Un tuffo nel passato alla ricerca dell'opera che fu.
L'accoppiata Menotti-Domingo riporta l'opera ai tempi del suo massimo splendore, quando le emozioni sembravano sgorgare ancora incontrollate e il canto ne era il principale ambasciatore.
Recensione
classica
Il Goya di Menotti è un grande affresco operistico che guarda senza remore al passato, un'opera scritta appositamente per le peculiarità di Domingo che a Vienna si è abbandonato e calato nel personaggio con grande impeto e slancio. Si potrebbe discutere a lungo se il linguaggio compositivo di questa opera sia adeguato e necessario ai tempi che corrono, ma non è questo il luogo adatto, perché la partitura, con i suoi lunghi e intensi archi melodici, convince vivendo in simbiosi con l'interpretazione del tenore spagnolo. Domingo è quasi sempre in scena, siede silenzioso alla prima apertura di sipario e il pubblico solo di ciò si appaga e gioisce. Eppure non è altro che un logico inizio in medias res: l'opera-domingo non poteva cominciare che mostrandolo, quasi feticcio di questo mondo così contraddittorio e affascinante che si sta provando a descrivere. La regia, con alcune soluzioni efficaci e di effetto, è semplice e lineare quasi a voler arginare il tutto. A far il resto, tanto, ci pensa lui. L'orchestra accompagna, altro non deve fare, ma lo fa troppo bene, questo il punto in più. Domingo tiene i fili, ma la Breedt nella parte femminile principale non è da meno. Anche gli altri interpreti sono bravi, bravissimi anzi, ma i due fanno la differenza, basterebbero solo gli struggenti duetti in cui la massa del suono si raddoppia e gonfia propagandosi in tutto il teatro. Di fronte a tale spettacolo ci si può fare una vaga idea di quello che veramente l'opera è o è stata, di quello che forse dovrebbe essere: uno specchio delle illusioni e delle emozioni che concede al tempo, sì, di tornar indietro, senza però concedergli di fermarsi.
Interpreti: Don Francisco de Goya, Plácido Domingo; Doña Cayetana, Michelle Breedt; María Luisa, Iride Martinez; Charles IV, Andreas Conrad; Don Manuel Godoy, Maurizio Muraro; Martín Zapater, Christian Gerhaher
Regia: Kasper Bech Holten
Scene: Steffen Aarfing
Orchestra: Radio-Symphonieorchester Wien
Direttore: Emmanuel Villaume
Coro: Festival-Chor KlangBogen Wien
Maestro Coro: Matthias Köhler
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