Le pagelle di Sanremo 2024 (tutte le canzoni)

Tutte, ma proprio tutte, le 30 canzoni in gara al Festival di Sanremo 2024

Sanremo 2024
Articolo
pop

Festival di Sanremo o Spartan race? Con trenta-canzoni-in gara-trenta, arrivare fino alla fine è una sfida contro se stessi e contro il sonno. L'edizione 2024 sancisce definitivamente quello che tutti già sapevamo: Sanremo è incompatibile con il lavoro dipendente.

Per fortuna che io non ho un vero lavoro, e dunque eccoci qua.

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L'impressione generale è che nessuno sia uscito dalla sua comfort zone: Diodato porta un pezzo di Diodato, Loredana Berté canta un pezzo di Loredana Berté, i Negramaro fanno un pezzo brutto, e via così.

Qui trovate le pagelle delle anteprime, per vedere quanto poco ci ho preso. Qui e qui il ripasso delle pagelle dello scorso anno, quando le canzoni erano solo 28.

– Leggi anche: Le pagelle di Sanremo 2023 (le canzoni della prima serata)

– Leggi anche: Le pagelle di Sanremo 2023 (le canzoni della seconda serata)

 

1. Clara - “Diamanti grezzi”

Clara sale sul palco poco dopo l’apparizione del cane Briciola, amata mascotte della fanfara dei Carabinieri a cavallo, e sembra molto meno a suo agio sotto i riflettori del teatro. Piantata su un tacco da 24 centimetri che le permette rotazioni limitate a 30 gradi sul suo asse, con il suo elegante vestito metallico traslucido, sembra uno di quei telescopi a monetina che stanno nei siti archeologici. Si teme per il peggio. Poi poco a poco la tensione si scioglie, e il pezzo – un po’ a sorpresa – c’è: orchestrona sanremese usata al meglio, drum machine secca e un tocco di Europop. In radio andrà alla grande.

VOTO 6.5

Briciola
L'amata cagnetta Briciola (dalla pagina FB della Fanfara del 4 reggimento Carabinieri a Cavallo)

2. Sangiovanni - “Finiscimi”

Se il Sanremo 2023 si ricorda come l’anno dei cosplayer di Sangiovanni (almeno quattro in gara), il Sanremo 2024 vede infine l’atteso ritorno di Sangiovanni nel ruolo di se stesso.

Vestito con un completo bianco oversize stile David Byrne, largo almeno quanto le sue vocali, Sangiovanni affronta il palco dell’Ariston con l’arroganza di chi è al quarto pastis e cerca di baccagliare la barista della bocciofila, e con una dizione coerente con la similitudine.

Il pezzo è veramente brutto – e questo senza neanche capire che cosa dice il testo. Il migliore spot per la diretta LIS.

VOTO 2 e Prëmio per il miglior cosplay di Sangiovanni

3. Fiorella Mannoia - “Mariposa”

Nei miei preascolti avevo liquidato questa fantasia latin-pop di Fiorella Mannoia in maniera piuttosto tranchante: «Come se il Fossati di “Panama” venisse prodotto da Takagi e Ketra, con Ana Mena alla voce». E questo solo perché quel giorno ero di buon umore.

Il secondo problema è che Ana Mena, almeno, non mena il can per l’aia e fa quello che le viene bene senza pretendere sia altro. Fiorella Mannoia invece canta ammiccando a te – proprio a te – ascoltatrice consapevole, facendoti intendere che sì, quello che canta è importante, che lei è un’interprete raffinata e impegnata, e che l’8 marzo è la tua festa. 

In realtà, “Mariposa” è un pezzo da giostra con le catene mascherato da inno all’empowerment femminile, una «Quello che le donne non dicono» con mojito e pareo. La risposta femminista a una domanda che nessuno ha mai posto.

VOTO 4,5 e Premio che le donne non dicono

Una «Quello che le donne non dicono» con mojito e pareo. La risposta femminista a una domanda che nessuno ha mai posto.

