I 10 migliori dischi del 2023 di Alberto Massarotto

Il meglio dei dischi di classica del 2023 secondo il giornale della musica

Alexander Romanovsky migliori dischi classica
Alexander Romanovsky
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Nella ricca offerta discografica di quest'anno, oltre alle grandi orchestre e agli interpreti più in vista, nell'ambito della musica d'oggi e del Novecento storico si sono fatte largo una serie di proposte molto interessanti che continuano a brillare per la qualità dei percorsi musicali tracciati e l'assoluta autorevolezza interpretativa dei loro (spesso giovani) esecutori.

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1. Alexander Romanovsky, Rachmaninoff Piano Works (Decca)

Per celebrare i 150 anni della nascita del compositore russo, DECCA riunisce in un’unica pubblicazione le principali opere per pianoforte eseguite negli ultimi anni da Alexander Romanovsky. Vero e proprio fuoriclasse della tastiera, il pianista ucraino che ha trovato da molti anni la propria casa in Italia si è imposto giovanissimo sul podio del Concorso Busoni di Bolzano, facendo parlare molto di sé, a volte non solo per la qualità delle sue esecuzioni.

Fortunatamente rimangono le sue inarrivabili interpretazioni delle due Sonate e delle Variazioni su un tema di Corelli, oltre agli Études-Tableaux op. 33. Dopotutto Romanovsky rappresenta oggi uno dei più autorevoli interpreti della musica di Rachmaninov, autore che continua ad accompagnare la sua carriera dalla sua partecipazione al Concorso Tchaikovsky di Mosca, fino all’integrale dei Concerti di quest’anno a Milano. Bonus Track il Preludio in sol minore, il più celebre dell’op. 23, che spesso Romanovsky propone in concerto come fuori programma.

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2. Alinde Quartett, Die schöne Müllerin (Hänssler Classic)

In vista delle celebrazioni dei duecento anni della morte di Schubert, da qui al 2028 Alinde Quartett ha avviato un nuovo percorso discografico denominato Schubert200. Originale tassello di questo ambizioso progetto è l’incisione per l’etichetta Hänssler Classic del ciclo lideristico Die schöne Müllerin nella nuova versione per voce e quartetto d’archi elaborata da Tom Randle.

L’interpretazione del giovane quartetto italo-americano Alinde Quartett (composto da Eugenia Ottaviano e Guglielmo Dandolo Marchesi ai violini, Erin Kirby alla viola e Bartolomeo Dandolo Marchesi al violoncello) ben si sposa con lo splendido timbro del tenore Daniel Johannsen, la cui esperienza e vocalità gli consente di esaltare al meglio il testo.

Tra tradizione e innovazione, questa versione del ciclo schubertiano si specchia con quella originale, presente nel doppio disco, grazie alla partecipazione del pianista Christoph Hammer.

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3. Carlo Siega, IEG Project (EMA Vinci)

Acronimo di Italian Electric Guitar Project, con questo disco Carlo Siega si impegna ad arricchire il repertorio per chitarra elettrica commissionando nuovi brani a cinque originali compositori italiani.

Ne deriva un catalogo variegato, sia per l’eterogeneità delle sonorità qui racchiuse, che per la natura delle nuove opere. A partire dal più ampio La misteriosa voce di Skip James, con il quale Federico Costanza agisce sulla naturale percezione del tempo per mezzo di vive quanto affascinanti sonorità, si arriva così agli appena quattro minuti di Cratere, sufficienti a Lorenzo Troiani per approfondire in modo esaustivo l’utilizzo della whammy bar.

Degno di nota è senza dubbio [Ni] Svanito costrutto di Davide Ianni, mentre il chitarrista veneto completa il suo mosaico con i brani di Giulia Monducci e Mattia Clera.

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4. Simon Höfele, Nobody Knows (Berlin Classics)

Dopo diverse pubblicazioni edite per Berlin Classics, compresa la parentesi jazzistica concessa lo scorso anno, Simon Höfele prosegue la sua indagine sul repertorio per tromba e orchestra con Nobody Knows, in cui riunisce tre grandi personalità della musica di oggi e del Novecento storico.

Se con Pietà Christian Jost scavalca il recinto della musica sperimentale più pura per omaggiare la figura di Chet Baker, il giovane trombettista tedesco incide Im Nebel, grazie al quale Toshio Hosokawa vince l’Otaka Award nel 2014, e il lavoro di Bernd Alois Zimmermann che offre il titolo a questo interessante disco.

Un ascolto interessante per ingannare l’attesa di poter ascoltare dal vivo anche in Italia questo formidabile musicista.

