Quei brillanti vecchietti

La prima regia di Dustin Hoffman inaugura il Torino Film Festival

Recensione
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Il Torino Film Festival compie 30 anni, e si è inaugurato con la prima volta di Dustin Hoffman alla regia: “Quartet” è tratto dalla brillante commedia di Ronald Harwood, che ha sceneggiato anche questo film, delizioso nel suo raccontare in modo commovente e ironico l’ultima età di una comunità di musicisti a Beecham House, una casa di riposo elegante e accogliente nella campagna londinese. Si organizza, nell’anniversario della nascita di Giuseppe Verdi (che sta arrivando proprio nel 2013) un gala di arie verdiane per raccogliere fondi da sostenitori privati; si rischia di chiudere, e bisogna tirare fuori tutta la gioia di vivere residua, preparare un recital che persuada. I vecchi narcisi e le vecchie primedonne portano ancora una volta in scena le loro isterie e le loro vanità, i loro teneri amori e le loro inossidabili porcellerie dongiovannesche. Tutti sorridono, qualcuno ha il magone, e ogni tanto arriva un’ambulanza a portare via un morente.
Gli attori impersonano quasi tutti se stessi, e stringe il cuore la carrellata di foto giovanili sui titoli di coda: diventeremo tutti vecchi! Moriremo tutti! Settantacinquenne, Hoffman legge con disincanto la prospettiva senile su una lunga vita di emozioni, che rimangono intatte in un corpo che si logora nella lotta della vita, dirigendo attori come Maggie Smith, Tom Courtenay, Billy Connelly, Pauline Collins e Michael Gambon. Gwyneth Jones ha il suo cameo, e ha pronunciato parole deliziose nella serata inaugurale del festival. Alla fine il Quartetto dal “Rigoletto” riesce, con standing ovation: Beecham House è salva!

Nel programma del festival c’è un altro film musicale: in “Come estrellas fugaces” Anna Di Francesca racconta la storia del compositore Edoardo che, in crisi creativa, si trasferisce in un villaggio spagnolo, dove trova una calda umanità femminile, e la musica allo stato sincero e amatoriale: ripartirà dal coro formato da gente sincera, ritroverà la voglia di comporre, e di tornare in una Italia che ha smesso di detestare.


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