4. La Sad - “Autodistruttivo”

L’emo-trap-punk ha almeno due grossi problemi. Il primo è che il genere più pernicioso concepito dall’essere umano dopo l’electro swing (chi legge queste pagine sa che è una mia grande battaglia: è ora di vietare l’electro swing, senza timore di passare per autoritari). Il secondo è che le creste sgargianti, le casse toraciche metalliche sul torace nudo e i tatuaggi facciali sul palco dell’Ariston, in mezzo a orchestrali in completo e lustrini, più che fare brutto fanno Carnevale di Bagolino, portando i La Sad ad assomigliare alla versione cyberpunk dei virus di Siamo fatti così.

Del resto, la storia del punk si ripete sempre due volte, la prima come tragedia la seconda come cover dei dARI.

VOTO 5,5

La Sad
Per chi non ricorda gli anni novanta

La storia del punk si ripete sempre due volte, la prima come tragedia la seconda come cover dei dARI.

5. Irama - “Tu no”

Per la sua “Tu no” Irama sviluppa una tecnica di canto con sordina, come quella che si usa sulla tromba: consiste nel cantare la strofa con le labbra serrate e in una tonalità non agevole, per poter poi – al grido di «Apri tutto!» – urlare durante i ritornelli come un Vasco platinato. Arrangiamento orchestrale che ha la sobrietà dell’Hans Zimmer del Gladiatore, ma più coatto. Vado al Massimo! Massimo! Massimo!

VOTO 5

6. Ghali - “Casa mia”

È un peccato che questo Ghali, da qualche anno in calo di vendita rispetto ai colleghi della “generazione d’oro” del 2016 (Sfera, Tedua & co), si stia trasformando in una versione autotunizzata di Jovanotti. È come se volesse a tutti i costi piacerci, ma strafà: e allora il saltello di troppo, la mossetta di troppo, l’arrangiamento disco ammiccante che non c’entra nulla ma che a Sanremo (si crede) dovrebbe funzionare; l’alieno che lo segue ovunque e il tentativo un po’ stucchevole di costruirci intorno uno hype – quando si tratta solo di un tizio mascherato a metà fra l’ippopotamo dei pannolini e una talpa senza pelo.

È un peccato, perché “Casa mia” sarebbe anche un bel pezzo, ben scritto e con un testo non scontato.

VOTO 6 si applica troppo

7. Negramaro - “Ricominciamo tutto”

Nel 2005, mentre il governo Berlusconi II – il più longevo della storia repubblicana – si avviava lentamente alla sua conclusione e ci lasciava immaginare all’orizzonte una nuova stagione progressista di riforme, i Negramaro salivano sul palco di Sanremo per la prima e ultima volta. Ero giovane, ma ricordo che arrivavano circondati da grande attesa, con la fama di risposta italiana ai Muse. Ma quanto eravamo ingenui, nel 2005?

VOTO 4

8. Annalisa - “Sinceramente”

Per distacco, la migliore canzone pop del Festival 2024: un tocco di retromania anni ottanta-novanta, qualche citazione sparsa («Mi sento scossa – ah»), hook del ritornello che non fa prigionieri e si fa cantare dal secondo 00:30. Vincerà, il Festival di Sanremo o quello delle classifiche.

VOTO 7,5

9. Mahmood - “Tuta gold”

Mahmood ha vinto due volte Sanremo mescolando novità black-urban e tradizione melodica, ma il pezzo di quest'anno non è di quelli che funzionano bene sul palco dell’Ariston: il tiro sta tutto nella produzione e nel beat, pieno di stop-and-go e cambi di ritmo, e l’audio televisivo più l’orchestra non gli rendono un buon servizio. In più, rispetto alla versione dei preascolti, tutto pare più annacquato, moscio, sbiancato – e pure Mahmood sembra sbiancato, sacrificato, moscio. Spotify lo vendicherà?

VOTO 6,5 e Targa lava più Blanco

10. Diodato - “Ti muovi”

Nei preascolti avevo scritto che Diodato è solo un Ultimo un po’ più radical chic. C’è del vero – soprattutto nella costruzione delle canzoni, che partono in basso per finire in alto – ma per contro c’è da ammettere che, per qualità di scrittura, i due giocano in due campionati diversi.

“Ti muovi” è comunque una canzone di Diodato come da manuale delle canzoni di Diodato, e che come tale tiene insieme un tocco British (un po’ di Beatles in certi accordi) e la canzone italiana melodica. Sembra destinata comunque a crescere con gli ascolti.

