La voce di Donna Ginevra per Luigi Tenco

Al Festival della Parola di Parma Ginevra Di Marco ha celebrato il cantautore a 80 anni dalla nascita

Ginevra di Marco canta Tenco
Foto di Francesco Gaspari
Recensione
pop
Festival della Parola, Parma
Mi sono innamorato di te (perché non avevo nulla da fare)
27 Giugno 2018

Vincitrice della Targa Tenco per Donna Ginevra del 2009 e, lo scorso anno, come interprete de La Rubia canta la Negra, Ginevra Di Marco ha in qualche modo saldato il suo ideale debito di riconoscenza nei confronti del cantautore di Cassine con Mi sono innamorato di te (perché non avevo nulla da fare), progetto ideato in occasione degli 80 dalla nascita dello stesso Luigi Tenco presentato qualche giorno fa sul palcoscenico della Pergola della Corale Verdi di Parma nell’ambito del Festival della Parola.

Atto finale di una tre giorni che, nello spirito di questa manifestazione arrivata alla sua quinta edizione, ha indagato il rispetto della parola sulla scorta di una consapevolezza culturale declinata in riflessioni le più variegate, le stesse parole rivestite dalle melodie di Tenco hanno trovato in questo contesto uno spazio raccolto e condiviso, distillate dalla voce densa ed espressiva della Di Marco di fronte a un pubblico numeroso, nel quale si mischiavano le generazioni così come le estrazioni sociali, un pubblico se vogliamo popolare e impegnato assieme, coinvolto in un ascolto attento e partecipato.

Nata da una coproduzione tra le associazioni Rinascimento 2.0 di Parma e NEM – Nuovi eventi Musicali di Firenze (il concerto viene proposto il 14 luglio a Scandicci), questa rilettura di una selezione di brani tratti dal repertorio del cantautore ha visto la partecipazione dei musicisti abituali di Ginevra Di Marco (Francesco Magnelli alle tastiere, Andrea Salvadori alle chitarre) oltre al quartetto d’archi della Filarmonica dell’opera italiana (Gabriele Bellu e Francesco Bonacini al violino, Pietro Scalvini alla viola e Marco Ferri al violoncello), con trascrizioni e arrangiamenti per archi di Marco Bucci.

Tra brani come “Vedrai, vedrai”, con la cantante sostenuta dal suono compatto del piano di Magnelli, o “Lontano lontano” restituita attraverso una lettura che ne ha amplificato il crescente segno espressivo, la voce della Di Marco ha disegnato con carattere personale le suggestioni racchiuse nelle composizioni di Tenco, screziandole di una sfumatura popolare che rendeva la distanza da queste canzoni velatamente malinconica. Un dato che ha trovato una delle dimensioni più efficaci nell’interpretazione de “La ballata dell'eroe” di Fabrizio De Andrè, brano che lo stesso Tenco ha cantato nel 1962 nei panni di Giuliano, personaggio che ha abitato l’atmosfera disincantata e agrodolce del film La cuccagna di Luciano Salce.

Tra gli altri titoli proposti ricordiamo “Ciao amore, ciao”, “Angela” o “Cara maestra”, oltre ad un omaggio offerto dal quartetto d’archi al Puccini dell’elegia “Crisantemi”, per una serata che ha rappresentato un originale omaggio ad uno dei protagonisti della canzone d’autore italiana, salutata alla fine dagli applausi convinti del pubblico presente.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

pop

Il cantautore friulano presenta in concerto l’album d’esordio Hrudja

pop

Un grande live al nuovo Jumeaux Jazz Club di Losanna (con il dubbio che a Bombino lo status di condottiero tuareg cominci a pesare)

pop

Ultima tappa del tour "Mi resta un solo dente e cerco di riavvitarlo" di Elio e le Storie Tese