Il nuovo corso dei Big Thief
Ristretta a trio, la band di Brooklyn esplora altre possibilità in Double Infinity
09 settembre 2025 • 3 minuti di lettura

Big Thief
Double Infinity 4AD
Divenuti nell’arco di un decennio arcani maggiori nella scena indipendente d’oltreoceano, i Big Thief si sono ritrovati a dover affrontare una fase di crisi causata dall’allontanamento del bassista Max Oleartchik.
I tre superstiti hanno scelto di colmare il vuoto con la moltitudine di musicisti transitata nello studio Power Station di New York, dove ha preso forma Double Infinity.
La tavolozza sonora è stata così ampliata con l’immissione di percussioni, tastiere e altre voci, ridefinendo l’identità della band di Brooklyn. Primo atto del nuovo corso – e sesto della serie – è un’opera essenziale, in confronto agli album gemelli del 2019, U.F.O.F. e Two Hands, e al doppio del 2022 Dragon New Warm Mountain I Believe in You : nove canzoni in una quarantina di minuti, buona parte delle quali rodate già dal vivo durante il breve tour europeo dell’estate 2024. Fulcro musicale rimane la figura di Adrianne Lenker, autrice dotata di sublime qualità di scrittura, nonostante dichiari qui in “Words” – fra giochi d’eco e atmosfere sognanti – l’inadeguatezza del linguaggio: “Le parole sono stanche e contratte, le parole non hanno senso”.
Ne usa pochissime in “Happy With You”: dinamico esercizio pop in cui l’haiku del testo – “Sono felice insieme a te, perché devo darmi spiegazioni? Velenosa vergogna” – viene ripetuto con insistenza ossessiva. Accade lo stesso in “No Fear”: i versi si ripresentano come un mantra dentro la sinuosa intelaiatura ritmica costruita alla batteria da James Krivchenia e la sensazione da jam session psichedelica suscitata dalle invenzioni di Buck Meek alla chitarra. Sulla medesima lunghezza d’onda aleggia “Grandmother”, che esula dai suoi propositi (“Trasformeremo tutto questo in rock’n’roll”) per seguire le improvvisazioni “freestyle” con “voce, cetra e iPad” di Laraaji, il più noto (e inaspettato) fra gli ospiti.
La memoria familiare rievocata in quel brano affiora pure nell’iniziale “Incomprehensible” (“Mia madre e mia nonna e anche la mia bisnonna, rugosa come il fiume, dolce come la rugiada e argentea come le scaglie dell’arcobaleno che brillano di blu violetto”), benché lo spunto sia un viaggio di coppia: “Autostrada 17, pioggia di zucchero filato, in auto con il mio amore, abbiamo perso l’aereo, allungando il tragitto per vedere i fiori di lupino ben oltre il confine”, canta Lenker in chiave confidenziale.
Al solito, cardine narrativo sono le relazioni sentimentali, descritte dalla protagonista con trasparenza disarmante: la storia agrodolce raccontata in “All Night All Day” (“Ingoia il veleno, ingoia lo zucchero, a volte hanno un sapore identico, ma so che il tuo amore non è né l’uno né l’altro”) e quella di “due anni che sembrano un’eternità” esposta in “Los Angeles” emulando lo sprechgesang dylaniano.
L’itinerario prevede infine una gita a Parigi impregnata di spleen da Rive Gauche nel transito dal Pont des Arts (“Dove gli innamorati lasciano i lucchetti”) e al momento del commiato (“Il nostro amore vivrà per sempre, anche se oggi ci siamo detti addio”): “How Could I Have Known” è l’episodio in cui si percepisce meglio la differenza dai Big Thief che conoscevamo, con gli arredi d’archi a simboleggiare il distanziamento dai rurali ambienti folk del passato.