VOTO 6,5 e Premio Diodato

11. Loredana Berté - “Pazza”

Se qualcuno chiedesse a una intelligenza artificiale di scrivere una canzone di Loredana Berté, questo è esattamente quello che verrebbe fuori.

VOTO 6 e Premio Loredana Berté

12. Geolier - “I p’ me, tu p’ te”

“I p’ me, tu p’ te” è la cover neomelodica del pezzo di Lazza in gara l’anno scorso, e questo mi fa pensare che andrà molto bene in radio e su Spotify. Geolier, per sua cifra stilistica, funziona molto meglio della media dei rapper sul palco di Sanremo, e se la cava alla grande.

VOTO 6,5

13. Alessandra Amoroso - “Fino a qui”

Nel Sanremo di Amadeus il paradosso è che la quota “vecchia gloria melodica” va ad Alessandra Amoroso, incredibilmente alla sua prima partecipazione in gara al Festival. Lei comunque fa il suo, con un pezzo sanremese – uno dei pochi fino a questo punto – ben scritto, cantato senza particolari trovate né con particolare impegno nell'articolare le vocali. Certo, se il termine di paragone è Sangiovanni, Amoroso pare un'annunciatrice Rai degli anni cinquanta.

VOTO 5,5

14. The Kolors - “Un ragazzo una ragazza”

Un po’ “Italo disco” (molto disco) un po’ “Salirò” di Daniele Silvestri, i The Kolors occupano lo slot “canzone da party” del 2024. “Un ragazzo una ragazza” è quel brano da svacco che il DJ mette alle tre di notte al Mirror di Marsaglia (CN), quando nessuno ha più nulla da perdere.

VOTO 6 e Premio speciale Mirror di Marsaglia 

15. Angelina Mango - “La noia”

Madame ci mette la firma, e si sente: testo densissimo, giocoso, per nulla scontato. Dardust smussa gli angoli. Angelina Mango dimostra di avere già molta personalità. A metà strada fra maranza e ironia, fra Fred De Palma e Liberato, fra Il boss delle cerimonie e Rosalìa, “La noia” sarà probabilmente uno dei brani più ascoltati di questo Sanremo 2024.

VOTO 7,5

16. Il Volo - “Capolavoro”

Che dire ancora del Volo e delle sue canzoni, che non sia già stato detto?

VOTO 4

17. BigMama - “La rabbia non ti basta”

Nel tritacarne sanremese si punta quasi sempre personaggi bidimensionali, senza troppe complessità. BigMama è un ottimo esempio, e i suoi testi molto personali – privati della verve acida e sardonica – finiscono per essere un po’ tristi. Insomma, rimane l’impressione che l'essere inclusa nella quota “Cantante simbolo della lotta contro il bullismo” finisca per incasellarla in un ruolo poco da cantante e molto da simbolo della lotta contro il bullismo, più fenomeno da C’è posta per te che da Spotify. È un peccato.

VOTO 5,5

18. Ricchi e Poveri - “Ma non tutta la vita”

A mezzanotte e mezza, con 12 canzoni ancora davanti e una vita alle spalle, compaiono i Ricchi e Poveri impacchettati in un enorme fiocco, mentre dei ballerini in rosso e nero si aggirano per l’Ariston con l’espressione strafatta di chi ha bevuto troppi vodka Red Bull. “Ma non tutta la vita” è, in fondo, il pezzo che Colapesce e Dimartino cercano di fare da cinque anni senza riuscirci. Ci volevano i Ricchi e Poveri.

VOTO 7 Che confusione

19. Emma - “Apnea”

Per un effetto di attrazione acustica tutto da studiare, il ritornello di Emma ora sembra quello di una canzone dei “Ricchi e poveri” ("Mamma Maria") – o forse di Colapesce e Dimartino – salvo poi virare verso una tamarrìa anni novanta. È ufficiale, la retromania ha fatto il giro e il pop si è definitivamente autodigerito, qui, adesso, nella notte di Sanremo 2024.

VOTO 5,5

20. Renga Nek - “Pazzo di te”

Da qualche parte, in qualche soffitta, c’è un ritratto di Renga che non invecchia – perché lui invece invecchia eccome. Ed è curioso che lo faccia, dato che viene estratto dalla sua cripta solo per una settimana ogni tre Festival di Sanremo per poi tornare nell’oblio. Quest’anno poi si è manifestato nella nefasta forma di un «Renganek», come Amadeus pronuncia il nome del mostro a due teste in gara, una specie di cane che viene dall’inferno della canzone italiana per compiacere signore di mezza età intrappolate in matrimoni senza amore.

