Ascoltare come atto di ribellione

Webern e Nono nell’anteprima della nuova edizione di “Veneto Contemporanea” con l’Orchestra di Padova e del Veneto

L'Orchestra di Padova e del Veneto
L'Orchestra di Padova e del Veneto
Recensione
classica
Padova, Auditorium Pollini
Webern e Nono
29 Febbraio 2024

È trascorso poco più di un mese dalla ripresa del Prometeo nella Chiesa di San Lorenzo a Venezia, e Luigi Nono, nel centenario della nascita, torna nelle proposte dell’Orchestra di Padova e del Veneto e del suo direttore artistico Marco Angius. Come anteprima dell’annuale rassegna di Veneto Contemporanea si è scelta una composizione strettamente legata al Prometeo come Guai ai gelidi mostri, che precede di poco Prometeo e nasce anche dalla collaborazione con il filosofo Massimo Cacciari, autore anche per questa composizione della scelta dei testi che vanno da Lucrezio, Orazio, Ezra Pound, Friedrich Nietzsche, Franz Rosenzweig fino a Gottfried Benn. È lo stesso Cacciari a introdurre il pezzo, parlandone come di “invettiva” contro il potere e classificandola nell’ultima fase del compositore veneziano. Superato il periodo della musica concepita come veicolo di pathos e protesta politica, non finisce la protesta “contro l’inferno di questo modo” ma l’impegno ma si muta in qualcosa che si può riassumere con l’imperativo “Ascolta”. Ascoltare l’inudibile è il mezzo per ribellarsi ai tiranni e all’ingiustizia. È il veicolo per arrivare all’assoluto, sfuggendo alla distrazione dalle parole dei potenti, dei “gelidi Stati” (Nietzsche).

Cacciari sottolinea la radicalità di un gesto rivoluzionario come quello dell’ascolto, che ispira Guai ai gelidi mostri, composto nel 1983, un periodo drammatico per Nono, profondamente colpito dalla situazione nella Polonia repressa dopo i moti di Solidarność. Come anche in Prometeo, i testi non sono portatori di un significato ma, appena percepibili, diventano strumentali all’esperienza dell’ascolto in modo non dissimile dai sei strumenti e dal live electronics che proietta i suoni fino alle soglie dell’udibile. Sul palcoscenico dell’Auditorium Pollini i nove solisti guidati da Marco Angius dal gesto quasi ascetico sono disposti ad arco di fronte al pubblico suddivisi in tre gruppi, come prescritto dal compositore. Gli interpreti sono in parte gli stessi del recente Prometeo e comunque tutti esperti nel repertorio di Nono: a sinistra la violista Giada Broz, il violoncellista Simone Tieppo e il contrabbassista Francesco Di Giovannantonio, al centro i due contralti Beatrice Mezzanotte e Katarina Otczyk, e a destra la flautista Laura Bersani, la clarinettista Roberta Gottardi e il tubista Niccolò Perferi. Sotto la regia sonora di Alvise Vidolin, collaboratore antico di Nono, e Luca Richelli i suoni trovano una spazialità attraverso gli altoparlanti distribuiti nella sala per ricreare la suggestione di un luogo dello spirito.

Questa “cantata che sfiora il silenzio” (Angius), era preceduta dalla riscrittura orchestrale di Anton Webern del Ricercare a sei voci dal Musikalisches Opfer di Johann Sebastian Bach, estremo atto di fede nella scienza contrappuntistica portata a sommi livelli di astrazione. Per Webern, uno dei vertici della triade della seconda scuola di Vienna (da cui Nono discende), questa composizione segna quasi un percorso inverso di riappropriazione: la materia bachiana è inizialmente scomposta nel tipico puntillismo timbrico weberniano per poi ricomporne la complessa trama contrappuntistica originale nell’intreccio dei suoni orchestrali. Ancora sotto la guida di Angius per questo Webern che guarda al passato – come al passato dei polifonisti veneziani guardava Nono – è l’Orchestra di Padova e del Veneto che si presenta al gran completo sul palcoscenico dell’Auditorium Pollini.

Un piccolo e prezioso assaggio di quello che offrirà la quarta edizione di “Veneto Contemporanea” molto festeggiato da un pubblico numeroso e attento.

 

 

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