Angela Hewitt racconta il Trasimeno Music Festival 2023

La pianista canadese, direttrice artistica della rassegna, parla della 18a edizione della manifestazione che si svolgerà dal 29 giugno al 5 luglio

Angela Hewitt al Castello di Magione
Angela Hewitt al Castello di Magione
Articolo
classica

Dal 29 giugno al 5 luglio 2023 si svolgerà la 18a edizione della manifestazione musicale internazionale Trasimeno Music Festival, con la direzione artistica della pianista canadese Angela Hewitt: sette concerti sinfonici e di musica da camera che si terranno nei luoghi più suggestivi con alcuni interpreti di fama internazionale accanto a giovani musicisti di talento.

Per l'occasione abbiamo intervistato Angela Hewitt, tra le pianiste più conosciute e apprezzate a livello mondiale, che al Trasimeno Music Festival sarà anche protagonista come in tutti gli appuntamenti della rassegna.

M° Angela Hewitt, qual è il suo rapporto con l'Italia?

«È un rapporto di lunga data. Sono arrivata in Italia per la prima volta negli anni Settanta per partecipare ad alcuni concorsi pianistici internazionali, a cominciare dal Concorso Alessandro Casagrande di Terni nel 1976, che mi ha visto finalista, al Concorso Viotti di Vercelli nel 1978, conquistando il primo premio, e nel 1980 al Concorso Dino Ciani al Teatro alla Scala di Milano, secondo premio con primo non assegnato. Grazie all’esito di questi concorsi, negli anni Ottanta ho tenuto diversi recital, meno negli anni Novanta. Nel nuovo millennio ho poi incontrato l'agente Lorenzo Baldrighi, e da allora non mi sono più fermata! L'Italia è sempre stata tra i luoghi preferiti dove potermi esibire, grazie al calore del pubblico, alla bellezza dei teatri e di questo Paese. Così nel 2002 acquistai un terreno dal panorama mozzafiato che si affaccia sul Lago Trasimeno, e ci ho fatto costruire una casa. Nel 2005, dopo aver scoperto lo splendido cortile del Castello dei Cavalieri di Malta a Magione, molto vicino a casa mia, ho dato vita al Festival con l'obiettivo di far incontrare in questa terra musicisti e amanti della musica provenienti da tutto il mondo. In un certo senso è stata la cosa più bella della mia vita, grazie a tutti i rapporti che sono riuscita a instaurare, musicali e non».

Angela Hewitt
Angela Hewitt

Il Trasimeno Music Festival sta per inaugurare la 18a edizione: quali sono i momenti che porterà sempre con sé?

«Senz’altro la prima serata del Festival nel lontano 2005, quando tenni un recital da solista con mia madre tra il pubblico, venuta direttamente dal Canada, e tanti altri amici provenienti da tutto il mondo: in quel momento ho finalmente sentito che ce l’avevamo fatta! Poi non potrò mai dimenticare la serata alla Basilica Superiore di Assisi con Sir Jeffrey Tate alla direzione dell'allora Orchestra La Verdi (ora Orchestra Sinfonica di Milano) con un programma mozartiano che prevedeva il Concerto per pianoforte K 537 e la Messa dell’Incoronazione. E ancora l’integrale dei Concerti per tastiera di Bach eseguiti in un unico giorno con la Camerata di Salisburgo nella Basilica di San Pietro a Perugia; la Cena di Gala che si è tenuta in Piazza del Duomo a Spoleto nel 2021 a conclusione del Festival quando erano ancora in vigore le restrizioni e il distanziamento sociale, con la piazza tutta per noi in un’incredibile ambientazione! E tanti altri momenti magici con artisti come il mezzosoprano Anne Sofie von Otter, l'organista Rudolph Lutz, le sorelle Komsi dalla Finlandia, gli scrittori Ian McEwan e Julian Barnes, e tanti altri artisti».

Quest'anno il Festival proporrà sette concerti tra musica da camera e sinfonica: come ha scelto il programma?

