Il Teatro de la Zarzuela di Madrid ha inaugurato la stagione con una nuova produzione di "Carmen", allestita riprendendo una storica versione in spagnolo di Eduardo de Bray e presentata con i dialoghi parlati. La scelta del titolo e la presenza in cartellone per quest’anno di altre opere lontane dallo stereotipo costumbrista della zarzuela, come "La Clementina" di Boccherini, "La Grande-Duchesse de Gerolstein" di Offenbach e "Lady, Be Good" di Gershwin, dovrebbero contribuire a svecchiare un po’ lo spirito di questo teatro e a riportare l’immagine dell’opera nazionale spagnola in un contesto più ampio. Sulla scelta, poi, di proporre l’opera in spagnolo, basti dire che coro e solisti ci hanno guadagnato in spontaneità e che il pubblico di abbonati è abituato a un rapporto diretto con il palcoscenico, da cui l’importanza di una comprensione immediata dei testi. Dove ci sarebbe da ridire è invece sulla regia di Ana Zamora, che ha visto nella vicenda di Carmen un simbolo di quei tanti fatti di cronaca nera che abbondano sui giornali, i cosiddetti “femminicidi”. Non che la varietà dell’opera sia deformata unilateralmente, ma è certo che ridurre il dramma a una questione di vittima e carnefice toglie all’opera quel senso di tragica fatalità che contrasta con l’atmosfera di festa della vita di Sevilla. Chi scrive ha potuto vedere solo un secondo cast al debutto ed è dunque possibile che alcune stonature, come i sentimentalismi di Carmen nell’ipnotica scena delle carte, non siano da imputare alla regia, ma la morte della protagonista con pugno alzato in una sorta di trasfigurazione è parsa un passo falso. A riscattare comunque lo spettacolo è stata la direzione della giovane cinese Yi-Chen Lin, molto attenta alla leggerezza e alla raffinatezze della partitura di Bizet.

Interpreti: Jossie Pérez, Rocío Ignacio, Javier Palacios, Rubén Amoretti

Regia: Ana Zamora

Orchestra: Orquesta de la Comunidad de Madrid

Direttore: Yi-Chen Lin