Sokolov a Bolzano

Il grande pianista russo torna al Festival Busoni ed è ancora trionfo

(foto Gregor Khuen Belasi)
(foto Gregor Khuen Belasi)
Recensione
classica
Bolzano Festival Bozen
30 Agosto 2012
A due anni di distanza dalla sua ultima apparizione a Bolzano, Sokolov torna ad esibirsi e conquista nuovamente la città con un concerto sold out che termina con ben sei bis. Il programma della serata suggerisce nel tocco pianistico il binomio esteriorità/interiorità, da quello più evidente giocato nella giustapposizione del Settecento brillante di Rameau e Mozart con le ombre romantiche di Brahms, a quello più profondo presente in ogni brano e che nel talento del pianista russo dà vita ai capitoli di un lungo racconto che affascina. Solo la grandezza di Sokolov può sostenere l'inusuale scelta di aprire un recital pianistico con la Suite in re di Rameau, proponendo sulla tastiera più di mezz'ora tra pezzi imitativi, di carattere e virtuosistici in un'apoteosi di trilli e mordenti. La sala ne viene rapita, seguendo il pianista tra la gioiosità festante di quella concitazione ritmica barocca che si trasforma in colore e la serietà severa che impone “La Conversazione delle Muse”, per una lunga raccolta di brani che pur giocherellando tra turbini e mitologia termina realmente zoppicando nel breve respiro di una tonalità minore. Della KV 310 di Mozart, di cui ascoltiamo finalmente la maestosità dell'Allegro, Sokolov regala un capolavoro di quel secondo movimento così complesso, raggiungendo tali livelli di pianissimo che le singole note si trasformano in minuscole stelle vive. Nella seconda parte delle serata rifulge l'anima brahmsiana del pianista russo, prima con le Variazioni su un tema di Händel, dove la sua tecnica straordinaria domina il virtuosismo della pagina, poi nell'intimissima op.117 che si allontana dalla semplice tenerezza per ricercare una più profonda maturità di pensiero. Un altro concerto capolavoro che ricorderemo a lungo in attesa del prossimo programma.

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