Quando le rarità piacciono al pubblico

Un allestimento di efficace spettacolarità e ricco di spunti critici riesce a dilettare il pubblico anche se l'opera in questione è una rarità del repertorio. Il segreto di questo successo sembrerebbe celato dietro al divertito entusiasmo del cast, che ha saputo lasciarsi coinvolgere fino in fondo dal complesso e più che attuale mondo musicale e morale di Weill.

Recensione
classica
Volksoper Vienna
Kurt Weill
05 Maggio 2007
Adottando e adattando un allestimento già presentato con immenso successo di pubblico al Festival di Bregenz del 2004, la Volksoper punta sulla carta della spettacolarità cercando di attirare maggiori spettatori e, allo stesso tempo, proseguire la strategia intrapresa di divulgare repertori poco conosciuti. Pountney sembra proprio il regista adatto per questo tipo di concezione. La sua è una lettura fedele al testo, ma ricca di allusioni e spunti critici, un agire che soddisfa diverse fasce di pubblico, incluse quelle più tradizionali. Il tono di fondo della produzione è esplicitamente da commedia, caricaturale e, trattandosi di un'operetta, colpisce nel segno. E così una satira sul traffico d'armi, la demagogia e l'inutilità della guerra si trasforma in uno strepitoso successo rivolto a un pubblico, borghese, che diviene a sua volta bersaglio di qualche velenosa frecciatina. Non a caso i costumi della produzione ricordano gli abiti tradizionali di foggia alpina e il testo viene spesso manipolato, come nella migliore tradizione dell'operetta, con riferimenti a situazioni di attualità. L'entusiasmo coinvolge veramente tutti, non solo gli spettatori, ma soprattutto il cast. Questo potrebbe essere il motivo del successo e della riuscita di questa produzione. L'orchestra accompagna con brio e diversificazione, sempre giocosa e persuasiva. Il coro canta, balla, salta. I cantanti si immedesimano tout court nelle parti (a volte fin troppo come nel caso di Kraus nei panni del cinico trafficante d'armi) e anche se nell'impostazione vocale seguono i canoni della lirica tradizionale invece del dogma di intelligibilità dell'estetica teatrale di Weill, il testo è emerso chiaro e comprensibile.

Interpreti: Ursula Pfitzner, Regula Rosin, Dietmar Kerschbaum, Michael Kraus, Carlo Hartmann, Wolfgang Gratschmaier, Rolf Haunstein, Josef Forstner

Regia: David Pountney

Scene: Duncan Hayler; Luci: Markus Holdermann

Costumi: Duncan Hayler

Coreografo: Craig Revel Horwood

Orchestra: Orchestra della Volksoper

Direttore: Christoph Eberle

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