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5. AA.VV., Schoenberg String Trio & Regamey Quintet (Alpha Classics)

Per il quarto disco prodotto dal Festival di musica da camera di Lockenhaus, nato sotto l’egida di Gidon Kremer e oggi firmato dalla direzione artistica del Nicolas Altstaedt, il violoncellista tedesco si unisce a un gruppo di musicisti di prima scelta sulle pagine del monumentale Quintetto di Costantin Regamey, eseguito per la prima volta in segreto il giorno dello sbarco in Normandia: il pianista Alexander Lonquich, i violinisti Ilya Gringolts e Lawrence Power, il fagottista Bram van Sambeek e il clarinettista Reto Bieri.

Il disco si completa con Trio per archi op. 45 di Arnold Schönberg offrendo una lettura ineguagliabile delle opere qui presentate, accostata a un’imprescindibile lezione interpretativa.

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6. Mikel Urquiza, Espiègle (L'Empreinte digitale)

Un raffinato gusto per il sarcasmo sembra animare il disco monografico di Mikel Urquiza, tra i più interessanti compositori della nuova generazione che, come un diavoletto dispettoso, si diverte a innestare una serie di citazioni musicali, deformandole per l’occasione, su un tessuto musicale vivacizzato dallo spiccato senso dell’orchestrazione dell’autore che riesce con disinvoltura a trarre il massimo risultato dall’Ensemble C Barré, con il quale è stato in residenza.

Se Songs of Spam ha sancito il primo incontro con i Neue Vocalsolisten Stuttgart, l’impertinente Lavorare stanca è stato commissionato per il Festival ManiFeste 2020, mentre Più dolcemente dimenticato... per soprano e tre strumenti è stato realizzato con Sara Maria Sun al Festival Internazionale di Musica Contemporanea Pharos di Cipro. Incredibile come il gioco continui sulle corde di mandolino, chitarra e arpa in Elurretan

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7. Stefano Taglietti, SideReal (DGMW Blue Seal Records)

Con SideReal, Stefano Taglietti continua il percorso nel territorio della musica elettronica creando uno spazio sonoro in cui i sintetizzatori, prendendo il posto dell’orchestra, si adattano e si trasformano al servizio di un evocativo Concerto per pianoforte.

Mentre i due Marteau sono alimentati dall’atto del percuotere, in Costellazione di luci lontane l’ascoltatore osserva qualcosa di misterioso, rimanendo avvolto in suggestioni uditive ammalianti.

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8. Giorgi Gigashvili, Meeting My Shadow (Alpha Classics)

Dopo essersi fatto notare in alcuni tra i più prestigiosi concorsi pianistici – su tutti al Busoni di Bolzano e al Rubinstein di Tel Aviv –, oltre ad essersi esibito in coppia con violinista Lisa Batiashvili e la pianista Martha Argerich, a soli ventidue anni Giorgi Gigashvili è destinato a diventare uno degli interpreti più originali sul piano internazionale.

Ne è testimonianza il suo primo disco in cui il musicista georgiano spazia con intelligenza dalle Variazioni Eroica di Beethoven alla Messa nera di Skrjabin, passando per gli Intermezzi op. 117 di Brahms, oltre a un estratto dai Vingt Regards sur l'Enfant Jésus di Messiaen e alcune Sonate di Scarlatti.

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9. SWR Vokalensemble, Ligeti Complete Works for a cappella Choir (SWR Classic)

Tra tutte le registrazioni programmate per il centenario di una delle più grandi menti del Novecento, degna di nota è quella del SWR Vokalensemble che ripercorre l’intero repertorio per coro a cappella di Ligeti, qui magistralmente diretto dall’israeliano Yuval Weinberg.

Un percorso avvincente che abbraccia l’intero arco creativo del compianto compositore ungherese, accompagnando l’ascoltatore alla scoperta dei lavori corali degli anni Quaranta, praticamente sconosciuti, fino ai grandi capolavori rappresentati da Lux aeterna (1966) e dalle Tre Fantasie su testi di Hölderlin (1982).

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10. Bartók, Piano Concertos (Pentatone)

Il pianista Pierre-Laurent Aimard si unisce alla San Francisco Symphony Orchestra diretta da Esa-Pekka Salonen per una nuova lettura dell'integrale dei Concerti per pianoforte di Bartók. Divenuto ambasciatore della musica contemporanea militando nell’Ensemble Intercontemporain, fondato da Pierre Boulez, con questa registrazione Aimard approfondisce la lettura dei classici del Novecento subito dopo aver consegnato all’etichetta Pentatone Etudes and Frames su musiche di Vassos Nicolaou in coppia con la pianista Tamara Stefanovich, altra splendida interprete della nuova musica.

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