Il blog del Premio della Critica al Busoni / 31 agosto

Concluse le prove solistiche, sei candidati verso il premio

Articolo
classica
È arrivato ieri notte, in breve tempo, il secondo verdetto. Si passa ora da 12 a 6 finalisti, che eseguiranno ciascuno un concerto di Mozart con la Steicherakademie Bozen, diretti dal giovane Patrick Lange (le sere del 1 e del 2 settembre alle ore 20.30, sempre presso la sala del Conservatorio "Monteverdi" di Bolzano e sempre in diretta internet sul sito del concorso).

I nomi dei sei fortunati che rimangono in gara sono, in ordine di esecuzione: Jie Yuan (KV 271 "Jeunehomme"), Oxana Shevchenko (K 449), Gesualdo Coggi (KV 271 "Jeunehomme"), Alexey Lebedev (KV 415), Sun Ho Lee (KV 453) e Michail Limits (KV 415). Seppure il concorso non sia ancora terminato e, anzi, la prova più difficile debba ancora arrivare, questi sei candidati possono dire di avercela fatta, perché i loro nomi rimarranno nell'albo d'oro del Busoni. Alcuni grandi nomi del pianismo internazionale si piazzarono, in passato, nelle prime sei posizioni. Uno per tutti, ricordiamo Alfred Brendel, che, ancora diciottenne, si guadagnò il quarto posto nella prima edizione del concorso (la stampa di allora riporta che al concerto dei premiati Brendel suonò il pezzo che lo accompagna da tutta una vita, potremmo definirlo il suo cavallo di battaglia, la Wanderer Fantasie).

Ieri sera abbiamo pronunciato grandi parole con Chloe, Carsten e Yoh, riuniti nella nostra stanza della Music Critic Jury. Cinque giorni di performance per un totale di 34 ore di ascolto non sono una passeggiata e ti portano a ragionare sui massimi sistemi. E così, terminata l'ultima esibizione di questo secondo round, ci siamo ritirati e abbiamo parlato di onestà e rispetto. Verso la musica e verso il pubblico. Un pianista, a nostro avviso, manca di entrambe queste qualità quando sale sul palco solamente per lo show, vale a dire per mostrare se stesso al mondo, talmente preso di sé da essere interessato esclusivamente alla propria interpretazione. In questi casi non è il pianista a servire la musica, ma l'audience serve al pianista. Ecco allora che la partitura altro non è che il pretesto per salire sul palco, senza alcun rispetto verso le intenzioni (e le note!) scritte sul pentagramma dal compositore. Un tale attore - perché di questo si tratta - vestirà maschere diverse a seconda dello spartito che ha davanti a sé, senza credere mai fino in fondo in altre personalità musicali se non nella propria.

Abbiamo poi parlato di come un pianista siede al pianoforte. Siamo arrivati alla conclusione che non si tratta di seggiolino più alto o più basso, di schiene dritte o gomiti a 90 gradi, quanto di sedersi "allo strumento" o "davanti lo strumento". Può sembrare un gioco grammaticale, ma in realtà in mezzo a queste due definizioni sta la differenza tra un pianista che padroneggia lo strumento (qui nel senso comunicativo più che tecnico) e chi invece ci si siede accanto. Nei candidati della finale solistica si potevano individuare facilmente questi due generi.

La discussione è proseguita sulla varietà timbrica ("pestare" non è l'unica possibilità per un pianista!!), la caratterizzazione di stili, la gamma sonora (alcuni candidati conoscevano solo ON e OFF, ossia P e f !!), lo svolgimento delle frasi e, last but not least, il suono, perché è questa la prima cosa che arriva all'ascolto. Pur dimostrando gusti personali a volte differenti sui candidati, il nostro accordo è risultato unanime riguardo a tutte queste considerazioni. Nel frattempo, la giuria presieduta dalla Zilberstein portava a termine i suoi conteggi, rendendo quindi palese il verdetto dopo meno di quaranta minuti. Il nostro prescelto - vale a dire il candidato che, fin dalla prima prova, raccoglie i nostri quattro consensi - prosegue nel suo cammino, ma accanto a lui troviamo nomi che ci lasciano senza parole.

Oggi, primo giorno di pausa dagli ascolti, i sei finalisti cominceranno le prove del Concerto di Mozart. Sul Blog di domani vi racconteremo ancora dei candidati, della giuria e del neonato "caso Kurtág"...

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Articolo in collaborazione con Fondazione Ferruccio Busoni Gustav Mahler