Il clavicembalo come non lo avete mai ascoltato

Le nuove prospettive di uno strumento evergreen secondo Luca Quintavalle

"Italian Contemporary Music for Harpsichord" - CD Brilliant 2021 - Copertina (particolare)
"Italian Contemporary Music for Harpsichord" - CD Brilliant 2021 - Copertina (particolare)
Articolo
classica

L’aspetto più sorprendente di questo doppio disco di Luca Quintavalle (Italian Contemporary Music for Harpsichord, Brilliant 2021) consiste nella straordinaria rivelazione delle potenzialità timbriche dello strumento che è stato il simbolo della musica barocca e che è poi stato soppiantato dal pianoforte. Ora non possiamo più ignorare che si tratta di uno strumento che si adatta alla perfezione alla musica d’oggi, capace di evocare altri strumenti e persino di ricordare i suoni generati dall’elettronica. Tutto con un esemplare tipicamente barocco, una copia di un Donzelague del 1711 realizzata nel 2004 da Andrea Restelli e che le mani di Luca Quintavalle, grazie alle musiche di autori italiani di diverse generazioni, dal più giovane Leonardo Marino (1992) al decano Ennio Morricone (1928-2020) passando per tutte le età, riescono a trasformare in una strepitosa officina sonora.

Italian Contemporary Music for Harpsichord

Suonato in tutti i registri fino ai margini estremi della sua tessitura, questo clavicembalo offre una mirabolante gamma di colori sonori. A questi in un paio di casi si aggiunge anche l’elettronica a esaltare e moltiplicare lo spettro sonoro del cordofono a tastiera che ha secoli di storia alle spalle, come nelle composizioni di Vittorio Montalti e di Jacopo Baboni Schilingi, commissionate per questo progetto insieme a quelle di Fabio Vacchi, Giorgio Colombo Taccani, Vito Palumbo e Fabio Massimo Capogrosso. Quintavalle non si è limitato soltanto alla esecuzione, ma anche al lavoro di trascrizione di composizioni pianistiche precedentemente scritte da Francesco Filidei, Luca Francesconi, Silvia Colsanti, Francesco Antonioni, Fabio Vacchi, e Stefano Gervasoni, che hanno ora assunto una veste clavicembalistica, così come il pezzo per cimbalon di Mauro Lanza. Infine, ma questo è il punto di partenza dal quale si sviluppa il palinsesto del disco, le musiche concepite direttamente per il clavicembalo di Ennio Morricone, Maurilio Cacciatore, Leonardo Marino, Ivan Fedele, Carlo Galante e Alessandro Solbiati riunite per la prima volta in un interessante percorso sonoro.

Il gioco di rimandi tra presente e passato non è dato solo dallo strumento, ma anche dall’esplicito riferimento alla musica barocca, completamente trasfigurata, e presente in  alcune pagine musicali che dietro una apparente semplicità, nascondono strutture rigorose e complesse che si colgono attraverso un ascolto ripetuto.

Si tratta di un disco da scoprire che non finisce mai di stupire, e che è illustrato in copertina dalla foto della bodyscore di Scarlet K141, la composizione di Baboni Schilingi posta alla fine di questo avvincente florilegio sonoro, la cui notazione è disegnata sul corpo della modella Agathe Vidal, e il cui titolo si riferisce a una delle sonate di Domenico Scarlatti, il supremo artefice dello strumento eternamente giovane.

In questa conversazione Luca Quintavalle racconta la genesi del lavoro di ricerca e preparazione della registrazione di Italian Contemporary Music for Harpsichord.

Quando è nato questo progetto?

«La gestazione è stata complessa e articolata nel tempo. Da pianista, durante i miei studi al Conservatorio, mi interessavo alla musica contemporanea (frequentando ad esempio regolarmente il Festival Milano Musica), ma la eseguivo molto poco. Con Ernesto Esposito, il mio ultimo e vero insegnante di pianoforte, incominciai ad affrontare seriamente questo repertorio ma dovetti purtroppo interrompere questi studi, avendo deciso di concentrarmi sullo studio del clavicembalo. Proprio alla fine dei miei studi cembalistici, verso il 2010, chiesi ad Ernesto, che era anche un validissimo compositore, di scrivermi una nuova composizione per clavicembalo, la quale purtroppo non vide mai la luce, a causa della sua prematura scomparsa. Dedicargli questo CD non è quindi solo un gesto di grande gratitudine e affetto per tutto quello che mi ha dato ma ha anche un significato simbolico e autobiografico molto importante per me.

Una decina di anni fa avevo l’impressione che le musiche per clavicembalo contemporaneo si fossero arenate dopo i brani di Ligeti, gli unici veramente entrati in repertorio. Notavo infatti come anche pezzi di autori importantissimi come Berio, Donatoni, Henze, Clementi, Takemitsu o Sciarrino non venissero quasi più eseguiti,  probabilmente anche perché, diversamente dai capolavori di Ligeti, non veramente idiomatici per lo strumento. Facendo una ricerca approfondita ho scoperto  diverse composizioni di pregio, come ad esempio quelle di Morricone, Solbiati, Fedele e Galante, rendendomi conto di una certa disattenzione dei miei colleghi nei confronti di questo repertorio.

Dopo i primi due dischi da solista dedicati al repertorio barocco e classico (Jean-Baptiste Barrière, Bernard de Bury e Anton Eberl), nel 2019 ho pensato di confrontarmi col repertorio contemporaneo, incontrando molte diffidenze ma anche alcune risposte positive, come quella della fondazione Forberg-Schneider, che ha finanziato le commissioni delle sei nuove composizioni, e della Kunststiftung NRW, che ha sostenuto parte dei costi di produzione del disco.

