L’arte dei “gesti parlanti” per resuscitare la Camilla di Bononcini

Per il festival Corti chiese e cortili proseguono con successo i recuperi drammaturgici della Cappella di S. Petronio, con Vannelli, Allegrezza e Banditelli.

Camilla, Bononcini
Foto di Enrico Bellei
Recensione
classica
Zola Predosa (BO), Palazzo Albergati, Festival Corti chiese e cortili
Trionfo di Camilla regina de’ Volsci
05 Settembre 2018

Da qualche anno la Cappella Musicale di S. Petronio, animata dal suo direttore Michele Vannelli, affianca al tradizionale impegno nel recupero della musica sacra bolognese sei-settecentesca occasionali aperture verso la musica operistica coeva. Dopo gli omaggi al centenario monteverdiano con una Poppea e un Ulisse d’eccellenza, l’attenzione si è spostata sul Trionfo di Camilla regina de’ Volsci di Giovanni Bononcini (Napoli 1696), titolo fortunatissimo all’epoca quanto sconosciuto oggigiorno.

La formula è quella ormai collaudata: spettacolo di punta della ormai storica rassegna estiva Corti chiese e cortili distribuita nei luoghi storici della provincia bolognese, trova la più suggestiva delle location nell’imponente villa di campagna del Marchese Albergati Capacelli, a Zola Predosa, in quel salone scenografico dove l’aristocratico commediografo metteva in scena per la nobiltà bolognese le commedie proprie e dell’amico Goldoni, ospite fra i tanti illustrissimi che frequentarono quelle mura. Nessun palcoscenico, dunque, ma solo una nuda piattaforma con la piccola orchestra ben visibile di lato.

I cantanti sono il frutto di un lungo corso di perfezionamento guidato da Gloria Banditelli per il lato vocale e da Alberto Allegrezza per quello scenico; la peculiarità, dunque, è che ci troviamo di fronte a uno spettacolo “storicamente informato” (come si dice oggi) non solo sul piano strumentale e canoro, ma anche per la gestualità attoriale che, sulla base della trattatistica pervenutaci, rimanda continuamente alle “pose” e ai “gesti parlanti” di cui è piena la pittura barocca: i movimenti attivano così un terzo canale comunicativo strettamente connesso a parola e musica, dove ogni concetto espresso in arie e recitativi viene visualizzato – vorremmo dire “madrigalisticamente” – secondo un codice gestuale che rimarrà sostanzialmente vivo fino all’epoca del film muto, ma di cui oggi abbiamo perso la consapevolezza.

Camilla regina de' Volsci, Bononcini
Foto di Enrico Bellei

L’effetto generale, se al principio può sembrare fin eccessivo e manieristico, si compenetra alla lunga con la parola a tal punto da favorirne la comprensione pressoché totale: la vera meraviglia per chi assisteva allo spettacolo era infatti di capire tutte le parole declamate nei recitativi e cantate nelle arie, esito evidente del minuzioso lavoro condotto sui cantanti da Allegrezza e Bantitelli, nonché Vannelli che li accompagnava al cembalo.

Camilla regina de' Volsci, Bononcini
Foto di Enrico Bellei

Voci tutte all’inizio di carriera, su cui svettava il soprano Giulia Beatini (Camilla) per presenza scenica e qualità vocale. Di grande interesse anche la prova del soprano Clarissa Reali (Turno), per precisione ed espressività, del basso Bryan Sala (Linco), protagonista con Nina Cuk (Tullia) delle scene buffe, e del tenore Lars Magnus Hvass Pujol (Latino), impegnato a rendere con dizione scolpita ma emissione sempre morbida una parte da re imperioso tutta declamata. Maria Dalia Albertini (Prenesto), Michela Borazio (Lavinia) ed Evgenya Chislova (Mezio) completavano il cast.

Tre ore e mezza di musica di gran pregio, fatta di recitativi vivaci e una cinquantina di brevissime arie tutte già strutturate nella forma col “da capo”. Se l’alternanza continua di scene serie e comiche contribuiva alla varietà dello spettacolo, la tenuta musicale era garantita dalla serrata concertazione di Michele Vannelli e dal valore sonoro del gruppo strumentale capitanato dal primo violino Alessandro Ciccolini.

Si replica il 7 settembre al Teatro Comunale di Modena.

Foto di Enrico Bellei
Foto di Enrico Bellei

 

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