Una Lady post-sovietica

La stagione lirica del Massimo Bellini si è aperta coproducendo col Teatro Nazionale di Riga la Lady Macbeth di Shosakovich: la regia ha fatto slittare il contesto storico nella caotica realtà post-sovietica, e ha potuto contare su prove interpretative assai positive (soprattutto il direttore e la protagonista). Pubblico da prima, freddino: l'acido grottesco di Shostakovich fa ancora scandalo?

Recensione
classica
Dmitrij Sostakovic
Un cortile di un grigiastro caseggiato, malandato e annerito dal fumo, dove si sporge una casupola rurale (ma fornita di antenna parabolica) e un antidiluviano serbatoio d'acqua: sembra di essere nel far-west post-sovietico, nella periferia di un ex-impero dove conflitti, vuoto di potere, corruzione etc. degradano il vivere civile e la condotta morale dell'uomo. Il regista Andrejs Zagars, in questa coproduzione Teatro Nazionale di Riga - Massimo Bellini (coro e orchestra sono del teatro catanese), rende esplicito lo slittamento cronologico ricorrendo a un arsenale crudele quanto generico di comportamenti bestiali (indotti spesso da istupidimento mass-mediatico). La lettura registica è comunque netta e assai rilevata: il mondo borghese, grettamente conservatore della Russia di Nicola II verrà pur ferocemente criticato e deformato in immani grotteschi dalla musica di Shostakovich, ma la realtà storica in cui sorse la critica ha causato – al suo tramontare – una realtà socio-politica ancor più acida. L'umanità che la attraversa è perciò pessimisticamente in perenne e doloroso esilio nel mondo, come cantano i toccanti cori dei deportati nel 4° atto: anche il "barlume di luce" che Shostakovich intendeva infondere nella protagonista viene annullato tragicamente e, agitato dalla pura passione, affonda infine nella disperazione (resa con perizia registica). I numeri migliori di una Lady Macbeth sostanzialmente assai positiva s'individuano nella straordinaria protagonista (Aira Rurane) e negli interpreti del numeroso cast vocale, tutti – nella media – bravi e ben preparati attorialmente (menzione speciale per il Boris di Samson Ozjumovs), in un coro sempre reattivo, in una direzione (Martins Ozolins) solida e incisiva, e in un'orchestra che ha dopotutto pagato pochi dazi.

Note: data della prima: venerdì 19 gennaio 2007, ore 20.30

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