I luoghi della musica

Quali spazi per la musica amplificata?

Recensione
classica
Vivo in una città, Bari, che ha appena ritrovato il suo teatro storico. E immediatamente, attorno all’utilizzo del Petruzzelli (nel quale, nel giro di un mesetto, si sono esibiti Morgan e Venditti per dare spazio, infine, al congresso della Cgil) si è scatenata la polemica: ma come, abbiamo atteso quasi vent’anni il teatro dall’acustica perfetta per ascoltarci la musica pop? Non voglio entrare nella questione, ma mi ha colpito quanto detto da Salvatore Accardo a tal proposito: «il rock e il pop e, più in generale, la musica leggera che si avvale di amplificazione, possono mettere a repentaglio l'acustica del teatro Petruzzelli». Sostituendo a “Petruzzelli” l’espressione “teatri storici” il senso non cambia.
Ma proprio questo porta a riflettere sul ruolo dei teatri in un sistema musicale che voglia dirsi davvero moderno. La musica colta di oggi (o musica “d’arte” contemporanea, come altri preferiscono definirla) utilizza largamente l’amplificazione, gli strumenti elettronici, elevatissime pressioni sonore; pensiamo solo al gruppo americano dei Bang on a Can o al Kronos Quartet. Oppure sceglie soluzioni logisticamente ardite; è il caso delle tre orchestre di Gruppen di Stockhausen o della meravigliosa spatial music di Henry Brant, ma gli esempi sarebbero infiniti. I teatri storici sono bellissimi, necessari e carichi di memorie.
Però le nuove forme di pensiero musicale invocano, esigono, spazi adeguati e moderni, che siano espressioni/estensioni delle esigenze della musica nuova. Se nelle grandi città italiane fosse davvero così, sarebbe più facile evitare la dimensione museale in cui rischia d’impantanarsi la nostra musica classica. Che è viva e attuale (anche nelle sue espressioni più antiche) perchè non è una lingua morta; e continua a pulsare grazie alle nuove generazioni di compositori e interpreti di qualità. Accanto ai teatri storici, possibilmente riempiti di idee e svuotati di retorica, avremmo tutti bisogno di spazi adatti a far viaggiare i suoni della modernità, aiutando il pubblico a scoprire quanto emozionante, colorata e diretta possa essere la musica contemporanea.

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