Anima Mundi, torna a casa tua

I paradossi del festival pisano

Recensione
classica
Avete visto il programma del festival Anima Mundi, diretto da John Eliot Gardiner, che si tiene a Pisa nelle prossime settimane? È di un livello altissimo come sempre, e anche quest‘anno promette grandi esecuzioni di capolavori noti e meno noti, nella cornice mozzafiato della città toscana. Magari vivete a Modena o a Roma e avete deciso che vale la pena di farsi un viaggio per andare incontro a simili meraviglie. Andate sul sito e scoprite che il festival, dallo scorso anno, non richiede più i notevoli esborsi del passato ma, come richiesto dall’Opera Primaziale Pisana, è addirittura gratis. Tutto! Ma... ma dovete andare una settimana prima a Pisa a prendere il biglietto di persona. Infatti c’è un giorno di apertura del botteghino per il concerto x, ci si mette in fila e si prendono i biglietti, fino a esaurimento posti. Vivete a Perugia, volete sentire Gardiner dirigere i Vespri di Monteverdi e non avete un amico pisano disinteressato che faccia la fila per voi in una mattina o pomeriggio feriali? Vi tocca prendere la macchina o il treno, andare a Pisa, fare la fila nella speranza di avere un posto decente, tornare indietro e poi ritornare a Pisa la settimana dopo. Se poi volete assistere a due concerti dovrete tornare un’altra volta in un altro giorno. Il festival diventa gratuito e paradossalmente si fa più inaccessibile, o meglio accessibile solo a chi quel tale giorno è fisicamente presente per prendere i biglietti.
Anima Mundi è uno dei più straordinari eventi della scena italiana, un appuntamento che merita di essere seguito dal maggior numero di appassionati. Lo scorso anno, quando è scattata la gratuità, era tutto esaurito, e non si stenta a capirne la ragione: di certo il festival finalmente è diventato abbordabile per molte persone che prima non potevano permetterselo, e vista la qualità della musica in gioco c’è solo da esserne felici. Ma questo meccanismo di prenotazione è penalizzante perché seleziona il pubblico sul piano geografico e non su quello dell’interesse: un piccolo neo di una manifestazione unica. Ci permettiamo di suggerire un ripensamento: in un’epoca di cultura e turismo globali fare un festival con nomi internazionali accessibile solo ai locali è un paradosso che ci auguriamo possa presto essere risolto.

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