Riscoprire Méhul
A Versailles dal 30 maggio.
27 maggio 2015 • 2 minuti di lettura

Il Palazzetto-Bru Zane Centre pour la musique romantique française continua a ripescare nel repertorio dimenticato francese. E' la volta di Uthal di Ètienne Méhul, opéra comique su libretto di Jacques-Benjiamin-Maximilien Bins de Saint-Victor. L'opera in prima ripresa in tempi moderni debutta il 30 maggio al Théâtre Royal di Versailles. Ce ne parla Christophe Rousset che dirigerà i Talents Lyriques. Questa opera è stata scritta nel 1806, nel pieno periodo napoleonico, qualche anno dopo Medea di Cherubini che aveva impressionato molto Méhul. È stato un mezzo successo ma fu ripresa e tradotta in tedesco: l'opera conobbe successo in Germania ed in Austria. Non è più stata rifatta in Francia da allora. Qual è la particolarità della composizione? «È costruita come un opéra comique francese del tempo, cioè le arie si alternano ai testi parlati abbastanza lunghi (taglieremo un poco, perché è davvero eccessivo e sbilanciato rispetto al contenuto musicale). Nasce sotto l'impulso della creazione di un'altra opera francese del tempo "Ossian ou les Bardes" di Lesueur (1804), ma se questo ultimo scrive 5 atti e per l'Opéra di Parigi, Méhul scrive in una forma più ridotta e per il Théâtre Feydeau (dove aveva debuttato Médée di Cherubini, e con la stessa cantante Julie Scio, già al tramonto). Un solo atto, grande drammaticità del gesto musicale, poche arie solistiche ma cori ed insiemi, con una scrittura orchestrale innovativa e piena di colori. Perché un'orchestra senza violini? «In effetti l'orchestra viene divisa negli archi in due file di viole e violoncelli spesso divisi, ed un contrabbasso. I fiati ci sono tutti (ma non i tromboni). Méhul aggiunge una arpa. I violini sono totalmente esclusi. Chiaramente Méhul vuole suggerire un mondo cupo, un'espressione tormentata. Gli acuti sono assegnati ai fiati. Questa idea piacque molto a Berlioz ma lascio Grétry perplesso che anzi fece una battuta: "Un Louis d'or pour une chanterelle! "». Il poema di Ossian che ispira il librettista è espressione del Romanticismo, meglio del pre-Romanticismo. Méhul che musica compone per questo atto unico? «Scrive appunto una musica molto romantica, nello stile di Cherubini, ma con un'impronta personale. L'ouverture è l'evocazione d'un temporale, agitata, con effetti di crescendo e diminuendo. Nel paesaggio fremente appare la figlia del re tradito, Malvina, che chiama in questo clima spaventevole suo padre. Lo sposo di Malvina ha usurpato il trono del suocero: e tra le figure maschili, eroiche, Malvina oppone nobiltà, perdono e lealtà. Le arie sono brevi come in una romanza. Interviene spesso l'arpa, strumento tipicamente celtico, per sottolineare il mondo ossianico. La tensione va fino allo scontro dei due eserciti. E quindi i cori sono nello stile marziale e rivoluzionario in cui il nostro autore aveva composto qualche anno prima: utilizza come Cherubini un effetto di avvicinamento del coro con un crescendo impressionante».