I sofà volanti del serraglio

Il regista Martin Duncan ha ambientato la Entführung di Monaco in uno spazio attraversato da divani colorati, sospesi per aria come tappeti volanti, e ha sostuito i dialoghi con una narratrice. Intensa e stilisticamente appropriata la resa musicale, affidata alla bacchetta di Daniel Harding e alle voci di Malin Hartelius e Roberto Saccà.

Recensione
classica
Bayerische Staatsoper Munchner-Opern-Festspiele Monaco di Baviera
Wolfgang Amadeus Mozart
19 Luglio 2003
Uno degli spettacoli più applauditi dei Münchener Opern-Festspiele è stato Il Ratto dal serraglio di Harding e Duncan. In questo spettacolo, che aveva debuttato il 15 gennaio al Nationaltheater, il regista Martin Duncan ha trasformando la Türkenoper mozartiana in un teatro insieme onirico e giocoso, in un mondo fluttuante, fatto di tavolini semoventi e di divani dei colori dell'arcobaleno che galleggiano sospesi per aria come tappeti volanti. Sul fondale un enorme schermo contrappuntava i movimenti sulla scena con cambi repentini di colore, con immagini di decorazioni moresche, con scritte tratte dal Corano, con la pianta del palazzo Topkapi di Istambul, sulla quale venivano tracciati i percorsi dei personaggi alla ricerca dell'harem del pascià Selim. Duncan ha evitato di fare dei personaggi degli stereotipi, ha inserito alcune soluzioni comiche (non sempre di buon gusto: come l'autocastrazione degli eunuchi), ha operato una scelta radicale: tutti i dialoghi parlati sono stati eliminati e sostituiti dalle descrizioni di una narratrice. Nonostante la bravura di Fatma Genc (attrice turca, trapiantata in Germania e lì molto nota), la mancanza comunicazione tra i personaggi, che è parte integrante della Entführung, annullava di fatto l'azione e riduceva l'opera ad una specie di antologia di numeri musicali. Harding ha tuttavia colto benissimo i meccanismi teatrali mozartiani, facendo emergere tutta la freschezza di questa musica, evidenziando la fusione tra sinfonismo tedesco e arguzie tipiche dell'opera comica italiana, sfruttando i colori del fortepiano, di trombe e timpani antichi. Malin Hartelius si è rivelata una Konstanze molto espressiva e dotata di un bel fraseggio; Roberto Saccà un Belmonte stilisticamente esemplare, anche nelle colorature, nonostante l'emissione vocale un po' compressa; Kevin Conners un Pedrillo solare, Paata Burchuladze un Osmin tonante e con grandi doti mimiche. Tutte voci che si amalgamavano alla perfezione nei pezzi d'insieme, come nel quartetto "Ach Belmonte, ach mein Leben". Riuscitissima anche la figura del pascià Selim, affidata a Bernd Schmidt, che anche senza parlare, nei suoi sguardi, nei garbati approcci con Konstanze, svelava la sua natura umana e malinconica.

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