Nella fase iniziale pensavo di incidere i brani che avevo trovato e che non erano ancora stati registrati, ma il progetto si è progressivamente ampliato…».

Luca Quintavalle (foto Angela van den Hoogen)
Luca Quintavalle (foto Angela van den Hoogen)

Oltre alle nuove composizioni su commissione e ai brani per clavicembalo preesistenti, ci sono anche trascrizioni di brani pianistici.

«Esattamente. Ascoltando Mambo di Luca Francesconi, che è costituito da blocchi dinamici e timbrici ben definiti e contrastanti, ho pensato che si potesse agevolmente e “logicamente” ripensarlo per le due tastiere del clavicembalo. La risposta positiva di Francesconi mi ha spinto a cercare altri pezzi pianistici che potessero funzionare sul mio strumento in uno scambio di arricchimento reciproco sia per il repertorio cembalistico che per le composizioni stesse. Così ho iniziato a realizzare delle trascrizioni che sottoponevo man mano ai compositori, discutendo con loro eventuali modifiche. Francesco Antonioni mi ha invece consigliato il suo Blues (piuttosto che uno dei sui preludi diatonici che gli avevo proposto) e aveva assolutamente ragione. Molti di queste trascrizioni sono state pubblicate e quindi sono ormai diventati dei pezzi cembalistici a tutti gli effetti. Il programma del disco è quindi costituito da una parte di pezzi già scritti per clavicembalo incisi per la prima volta, una parte di trascrizioni da composizioni per pianoforte, tranne quello di Mario Lanza  originariamente pensato per il cimbalom, e sei nuove composizioni».

La cosa più sorprendente di questo lavoro è la grande varietà di timbri e di colori sonori.

«Ho sempre creduto che il progetto avesse senso solamente se poteva dimostrare nuove potenzialità del mio strumento e per questo ho scelto di lavorare molto sui suoi diversi registri, sia per chiarire la struttura dei pezzi che per estremizzare le sue specificità. L’utilizzo del registro del 4 piedi da solo ad esempio (che in genere si suona insieme a quello di 8 piedi) è insolito ma mi ha permesso di mostrare un suono più esile e delicato di questo strumento. La Toccatina di Maurilio Cacciatore richiedeva di porre una ventina di fogli di carta sulle corde del registro grave, dando quindi vita a un “clavicembalo preparato” e così ho fatto anche per la Filastrocca di Francesco Filidei, che in origine è un pezzo per pianoforte preparato. Uno dei brani di Solbiati è tutto eseguito sulla cordiera. La cassa armonica viene inoltre intesa come uno strumento a percussione, e in alcune composizioni la colpisco, ma con attenzione...

Credo che il suono antiromantico cembalistico possa aiutare a risolvere certe problematiche che il suono del piano presenta nella musica contemporanea. Per esempio quello, già sperimentato da Ligeti, di avvicinare il suono clavicembalistico a quello della musica elettronica, o di confrontarsi con forme del passato o con generi musicali diversi. Queste tendenze si trovano molto chiaramente anche nei pezzi che presento in questa antologia e credo che siano ancora oggi le più idiomatiche e appropriate per ripensare il clavicembalo anche nel repertorio contemporaneo. Penso che cercare di eleggere un’unica estetica come espressione del contemporaneo sia sbagliato, ed è un limite che ho cercato di superare accogliendo infinite suggestioni, e cercando di offrire il più ampio ventaglio possibile».

Clavicembalo (foto di Maja Arglakijeva)
Clavicembalo (foto di Maja Arglakijeva)

Tutto questo attraverso un unico strumento, sostanzialmente barocco.

«E’ un strumento francese (Pierre Donzelague, 1711) che con le sue cinque ottave e quattro registri è molto duttile. Sinceramente non credo abbia più senso concepire il repertorio contemporaneo utilizzando ancora i vecchi Neupert a pedale sia per motivi estetico-qualitativi (le copie barocche sono decisamente migliori) che per motivi pratico-logistici (i Neupert con pedale non vengono quasi più usati). Per questo credo che anche il repertorio composto fino agli anni Sessanta e Settanta del Novecento,  concepito ancora per i vecchi Neupert, andrebbe ripensato in maniera anti-filologica su copie di strumenti barocchi, per permettere che possa essere nuovamente apprezzato e suonato.

È sicuramente un grande paradosso per un musicista “barocchista” come me!».

Le musiche di questo disco sono già state presentate in concerto?

«Per permettere a questo progetto di partire è stato fondamentale il concerto promosso dal Consolato Generale d’Italia di Colonia grazie al console Pierluigi Ferraro. Sono poi seguiti quello al museo d’arte contemporanea Hombroich vicino a Düsseldorf, e a Essen, per la stagione concertistica della WDR.

Ma spero di avere presto ulteriori occasioni per proporre questi bellissimi pezzi e anche altri!

La ricerca di nuovi repertori mi ha permesso di scoprire come diverse importanti compositrici abbiano scritto per il mio strumento. Va inoltre ricordato quanto siano state soprattutto clavicembaliste come Wanda Landowska, Elisabeth Chojnacka, Zuzana Růžičková o Genoveva Gálvez ad aver richiesto musiche ai compositori moderni e contemporanei permettendo quindi la nascita di questo repertorio. Il prossimo disco, pubblicato sempre dalla Brilliant Classics e che uscirà nel corso dell’estate, sarà quindi dedicato a musiche di compositrici come Sofia Gubajdulina, Graciane Finzi, Anna Thorvaldsdottir e molte altre e presenterà sia composizioni già scritte per clavicembalo che mie trascrizioni. Mi auguro di cuore che questi due progetti discografici contribuiscano ad aumentare l’interesse verso questo repertorio perché vorrei continuare ad occuparmene».

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Articolo in collaborazione con Fondazione Ferruccio Busoni Gustav Mahler