I trucchi live di Goebbels
Il compositore tedesco regista di quartetti e di parole (di Elias Canetti) in uno spettacolo di sorprendente vitalità
Recensione
classica
Heiner Goebbels, si sapeva, è uno dei compositori contemporanei dal più spiccato, sicuro, efficace, verificato senso teatrale. Come Battistelli, e pochi altri. Non nel senso del tradizionale fare teatro musicale nei tradizionali teatri d'opera, che è altra cosa, ma nel senso della capacità di concepire progetti teatrali di formato e di linguaggio originali ma dalla confezione non monumentale, e quindi leggera, viaggiabile, coproducibile, visibile in tanti luoghi per molto tempo. "Eraritjaritjaka. Il museo delle frasi", è uno spettacolo ideato e diretto da Heiner Goebbels su testi di Elias Canetti con tanti pensieri sulla musica e altri sulla condizione umana reale o immaginabile. In lingua aborigena Aranda, "Eraritjaritjaka" significa "nostalgia". Qui di musica di Goebbels ce n'è solo un pezzetto: lui ha scelto momenti o movimenti di quartetti o di archi di Sostakovic, Mosolov, Scelsi, Lobanov, Bryars, Crumb, Oswald, Bach, interpretati con flessibilità magistrale dall'olandese Mondriaan Quartet, e su quello recita il geniale attore André Wilms, per cui Goebbels ha preparato un partitura di gesti, di luci, di trucchetti cinematografici con camera a mano prima in registrata finta trasmissione televisiva diretta e poi in diretta visibile in praticabile live (potrete capire solo vedendo, sino al 28 gennaio alle Fonderie Limone per la bella coproduzione Unione Musicale /Teatro Stabile, che apre un ciclo di tre titoli di un "Manifesto Goebbels"). Il teatro di Goebbels, si vede, si gode, è un percorso aperto, che vive nel tempo della sua creazione con gli altri artisti, in prova e davanti a noi spettatori.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
classica
Alessandro Taverna porta l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai con Gianna Fratta
classica
Le tre operine presentate in una nuova produzione di Pier Luigi Pizzi