L'aitante barbiere di Cagliari

Josè Luis Castro ha messo in scena un Barbiere che sfruttava le scene realistiche di Carmen Laffón, le raffinate luci di Vinicio Cheli, la verve comica dei cantanti: con un Figaro giovanile (Markus Werba) e una aggraziata Rosina (Carmen Oprisanu).

Recensione
classica
Teatro Lirico di Cagliari Cagliari
Gioachino Rossini
24 Febbraio 2006
A causa di uno sciopero dell'orchestra, la prima era andata in scena con l'accompagnamento del pianoforte. Ma poi tutto è filato liscio nelle altre recite del Barbiere presentato a Cagliari in un allestimento del Teatro La Maestranza di Siviglia. Le scene di Carmen Laffón riproducevano con minuzioso realismo scorci di strade, scale, viuzze, fino all'intonaco ruvido delle case. I bellissimi interni erano impreziositi dalle luci di Vinicio Cheli, modulate secondo i diversi momenti della giornata, che penetravano calde nella camera di Rosina, nell'elegante studio di Bartolo, per poi incupirsi nella scena del temporale, dove il vento spalancava le finestre e spazzava via i fogli dalla scrivania. La regia di Josè Luis Castro, improntata alla massima leggibilità, cercava di limitare gli elementi caricaturali negli insiemi (a parte la scelta di fare girare i soldati come automi sulle note di "Mi par d'esser con la testa"), ma lasciava ampia libertà alla recitazione dei singoli personaggi: il Bartolo di Alfonso Antoniozzi, che ha riscosso un enorme successo, calcava a volte la mano (lo sguardo ebete e la bocca aperta nel finale del primo atto), anche se sfoggiava buone doti vocali, rapidità di sillabazione, e in alcuni casi riusciva ad essere molto divertente (ad esempio quando canticchiava nel sonno durante la lezione di musica di Rosina). Markus Werba ha disegnato un Figaro snello e giovanile, che cantava la sua cavatina accompagnato da due avvenenti sivigliane; Carmen Oprisanu era una Rosina dal gesto aggraziato, dal timbro vellutato, molto brava nei passaggi di agilità, anche se poco sonora nei gravi; il tenore americano Gregory Kunde era un Conte d'Almaviva un po'attempato, con gli acuti facili ma un po' chiusi, che suonava con disinvoltura la chitarra nella sua canzone.

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