«Scelgo il programma sulla base del repertorio che più mi interessa percorrere in quel momento, le opere che intendo eseguire con altri e, in presenza di un particolare artista, ciò che lo valorizza. I luoghi vengono poi individuati con cura al fine di esaltare il repertorio scelto. Così quest'anno apro con un recital da solista all’Oratorio di San Francesco dei Nobili a Perugia, un luogo intimo, un vero e proprio gioiello. Tre serate all’insegna della musica da camera si svolgeranno poi al Castello di Magione, una con un gruppo di artisti che ho recentemente incontrato a Graz, e che si esibiranno con il Terzetto concertante di Paganini per violino, violoncello e chitarra. Per la prima volta il Festival entrerà nella Chiesa di San Michele Arcangelo a Perugia, con musiche di Bach e Beethoven con il violinista Benjamin Schmid. L'Orchestra da Camera di Perugia naturalmente terrà il suo concerto nella Basilica di San Pietro, che ha un'acustica meravigliosa e lo spazio per accogliere i tre pianoforti a coda Fazioli necessari per il triplo Concerto di Bach e Mozart! L’evento coinvolgerà giovani pianisti che sostengo ormai da molti anni, oltre al giovane flautista italiano Riccardo Cellacchi impegnato nel Quinto Concerto brandeburghese di Bach. Penso che sia importante presentare artisti affermati accanto a giovani interpreti».

Lei sarà impegnata in prima persona al pianoforte in tutti gli appuntamenti musicali: quale preparazione richiede una rassegna di questo tipo?

«Tanto lavoro durante tutto l'anno! La gente mi chiede perché suono nella maggior parte dei concerti. Beh, non è certo possibile immaginare che io faccia tutto questo lavoro organizzativo, tra l’altro gratuitamente, senza poter suonare. Non c’è soddisfazione più grande di quando iniziano le prove. Solo allora capisco quanto bene faccia a sacrificare così tanto il mio tempo per organizzare questo Festival. E vedere tutti i miei amici, vecchi e nuovi, tra il pubblico divertirsi così tanto. Sono veramente orgogliosa della qualità del mio pubblico così come lo sono per aver organizzato la rassegna per tutti questi anni».

Oltre ai grandi classici, sarà presente anche l’amato Bach: cosa significa per Lei la musica del grande compositore?

«Non può esistere un Festival organizzato da Angela Hewitt senza musica di Johann Sebastian Bach! È la fonte da cui si sono ispirati tutti i grandi compositori che sono venuti dopo di lui. Nelle diciotto edizioni del Trasimeno Music Festival, ho eseguito tutte le opere per tastiera. Quest'anno suonerò per la prima volta alcuni lavori da camera: la Sonata per violino in fa minore e il Concerto per tre pianoforti e archi in re minore BWV 1063. Due lavori impegnativi, per i quali sto lavorando sodo! Ma sarà una grande gioia poter presentare questa musica così poco ascoltata».

Il Festival accoglierà inoltre due ospiti speciali, la scrittrice Margaret Atwood e l'attore Samuel West: che ruolo avranno?

«Ogni anno diamo il benvenuto a un ospite speciale, uno scrittore, un attore o un regista teatrale, che durante il Festival sarà intervistato dal mio caro amico, il conduttore radiofonico Eric Friesen. È una grande emozione per il nostro pubblico poter incontrare queste personalità da vicino e sentirle parlare della loro vita. Sono enormemente grata a Margaret Atwood per aver accettato il mio invito a Perugia quest'anno, e verrà con sua figlia che in passato ha studiato all'Università per Stranieri. Oltre all’incontro del 30 giugno alla Sala dei Notari, sarà presente anche alla prima esecuzione europea del ciclo Songs for Murdered Sisters, interpretato dal baritono canadese Joshua Hopkins. Il lavoro è stato commissionato da Joshua dopo l'omicidio nello stesso giorno in Canada di tre donne da parte del loro ex compagno - la sorella di Joshua era una di loro – allo scopo di sensibilizzare maggiormente sul tema della violenza di genere, oltre a sottolineare come sia ancora così diffusa nel nostro mondo. La musica è di Jake Heggie e Margaret Atwood ha scritto il testo. L’evento si prospetta un'occasione molto toccante, soprattutto per me che sarò coinvolta sia come pianista che come donna. Il 3 luglio l'attore Samuel West mi raggiungerà per una serata di poesia e musica sul tema dell'amore. È sempre molto interessante poter unire la parola, soprattutto se pronunciata come solo sa fare Sam, con musica di incredibile bellezza».

