Le "Trasfigurazioni" di Portogruaro

Intervista al coordinatore artistico del Festival Paolo Pellarin

Il Teatro Russolo di Portogruaro
Il Teatro Russolo di Portogruaro
Articolo
classica

In vista dell’inaugurazione del 38° Festival Internazionale di Musica di Portogruaro, che si terrà dal 22 agosto al 17 settembre, abbiamo chiesto al Presidente della Fondazione Musicale Santa Cecilia di Portogruaro e coordinatore artistico del Festival Paolo Pellarin quali cambiamenti ha dovuto subire la rassegna nel difficile momento che la musica dal vivo sta vivendo a causa dell’emergenza sanitaria in corso.

 

Trasfigurazioni celesti è il titolo del 38° Festival Internazionale di Musica di Portogruaro: quale significato racchiude?

«Quest’anno il tema del Festival avrebbe dovuto ruotare attorno al tardo romanticismo, con un titolo un po’ ambizioso motivato dalla presenza di Notte trasfigurata di Schönberg e della Seconda Sinfonia di Mahler. Purtroppo abbiamo dovuto accantonare entrambi i pezzi a causa della pandemia: la Seconda Sinfonia per l’impossibilità di reperire uno spazio che potesse contenere un’orchestra e un coro a interpretare un’opera di tali dimensioni, mentre il brano di Schönberg per la difficoltà di far incontrare il Quartetto Prometeo con alcuni tra i migliori studenti dei corsi strumentali, dato che abbiamo dovuto allargare il periodo di svolgimento delle masterclass per evitare assembramenti. Anche se questi due pezzi sono stati rinviati al prossimo anno, hanno lasciato comunque una traccia in questa edizione del Festival, a cominciare dal titolo Trasfigurazioni celesti».

 

Come si struttura il Festival?

«Il Festival comprende una fase didattica e una concertistica. Per la prima fase parliamo di circa 200 studenti che vengono a Portogruaro da tutta Europa per seguire le lezioni dei docenti di fama internazionale. Sono proprio questi ultimi, insieme ad alcuni solisti ospiti, a dar vita anche alla fase concertistica».

 

C’è stato un momento in cui temeva che il Festival non si sarebbe potuto tenere?

«Per tutto il periodo della quarantena ci sono stati momenti di ansia non indifferente. Osservavamo con preoccupazione cosa succedeva in Italia e in Europa. Quando alcuni grandi festival, ai quali Portogruaro guarda con interesse, hanno dato forfait, ci siamo posti più di un problema.

Il primo passo è stato quello di distribuire la fase didattica in due mesi anziché nelle consuete tre settimane di corsi che sono cominciati già a luglio e continueranno fino a metà settembre. Presa questa decisione abbiamo pensato di scollegare i corsi dai concerti, richiamando artisti e musicisti in periodi anche diversi da quelli in cui avrebbero tenuto le lezioni, purché organizzati fra loro e senza la necessità di fare ulteriori prove qui a Portogruaro. Pur rassegnati a offrire al pubblico non più di 150 posti in una sala che di solito ne ospiterebbe quasi 700, ci siamo convinti che valeva la pena fare il Festival piuttosto che sospenderlo».

 

Per quanto riguarda il programma musicale, quali cambiamenti sono stati adottati?

«Tutto quello che non potremo fare in questa edizione non verrà cancellato ma soltanto rimandato al prossimo anno, mentre quel che resta verrà maggiormente approfondito. Per esempio, all’inizio pensavamo immodestamente di dedicare uno spazio più contenuto alla musica di Beethoven, del quale ricorrono i 250 anni dalla nascita. Con questo cambiamento abbiamo avuto invece l’occasione di ampliare il nostro omaggio al “grande Ludwig” che in qualche modo ci ha protetto».

 

Beethoven verrà festeggiato sin dal concerto d’apertura

«Il 22 agosto il recital del pianista Alessandro Taverna aprirà il Festival con la Sonata Waldstein di Beethoven, mentre Gloria Campaner interpreterà la Sonata Al chiaro di luna. Avremo la Prima Sinfonia di Beethoven con la FVG Orchestra, il Quintetto per pianoforte e fiati con i Solisti dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e la partecipazione del pianista Roberto Prosseda, oltre al Terzo Quartetto op. 18 eseguito dal Quartetto Sincronie in un interessante programma che esplorerà anche la musica di Casella e Maderna».

 

L’omaggio a Beethoven include anche alcune pagine di raro ascolto

«Oltre all’esecuzione della Prima Sinfonia, verrà proposta la Terza, l’Eroica, nella versione per quartetto con pianoforte elaborata da Ferdinand Ries, allievo di Beethoven, grazie alla presenza del Quartetto Werther. Dato che le restrizioni vigenti rendono difficile portare al Festival le orchestre, quella di Ries non è l’unica riduzione che proponiamo. Il 14 settembre i docenti dei nostri corsi di strumento interpreteranno infatti la Sinfonia Jupiterdi Mozart nell’adattamento di Hummel».

 

Si potrebbe dunque dire che non tutti i mali vengono per nuocere

«Tra gli aspetti più favorevoli che questa edizione del Festival ha saputo sfruttare in una situazione così critica vi è in primis l’effettivo svolgimento della rassegna musicale, che si temeva di dover sospendere  e il recupero di un repertorio ancora oggi di raro ascolto che credo possa rendere il Festival ancor più interessante».

 

Quello di Portogruaro è un festival diffuso in molti comuni del Veneto: quanto importante è per questa rassegna essere presente in diverse realtà territoriali?

«Portogruaro è una cittadina al centro di un piccolo comprensorio di tradizione agricola e vinicola di circa 25 mila abitanti. Nei dintorni, che si estendono fino alla località balneare della bellissima Caorle, sono presenti alcuni spazi e luoghi di grande interesse storico che val la pena di riscoprire anche attraverso la musica. Molti affezionati inseguono il Festival anche in queste sedi alternative, pensate appositamente per alcune situazioni e per repertori particolari. Nella suggestiva Abbazia di Summaga, le cui pietre risalgono a prima dell’anno mille, il duo di chitarra e flauto costituito dai maestri Giampaolo Bandini e Andrea Oliva trova così la collocazione ideale. In questo modo il Festival riesce a portate la musica laddove ci sarebbero altrimenti poche occasioni per ascoltarla».

 

Oltre alla musica classica, il Festival tocca comunque diversi generi

«Parallelamente alla programmazione classica, il Festival sviluppa il repertorio antico, destinato principalmente ai luoghi storici, e la musica popolare nel porticciolo che dà il nome a Portogruaro. Purtroppo organizzare concerti all’aperto quest’anno si è rivelata un’impresa complicata: a seconda delle dimensioni delle piazze, questi luoghi rischiano di offrire addirittura meno posti a sedere rispetto agli spazi al chiuso. Per cui abbiamo dovuto rivedere parte di questa programmazione che sarà comunque presente a cominciare dalla musica Klezmer della Ziganoff jazzmer band & Kálmán Balogh».

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