Se il Naso balla il tip tap

A Londra va in scena l'opera di Sostakovic

Recensione
classica
Royal Opera House (ROH) Londra
20 Ottobre 2016
La Royal Opera House va a segno - con una nuova produzione del primo lavoro operistico di Dimitry Sostakovic, Il Naso, in cui ritroviamo elementi positivi che favorevolmente connotano il gusto inglese: umorismo grottesco con contenuto fantastico e assurdo. Al suo debutto a Covent Garden, il regista australiano Barrie Kosky ci racconta uno Sostakovic mai inaspettato però, anche sotto il profilo letterario. Bene il riadattamento dei dialoghi, la reinterpretazione del libretto in inglese di David Poutney ha effettivamente divertito tutta la serata, dalla tipica ammonizione tutta british di non buttare rifiuti (il naso) a terra quando il barbiere Ivan Iakovlevitch - un grande John Tomlison, già qui recensito recentemente in Boris Godunov - cerca di sbarazzarsene, al “fuck it” di Platon Kuzmitch Kovalov - Martin Winkler - quando magicamente ritrova il naso che non si attacca più al suo posto. Quasi sinfonizzato il testo di Pountney, che commenta ed amplifica la drammaturgia. Il carattere erotico non è mai allontanato, mai venato di tragedia, sempre fitto di doppi sensi sessuali: nei costumi dei ballerini un po’ en travesti, nelle scene di confusione cittadina che diventano dei baccanali di sesso sfrenato. Qualcosa di meno scontato ci si aspettava. Certo il palcoscenico non era affatto disordinato e la struttura, abbastanza simmetrica e circolare, rispettata - in questo Kosky è stato magistrale, nonostante i settanta personaggi, alcuni in brevissimi passaggi, pantomime, variazioni di tempo, estese scene affollate. Un enorme tavolo in tonalità grigiastra al centro del proscenio rappresentava tutto, interni ed esterni. Surreale? si - è la relazione dei personaggi che provoca la tensione drammatica più che gli eventi esterni. Caotico? no, seppur non privo di ritmo e di pseudo narrazione teatrale. La fisicità è enfatizzata con lucida intelligenza dal regista, il naso ha una propria identità, prima grande poi rimpicciolito, multiplo, cinque dieci nasi che ballano il tip tap. Kovalov, funzionario statale, un bel giorno si sveglia senza naso, ne va in cerca, lo incontra in chiesa in divisa da consigliere di Stato, lo riperde di vista, mobilita la polizia, glielo trovano ma non si riesce a riappiccicarglielo. Finché una mattina si ridesta col naso a posto, non si sa come. Se praticamente non succede nulla - nessun personaggio sviluppa carattere, nonostante tutta una serie di molteplici attività che si svolgono sul palco ed i temi del sesso, amore, preoccupazione per il matrimonio, le limitazioni del corpo dell'uomo, le sue funzioni, la volgarità e inumanità della società, ed i problemi con la burocrazia ecc. - è la musica che complica e permea di fascino questo libretto. Sin dall'inizio la musica è totalmente integrata nel dialogo, un parlato ritmico in una sinfonia teatrale. Un plauso all'orchestra che ha suonato benissimo aprendo subito uno squarcio di sonorità tagliente. Al puntillismo dei timbri corrispondeva l’irrequietezza dei ritmi, cui le percussioni adoperate con abbondanza conferiscono una pronunciata asprezza: memorabile è stato l’interludio del primo atto, affidato alle sole percussioni: triangolo, tamburo, castagnette, tom-tom, rattle, piatti, grancassa, gong, campane tubolari, glockenspiel ecc. Ingo Metzmacher contribuisce alla riuscita dei cantanti con una concertazione agile, ben lavorata sui fiati, braccio totalmente sinfonico, quasi una parodia musicale di effetti timbrici. Il resto lo fanno i cantanti, perché la musica qui non è auto sufficiente, asservisce totalmente il testo. Martin Winkler è completamente fuso nel tessuto timbrico orchestrale, fino a critici acuti in registri impossibili. Poi il coro canta fresco, delineato nei timbri dei più o meno estesi dialoghi di domande e risposte. Il risultato è a volte ibrido, una miscela di testo, musica e teatro. Mancava una venatura di tragedia e lo spettacolo era perfetto.

Note: drammaturgo Ulrich Lenz

Interpreti: Kovalov Marin Winkler, Iakovlevitch - dottore - direttore giornale John Tomlison, Ossipovna Rosie Aldridge, Ispettore - eunuco Alexander Kravets, uomo in cattedrale - eunuco Alexander Lewis, Il Naso (ballerino) Ilan Galkoff, Ivan (servo) - gentiluomo - studente- eunuco-assistente polizia Wolfgang Ablinger-Sperrhacke, Iaryshkin Peter Brinder, vecchia contessa Susan Bickley, Podtotshina Helene Schneiderman, donna piangente in cattedrale - figia di Podtotshina Alish Tynan, poliziotti Jeremy White, Alan Ewing, David Shipley, Charbel Mattar, Simon Wilding, prete Yuriy Yurchuk, clerico Njabulo Madlala, studente - secondo bambino Sion Goronwy, eunuco . poliziotto Alasdair Elliott, poliziotto - gentiluomo - studente Samuel Sakker, Daniel Auchincloss, Michael J. Scott, primo bambino Nicholas Sharratt, colonello Hubert Francis, vecchia contessa - studentessa Paul Carey Jones, autista Marianne Cotterill, voci femminili Kiera Lyness, Lisa Wilson, Lousi Armit, voci maschili Mark Guerin, Lee Hickenbottom, Andrew Macnair, Christopher Lackner

Regia: Barrie Kosky

Scene: Klaus Grunberg

Costumi: Buki Shiff

Corpo di Ballo: Jonathon Luke baker, Cameron Ball, Jordi Calpe Serrats, Otis Cameron-carr, Russell Preston Fine, Robin Gladwin, Thomas Herron, gareth Mole, André Rebelo, Chris Scott

Coreografo: Otto Pichler

Orchestra: Royal Opera House

Direttore: Ingo Metzmacher

Coro: Royal Opera House e aggiunti

Maestro Coro: William Spaulding

Luci: Klaus grunberg

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