Angela Hewitt - Basilica di San Pietro di Perugia
Angela Hewitt - Basilica di San Pietro di Perugia

Oltre a ospiti internazionali, il Festival concede molto spazio agli interpreti della nuova generazione, tra tutti il fisarmonicista Samuele Telari: come vi siete incontrati?

«Nel concerto del 1° luglio presento della musica che in qualche modo possa essere di interesse a Margaret Atwood. Dopo aver saputo che da giovane suonava il flauto dolce, ho chiesto alla talentuosa Tabea Debus di venire a suonare per noi. Parlando con lei ho scoperto che ha un duo con il fisarmonicista Samuele Telari che vive a Perugia. Dopo aver guardato alcuni suoi video online, l’ho trovato fantastico! Entrambi sono rappresentati dal Young Concert Artists Trust di Londra del cui giudizio artistico mi fido ciecamente. Dunque si è trattata di una felice coincidenza. Samuele suonerà anche nel concerto-anteprima del 28 giugno al Borgo di San Savino, affacciato sul Lago Trasimeno. È un luogo incantevole e la Pro Loco ci delizierà anche con una cena a buffet».

Lei fa parte della "scuderia" Fazioli: il suo amore per l'Italia passa anche attraverso il pianoforte?

«Naturalmente. Ho scoperto per la prima volta i pianoforti Fazioli nel 1995 quando mi sono esibita in Australia nell'enorme Sydney Town Hall. Ho subito pensato a quanto meraviglioso fosse quello strumento, così pieno di colore e di suono. Nel 1999 ho comprato il mio primo pianoforte per l’appartamento a Londra, un modello 183. Ora ho due dei loro gran coda, uno in Umbria e uno in Canada. Sono strumenti capaci di offrire così tante possibilità in termini di colore e articolazione. Tutto quel che immagino con la mente lo posso anche realizzare su questi strumenti. È una sensazione meravigliosa! E ovviamente, essendo italiano, l'aspetto e il design di un pianoforte Fazioli sono elementi importanti, si notano subito!».

Oltre che come interprete, sarà impegnata anche come docente nella masterclass pianistica: qual è il suo rapporto con l'insegnamento?

«Quest'anno terrò una masterclass di una settimana a Perugia dal 16 al 23 agosto presso l'Auditorium Marianum. Vi parteciperanno dieci studenti molto promettenti provenienti da tutto il mondo, di cui due dall'Italia, con un repertorio molto ampio. La masterclass è aperta a chiunque voglia venire ad ascoltare. Alla fine ci sarà un recital pubblico. È una settimana molto piacevole, ricca di scoperte e buona compagnia. Non riesco a proporlo ogni anno ma, dato che abbiamo dovuto annullare quella del 2020, non vedo l'ora di poter riprendere la masterclass e di condividere la mia visione musicale con questi pianisti di talento. È anche un'opportunità per loro di vivere l'Italia e tutto quel che ha da offrire».

Se hai letto questo articolo, ti potrebbero interessare anche

classica

In occasione del settantesimo compleanno del compositore e direttore d’orchestra l’ensemble viennese pubblica il cofanetto multimediale FURRER 70 con registrazioni, materiali video e due libri. Ne abbiamo parlato in una conversazione con Beat Furrer.

Articolo in collaborazione con Klangforum Wien

classica

Da Assisi ad Assisi: i primi quaranta anni di Micrologus

classica

La festa spagnola a conclusione del Festival d’Ambronay