Wednesday: l’evoluzione dell’indie rock statunitense
Nel nuovo album Bleeds la band di Karly Hartzman concilia country e post punk
18 settembre 2025 • 3 minuti di lettura
Wednesday
Bleeds
I Wednesday avevano fatto il botto nel 2023 con Rat Saw God, nominato migliore disco dell’anno dalle influenti webzine “Stereogum” e “Paste”: erano dunque attesi al varco per il passo successivo. Sesto album della serie, Bleeds conferma le qualità della band di Asheville, North Carolina: inizialmente progetto individuale della cantante e chitarrista Karly Hartzman, diventato il gruppo che conosciamo ora nel 2020, quando entrò in formazione il cantautore Mark Jacob Lenderman (di recente in evidenza da solista con Manning Fireworks), mentre sul piano musicale veniva messa a fuoco progressivamente una bizzarra simbiosi fra asprezze post punk e ambientazioni rurali.
Un gioco di contrasti che consente la convivenza fra l’incendiario furore hardcore di “Wasp” e la leggiadra vibrazione country di “Elderberry Wine”.
Hanno accento “tradizionalista” anche “The Way Love Goes”, ballata carica di spleen (“Mi ero sopravvalutata, la notte in cui ci siamo incontrati, non sono così divertente come potresti aver pensato allora”), e “Gary’s II”, epilogo crepuscolare nel quale ricompare un personaggio avvistato già nel 2021 in Twin Plagues, che qui fa però una brutta fine (“Un tizio con un cappello da pescatore gira l’angolo e ti colpisce in faccia con una mazza da baseball, ti ha dato un'occhiata dopo aver smesso di ridere e si è accorto di averti aggredito per sbaglio al posto di un bastardo del bar che era andato a letto con sua moglie… Ed è così che ti sei ritrovato con la dentiera a 33 anni”).
Valore aggiunto nelle canzoni di Bleeds è la scabrosa trama narrativa intrecciata da Hartzman, ad esempio nel quadretto “true crime” dipinto in “Carolina Murder Suicide”, elegia ambient a tinte fosche (”Sono entrati con la forza e hanno trovato i resti sparsi di un omicidio-suicidio”). I testi riverberano un’attitudine da “gotico del Sud”: “Un po’ spaventosa, ma sotto sotto c’è un cuore d’oro”, ha spiegato a “The Guardian” l’interessata. Il risultato è un mosaico raffigurante un’America viscerale e psicotica: ecco allora lo scenario da Fight Club descritto con voce soave in “Candy Breath” (“Radunati intorno alla gabbia da combattimento, alimentando le fiamme degli pneumatici che bruciano”) e la tragedia da cui prende spunto “Wound Up Here (By Holdin On)” (“L’hanno trovato annegato nel torrente, il viso era gonfio”).
Nella zona intermedia fra i poli opposti che determinano l’identità dei Wednesday affiorano assonanze a Pixies e Breeders: formule non originali ma sviluppate in maniera efficace nell’iniziale “Reality TV Argument” e in “Bitter Everyday”, introdotto da una folgorante istantanea di quotidianità degradata (“Sushi dal supermercato, sminuzzi ketamina con la chiave di una stanza del motel”).
Pensieri “stupefatti” attraversano pure “Phish Pepsi” (“Abbiamo fumato erba da una lattina di Pepsi, sdraiati sotto un albero di Natale”) e “Townies” (“Ti ho incontrato nel quartiere, avevi contatti per farci sballare e poi hai mandato in giro le foto di me nuda, non ti ho mai rimproverato per questo, perché sei morto”).
Dettagli che precisano l’identikit anticonformista di Hartzman (una mappa è tracciata su https://www.prisondivorcebombshell.com), capace di essere spietata persino con sé stessa nell’eloquente “Pick Up That Knife”: “Un giorno ucciderò la stronza che ho nel cervello”.
Ascoltato il disco, viene voglia di vederli dal vivo: unica tappa italiana nella tournée in partenza da oltreoceano, il prossimo 11 febbraio all’Arci Bellezza di Milano.