Metti un matrimonio (segreto) in una bomboniera

Un nuovo allestimento del "Matrimonio segreto" ha aperto la programmazione lirica triennale prevista tra Teramo e Atri (sempre in provincia di Teramo); nel piccolo ma splendido Teatro di Atri, il dramma giocoso di Cimarosa ha ottenuto un franco successo, avendo potuto contare su una compagnia equilibrata e ben preparata, soprattutto nei numeri con orchestra e nella resa chiara e articolata, all'interno di essi, della parola

Recensione
classica
Stagione lirica Teramana Atri
Domenico Cimarosa
09 Novembre 2001
Un nuovo allestimento di "Il Matrimonio Segreto" di Domenico Cimarosa ha aperto la programmazione triennale di teatro musicale che ruota attorno al capoluogo di provincia di Teramo; il celebre "dramma giocoso" è stato tuttavia montato nel piccolo teatro all'italiana di Atri (sempre nella provincia teramana), un piccolo gioiello architettonico che consente al pubblico un rapporto ravvicinatissimo col palcoscenico, e dunque la possibilità di cogliere con grande evidenza quei particolari di gesto e parola che fanno il midollo performativo dell'opera comica. Purtroppo, le dimensioni proprie di questo teatro-bomboniera hanno un contrappasso, nel dover muovere i personaggi in uno spazio scenico assai ristretto: accade così che, nonostante l'ottima predisposizione di una buona ed affiatata (ancorché oltremodo giovane) compagnia di canto alla resa chiara e articolata della parola, e nonostante le scene di Giancarlo Gentilucci giustamente orientate a lasciar sgombro quanto possibile lo spazio scenico, la regia di Silvio Araclio abbia a volte faticato nel gestirvi dinamicamente, secondo i tempi della partitura, gli interpreti vocali; il risultato è stato quello di esaltare a tratti più il nonsense "locale" delle iterazioni musicali, che il vertiginoso congegno drammaturgico di equivoci (anch'esso un po' insensato nella sua sbrigliatezza) su cui si fonda la dimensione "globale" del comico del "Matrimonio segreto". Tra le voci in scena, qualità veramente ottime hanno dimostrato Luciano Di Pasquale (Geronimo) Paolo Speca (Robinson), sicuri, ben caratterizzati e molto curati sia nei recitativi che nei numeri con orchestra. Questi ultimi hanno costituito la punta di diamante degli altri interpreti, che hanno cantato benissimo arie e duetti (nonché lo splendido recitativo obbligato di Carolina nel secondo atto) e, come detto, hanno evidenziato encomiabili equilibrio e coesione timbrica negli assiemi: prove di un'indubbia validità sia per la Elisetta di Manuela Formichella (stilisticamente molto pertinente), sia per la Fidalma di Giacinta Nicotra, sia per la coppia degli innamorati Carolina (Maura Maurizio) - Paolino (Giorgio Trucco); se un unico appunto si deve fare, esso cadrebbe sulla cura dei recitativi, non sempre omogenei nel timbro (per la Maurizio e, nel secondo atto, per la Formichella), nella precisione dell'intonazione (per Trucco) o nella fluidità dell'articolazione scenico-testuale (per la Nicotra). Comunque, dettagli all'interno di un lavoro complessivamente solido e ben preparato (peraltro molto apprezzato dal pubblico), al quale deve aver contribuito la concertazione di Walter Althammer, tedesco non solo nella scuola direttoriale, ma anche nell'approccio alla partitura: approccio che è senz'altro stato serio e coscienzioso, sostanziato di un buon piglio sinfonico, ma che si è negato qualche fluidità di movenza e qualche eleganza di suono (appoggi invece che accenti) in più; non sarebbero state fuori luogo, e avrebbero aiutato l'Orchestra Sinfonica 'Riccitelli' di Teramo, che pure se l'è cavata onorevolmente, ad ammorbidire e ad ampliare la propria tavolozza dinamica.

Note: nuovo all.

Interpreti: Di Pasquale, Formichella, MAurizio, Nocotra, Speca, Trucco, Di Francesco

Regia: Silvio Araclio

Scene: Giancarlo Gentilucci

Costumi: Santuzza Calì

Orchestra: Orchestra Sinfonica "Primo Riccitelli" di Teramo

Direttore: Walter Althammer

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