Segni per la speranza

Il muro del Primo Liceo Artistico di Torino che si può ascoltare grazie al web (un progetto della Fondazione Spinola Banna con Giuseppe Caccavale e Stefano Gervasoni)

Segni per la speranza
Segni per la speranza
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Il messaggio più bello lo lancia forte e chiaro l’artista Giuseppe Caccavale: «Qui non c’è un io, gli autori hanno cancellato la parola io per vivere insieme con i ragazzi ed essere noi, qui ognuno ha polverizzato la propria personalità”». Il risultato è  “Segni per la speranza”: un’opera multimodale (ovvero visiva, sonora e web) realizzata grazie alla Fondazione Spinola Banna per l’Arte al Primo Liceo Artistico Statale  di Torino (Il progetto, con la direzione e il coordinamento generale di Luisella Molina, ha avuto il sostegno del Mibact e il patrocinio della Città di Torino e della Città Metropolitana di Torino, con la collaborazione del Centro per il Restauro dei Beni Culturali "La Venaria Reale", il Politecnico e il Conservatorio "Verdi" di Torino). Non si tratta solo di un progetto di riqualificazione di un edificio (il muro della palestra del Liceo per un totale di 365 metri quadrati) ma del fatto che da novembre 2016, 50 ragazzi del Liceo hanno lavorato con Giuseppe Caccavale e i suoi collaboratori Clément Valette e Timothée Chalazonitis nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro insieme ai loro insegnanti. Ma quel muro con scritte in molte lingue, così come molte sono le lingue degli studenti, aveva bisogno anche di un suono e quel suono così lo racconta il compositore Stefano Gervasoni: «E’ stato bellissimo realizzare un sogno comune facendo incontrare arte e tecnologia, fondere le personalità in un’unica personalità comune. E il risultato è questo muro sonoro virtuale interattivo. Certo, avremmo potuto mettere dei piccoli altoparlanti nel muro… ma invece abbiamo pensato che grazie a qualsiasi device, computer, telefonino, talblet, chiunque, ovunque, avrebbe potuto accedere al muro e zoomando andare in profondità, scoprire colori e forme, seguire un proprio personalissimo percorso, compiere un viaggio fino alla materia». E Marco Liuni (responsabile del coordinamento generale web wall whispers) prosegue: «Volevamo dare una voce al muro, volevamo sonorizzare un’opera murale, così gli studenti hanno registrato le proprie voci, abbiamo registrato i rumori del cantiere, la musica di Gervasoni... grazie all’elettronica tutto diventa voce per un’esperienza intima e ubiqua che ciascuno può compiere in qualcisai parte del mondo: la visita virtuale ha cinque livelli di profondità, ha un ascolto tridimensionale e diventa un’opera aperta». Il viaggio e l’ascolto lo provate qui: https://www.webwallwhispers.net

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