili” come una sola voce, emerge benissimo da questo brano ironico firmato da Gorni Kramer con il testo di Tata Giacobetti.

«Sono il figliuolo di quel Barbiere di Siviglia
Che un dì Rossini con le sue note rese popolare
Peccato che allor non c’era lo swing lo swing lo swing»

5. La partita di calcio, 1951

Tra le “fiabe ritmiche” – deliziosamente vintage anche per come usano il lessico sportivo del passato, come «centrattacco» – imperdibile è “La partita di calcio”. Canzone per bambini in rima baciata, racconta il derby tra bianconeri (animali domestici) e rossoneri (animali selvatici). Il tutto finisce con un tafferuglio, con l’arbitro Scoiattolo di Città del Capo che interrompe l’incontro.

«I domestici son undici che portan su le maglie bianconere
Il pavone fa il portiere»

6. Se il jazz fosse nato a Roma, 1954

Il jazz è all’origine del suono-Cetra, e il Quartetto ne ha raccontato la storia nella trasmissione Rai Sassofoni e vecchie trombette, del 1953 (che si trova pure nel cofanetto). Ma per testimoniare l’amore del Quartetto Cetra per la musica afroamericana punto sulla adorabile “Se il jazz fosse nato a Roma”, dell’anno successivo, inclusa nella trasmissione Gite di un quartetto viaggiatore.

«Lasciatece passa’
Suoniamo il Dixieland»

7. L’orologio matto, 1956

Tra le moltissime “Canzoni tradotte in parodia” che occupano un intero cd della raccolta non poteva mancare “L’orologio matto”, cover italiana di “Rock around the Clock”. Proprio a questo brano si deve, ironicamente, la prima popolarizzazione in Italia del rock’n’roll, in un momento in cui la circolazione di dischi americani era ancora fortemente limitata. Del rock’n’roll di Elvis, Bill Haley o Chuck Berry c’è davvero poco nella versione del Cetra, e l’arrangiamento è piuttosto un brillante boogie con fiati swing, ma le trovate non mancano.

«Su venite qui ad imparar
Questa nuova danza internazional»

8. Evviva la radio a Galena, 1956

Qui il Quartetto Cetra quasi vira nel futurismo quando replica i rumori della “radio a Galena”, in un pastiche di canzoni, voci, pubblicità e disturbi. “Evviva la radio a Galena” è un garbato inno alla radio del passato, quando ormai la grande stagione della radio volge al termine con l’arrivare di nuove tecnologie e nuovi modelli di consumo. La canzone – firmata da Gorni Kramer con la premiata coppia Garinei e Giovannini – è inclusa nella sezione “Canzoni in scena”, ed era parte della rivista Carlo, non farlo!

«Signor Marconi facciamo un hurrà
Per le invenzioni che al mondo lei dà»

9. Un disco dei Platters, 1957

Il Quartetto Cetra e i Platters hanno – a livello stilistico – più di qualche elemento comune. È quindi ancora più delizioso l’omaggio-parodia che viene riservato al gruppo americano, tra i modelli più amati del nuovo rock’n’roll in Italia. Qui il Quartetto, naturalmente, offre un’interpretazione opportunamente “singhiozzata”, come da moda del tempo: “Platters” diviene “Pla-a-a-a-tèrs”. Savona è un maestro della parodia musicale e della composizione in stile, come ben dimostrano i due cd dedicati ai “Cetra cantautori” (questo brano si trova nel primo).

«Sembra tornar l’estate
Le miss con i blue jeans fasciate
I flirt, il rock’n’roll
Col “one, two, three”»

10. Una mela per Venere, 1958

Ancora tra le “Canzoni in scena”, tratta questa volta dalla rivista Un trapezio per Lisistrata, la meno nota “Una mela per Venere” vede il Quartetto Cetra impegnato a raccontare la guerra di Troia. Anche qui il brano è firmato da Kramer, Garinei e Giovannini.

«La bell’Elena sposata a Menelao
Vide Paride e allo sposo disse ciao»

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