VOTO 2 e Targa provoloni

Il «Renganek», una specie di cane che viene dall’inferno della canzone italiana per compiacere signore di mezza età intrappolate in matrimoni senza amore.

21. Mr.Rain - “Due altalene”

A Sanremo 2023 Mr. Rain ha costruito una carriera artistica costringendo dei minorenni a vestirsi da angioletti in diretta tv. Dove si sarebbe potuto configurare un reato penale, lui ha saputo vedere un’opportunità, e tutte le mamme pancine d’Italia lo avevano reso una star su TikTok. Quest’anno il pezzo si intitola “Due altalene”, e la presenza di due altalene sul palco dell’Ariston era talmente scontata che neanche mi bullo di averla pronosticata (del resto è l’una e i bambini sono già a dormire). Per il resto, la formula è quella di “Supereroi”, ma con un testo più lamentoso e – appunto – arredi da giardino al posto dei marmocchi.

VOTO 4 e Targa Secondamanina

22. Bnkr44 - “Governo Punk”

Non ci sono i bambini di Mr. Rain ma ci sono i Bnkr44, con un’estetica e un balletto a metà strada fra la Melevisione, i Party Posse e I Ragazzi delle Ragazze. La canzone è talmente insulsa che quasi c’è da sperare che contenga qualche messaggio subliminale, tipo per convincere i minorenni a drogarsi.

VOTO 4 e Targa Yvan Eht Nioj 

23. Gazzelle - “Tutto qui”

È questo quello che resta dell’It-Pop nel 2024? Tappeti di archi e melodie lamentose cantate con accento romanesco da un impersonatore di Noel Gallagher? Non che il genere sia mai stato molto di più, ma insomma.

VOTO 5

24. Dargen D’Amico - “Onda alta”

Paraculo il giusto, come d’abitudine Dargen surfa sulla cresta dell’onda (alta) del kitsch senza cadere. Il pezzo parla di migranti, dell’infanzia perduta di chi nasce dal lato sbagliato del mar Mediterraneo. Ma è anche un pezzo di Dargen, un uptempo brillante a cassa dritta, pieno di scarti narrativi, cantato da un rapper con gli occhiali buffi e un gilet di orsacchiotti di peluche. Se Sanremo è fatta per personaggi bidimensionali, Dargen introduce strati di complessità. Piaccia o non piaccia, è sempre un bene.

VOTO 7,5

25. Rose Villain - “Click boom!”

Ottimo esempio di pezzo con del potenziale, che sul palco di Sanremo diventa una mezza lagna: la produzione faceva sperare qualcosa di meglio.

VOTO 5

26. Santi Francesi - “L’amore in bocca”

Nella vita, si sa, ognuno ha i maestri che si merita. E infatti i Santi Francesi hanno dichiarato che, di tutti gli artisti sul palco dell’Ariston, non vedevano l’ora di incontrare i Negramaro. Ciò detto, “L’amore in bocca” è una buona canzone, in odore di It-Pop elettronico, che promette di girare bene in radio.

VOTO 6

27. Fred De Palma - “Il cielo non ci vuole”

Un pezzo vivace, ma all’1:27 di un martedì sera ci vuole altro.

s.v.

28. Maninni - “Spettacolare”

I pezzi sanremesi sono pochi quest'anno: Maninni punta su un usato sicuro, un po' It-pop un po' melodia da Festival, e centra una sufficienza risicata. Un Leo Gassman per il 2024.

VOTO 6

29. Alfa - “Vai!”

"Vai!" prende idee da fonti diverse, un po' di country, un po' di rap, un po' di "Little Talks" degli Of Monsters and Man e un po' "Timber" di Pitbull, e un po' qualcosa che a quest'ora non riconosco. Alla fine il mix è rinfrescante, e si stacca dalla media lamentosa del Festival di quest'anno. Ed è già molto.

VOTO 7-

30. Il Tre - “Fragili”

L'ultima cover di Lazza in gara chiude la serata che sono quasi le due, e davvero non ho più nulla di interessante da scrivere. Sono umano anche io.

s.v.

 

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