Da Milano a Roma

Grande successo per il concerto della Filarmonica della Scala, diretta da Yuri Temirkanov

Recensione
classica
Accademia di Santa Cecilia Roma
09 Marzo 2015
Restituendo la visita a Milano dell'orchestra di Santa Cecilia, la Filarmonica della Scala è venuta Roma. Sul podio doveva esserci Chung, a lungo direttore principale dell'orchestra romana, che però ha dovuto rinunciare per motivi di salute ed è stato sostituito da Yuri Temirkanov, anch'egli molto amato dai romani e frequentemente ospite dell'orchestra dell'Accademia: questo per dire che si respirava un'atmosfera da festa in famiglia, che spazzava via lo stupido campanilismo di coloro che non rinunciano a contrapporre Roma e Milano anche in campo musicale (non è passato molto da quando un giornale meneghino sosteneva che l'orchestra romana suonava bene perché la spalla era milanese). Neanche a farlo apposta, ad aprire il concerto era la sinfonia scritta da Rossini a Milano per l'Aureliano in Palmira e riutilizzata a Roma per il Barbiere di Siviglia. La Rossini renaissance sembra non essere arrivata in Russia, perché Temirkanov ha usato un'orchestra di grandi dimensioni, quindi gli strumentini non potevano essere molto brillanti né gli archi molto trasparenti, ma è stata comunque un'interpretazione godibilissima, piena di vita ed energia, che puntava tutto sull'irrefrenabile ritmo rossiniano e sui crescendo, più che mai travolgenti ma perfettamente calibrati. Temirkanov ha molto valorizzato il ritmo anche nell'Italiana di Mendelssohn: i tempi erano veloci e leggeri nei due movimenti estremi, che sembravano volare meravigliosamente senza peso, mentre i violoncelli hanno scandito con particolare evidenza l'andamento lento e regolare del secondo movimento, simile a una lenta processione. Poi ha scelto un tempo più lento del consueto per l'attacco della Quarta Sinfonia di Ciajkovskij, rendendo ancora più cupo e terribile il tema del Fato. Se prima la sua direzione era stata all'insegna dell'eleganza, ora tutto è fuoco e passione, con quella capacità dei grandi direttori russi - da Mravinsky a Gergiev - di esasperare al massimo i contrasti, senza mai apparire eccessivi, perché il patetismo del compositore russo nella loro interpretazione diventa qualcosa che penetra nelle vene e perde ogni sospetto di esagerazione sentimentalistica. Indimenticabile l'interpretazione del direttore e grande la prova dell'orchestra, che ha risposto come un sol uomo: ottoni potentissimi ma mai sgraziati anche nei passaggi più aspri e violenti, archi compatti e travolgenti, legni che facevano vibrare le grandi melodie cantabili. Successo calorosissimo per direttore e orchestra, ma niente bis.

Note: Il concerto è stato registrato da Rai Radio Tre per successive trasmissioni

Orchestra: Orchestra Filarmonica della Scala

Direttore: Yuri Temirkanov

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