Sagra Musicale Umbra, la pace e la voce

Ad Assisi il St. Jacob’s Chambers Choir diretto da Gary Graden protagonista di una serata emozionante

St. Jacobs Chambers Choir, Gary Graden
Foto di Adriano Scognamillo
Recensione
classica
Basilica Superiore di San Francesco, Assisi
St. Jacobs Chambers Choir, Gary Graden
15 Settembre 2018

Quando Gary Graden, dopo aver fatto disporre il St. Jacobs Chambers Choir ai lati della navata della Basilica Superiore di San Francesco, ha invitato i cantori a improvvisare, vocalizzando liberamente in modo da creare una sorta di avvolgente suono bianco, e infine, alzando le braccia al cielo, ha intonato un liberatorio “Veni Sancte Spiritus”, ripreso poi e variato dallo stesso coro, il pubblico presente si è subito reso conto che non solo stava per ascoltare un eccezionale concerto ma che, circondato dal ciclo di affreschi dipinti da Giotto, stava vivendo un’esperienza che a parole non avrebbe potuto poi raccontare.

Evento tra i più significativi della Sagra Musica Umbra – anche per via dell’assegnazione del Premio “Francesco Siciliani” – quello di Assisi si è trasformato in un evento in cui arte, bellezza, spiritualità si sono incontrati, innanzitutto per merito della speciale interazione tra questa eccellente formazione corale e il loro direttore, ma anche per via di un programma di indiscutibile interesse. Come definire infatti l’opportunità di ascoltare in un simile luogo Lux aeterna, il brano composto da György Ligeti nel 1966 che ha posto nuove basi per la vocalità contemporanea? Garden ne ha sottolineato soprattutto il dettaglio di scrittura, riuscendo a creare una sorta di chiarezza sonora dal groviglio delle sedici voci a cappella ed esaltando forse più il carattere sereno di sommessa invocazione funebre che il lato drammatico di alcuni passaggi.

Sagra Musicale Umbra
Foto di Adriano Scognamillo

Introdotti dalle evocative improvvisazioni delle percussioni affidate ad Anders Åstrand, già ascoltate peraltro all’inizio della serata, si sono succeduti poi i tre brani finalisti del Concorso Internazionale di Composizione per un’opera di musica sacra intitolato a Francesco Siciliani. Come previsto dal regolamento il testo obbligato per i concorrenti era quello del Gloria, ma quelli ascoltati sono stati tre brani estremamente diversi che, eseguiti di seguito, forse si sono addirittura schiacciati tra di loro, come se la competizione si fosse trasferita dalla pagina scritta ai suoni reali. Compiendo una scelta non affatto semplice, la giuria presieduta da Salvatore Sciarrino ha infine decretato la vittoria del brano scritto dal più giovane dei concorrenti, Andrea Buonavitacola, ma grazie rispettivamente al premio della critica e a quello assegnato dal pubblico, anche le opere del tedesco Steven Heelein e dell’altro italiano, Antonio Eros Negri, hanno avuto un riconoscimento più che meritato. Nè va dimenticato il tour de force al quale è stato sottoposto il coro svedese nel preparare in poco tempo esecuzioni a dir poco ardue vista la complessità della scrittura musicale, Gary Graden si è confermato un’ottima guida anche attraverso sentieri impervi.

Nella seconda parte della serata le musiche di Edward Elgar – un arrangiamento intitolato Lux aeterna e realizzato da John Cameron su una delle Enigma Variations – e della svedese Agneta Sköld – Den levande Maria per coro misto a otto voci – hanno preceduto quello che probabilmente era l’altro pezzo forte del programma, Friede aut Erden di Arnold Schönberg. Pagina scritta negli anni immediatamente precedenti alla Grande guerra, è estremamente toccante sia per la vera e propria torsione alla quale l’autore sottopone l’armonia, sia per la profonda tensione espressiva con cui egli segue il testo, mentre invoca una pace che in realtà le nazioni europee stanno per sacriicare.

Il St. Jacobs Chambers Choir, assecondando ancora una volta tutta la forza interpretativa impressa da Garden, è riuscito a dare un’immagine sonora dove purezza d’intonazione e duttilità espressiva sono state sempre al servizio della bellissima musica di Schönberg. Per arrivare alla toccante terza strofa del testo, alla fine della quale la ripetizione dell’invocazione di pace diventa improvvisamente una toccante visione, auspicio di intensità unica a favore di un nuovo ordine dell’umanità. La Sagra di quest’anno è dedicata proprio al bene supremo della pace, nel ricordo drammatico della Grande guerra terminata cento anni fa, e sicuramente la serata di Assisi è stato un tangibile segno non solo dell’impegno che l’arte ha e continua ad avere in questa direzione, ma anche di come la musica possa realmente unire e non dividere i popoli.

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