Boreyko per Sostakovic
Insieme a Julius Asal e all’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna nell’ambito di Musica Insieme
18 novembre 2025 • 3 minuti di lettura
Auditorium Manzoni, Bologna
Boreyko e l'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
14/11/2025 - 14/11/2025Doveva essere il grande e attesissimo ritorno di Evgeny Kissin a Bologna, a distanza di un anno dal suo straordinario recital, voluto e organizzato anche in quell’occasione da Musica Insieme (in collaborazione con Bologna Festival). Tuttavia, il maestro russo, colto da un’indisposizione non da poco, è stato costretto a disdire tutti i suoi impegni fino a dicembre e a dare forfait alla serata bolognese. Al suo posto si è esibito il giovane e promettente Julius Asal, classe 1997 e rising star del pianismo internazionale, come dimostra il prestigioso contratto firmato con la storica etichetta Deutsche Grammophon. Insieme a lui, l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna (al suo esordio nel cartellone stagionale di Musica Insieme e a testimonianza di una virtuosa collaborazione tra due delle istituzioni musicali più importanti della città) e Andrey Boreyko, conduttore di notevole esperienza (è stato a lungo direttore artistico e musicale della Filarmonica di Varsavia).
La serata si è aperta con Glinka e la sua Ouverture da Ruslan e Ljudmila, restituita con tutta la brillantezza interpretativa e frizzantezza esecutiva possibile, soprattutto nella gestione delle dinamiche e nella concertazione timbrica delle sezioni orchestrali (tra le quali si sono distinti in particolare gli archi con la loro inebriante luminosità).
A seguire, il Concerto per pianoforte e orchestra in Fa diesis minore di Skrjabin: Asal ha esibito uno stile sicuramente molto personale, caratterizzato da un’estrema dolcezza e da una cospicua cura del legato. Tuttavia, il suo pianismo tanto gentile ed elegante si è rivelato purtroppo troppo timido per domare un’opera di siffatto calibro, mancando del carisma e della veemenza necessari per affermare tutto lo struggimento tardo-romantico del giovane Skrjabin. Se a ciò si aggiunge l’inopportuna concertazione di Boreyko, disequilibrata nella regolazione del volume (con davvero troppe f) dell’orchestra rispetto alla vocina graziosa del solista, è chiaro che il suono, comunque troppo delicato, del pianoforte – che sarebbe stato più appropriato per un recital, come si è constatato ascoltando i due bis solistici alla fine dell’esecuzione – risultava inghiottito dalla grande massa sonora alle sue spalle. Pertanto, si è arrivati al termine dell’ascolto del capolavoro del compositore russo con una certa frustrazione, soprattutto a fronte dell’ottima prova da parte della compagine felsinea.
Dopo l’intervallo, si è tenuto un dovuto omaggio a Dmitry Shostakovich per il cinquantesimo anniversario della morte con l’esecuzione della sua Sinfonia n. 15 in La Maggiore, scritta nel 1971. Boreyko ha fornito un’interpretazione davvero apprezzabile, riuscendo a coniugare con equilibrio maestosità e intimismo, ironia e serietà tragica. L’ultimo capolavoro sinfonico di Shostakovich presenta un’orchestrazione ricca di colori (nell’organico strumentale sono previsti anche triangolo, nacchere, xilofono, frusta e tam-tam), che il direttore russo ha saputo valorizzare grazie a un attento bilanciamento timbrico e ponendo una generosa enfasi sugli abili solisti del Comunale, spesso coinvolti dalla partitura in cruciali sortite (ad esempio l’assolo del violoncello o quello del flauto). Inoltre, Boreyko è stato in grado di sottolineare il carattere programmatico della sinfonia, legando i quattro movimenti che la sostanziano con efficace chiarezza. Dunque, ecco il tono giocoso e infantile del primo tempo (in cui sgomita ironicamente una cellula melodica del Guglielmo Tell rossiniano), che è subito smorzato dal carattere pensoso e introspettivo del secondo movimento, adombrato dalle reminiscenze della censura stalinista contro cui Shostakovich si è a lungo scontrato; a rimare con l’Allegretto iniziale, il terzo movimento assume i toni di uno Scherzo. Il quarto tempo è aperto dal tema del Fato della tetralogia wagneriana (a manifestazione della natura pastiche dell’intera composizione), collegandosi alla tragicità del secondo movimento, la quale, tuttavia, assume un’aura quasi mahleriana, concludendo l’opera con un’apertura verso la speranza.
Al termine del concerto, cordiali e sinceri applausi per Boreyko e per l’orchestra bolognese, davvero in forma smagliante.