Angela Hewitt incanta Bologna
Insieme ai Cameristi della Scala ed Emanuele Urso (corno) per Bologna Festival 2025

Una serata all’insegna del Settecento quella che offre il nuovo imperdibile appuntamento della rassegna “Grandi Interpreti” di Bologna Festival 2025. E questa volta gli interpreti sono davvero grandissimi, a cominciare dai Cameristi della Scala, ensemble fondato nel 1982 da alcuni musicisti del massimo teatro meneghino, che insieme a loro vede esibirsi anche il suo Emanuele Urso, primo corno solista dal 2022. Ma la vera star dello spettacolo è l’attesissima Angela Hewitt, pianista di fama internazionale e tra i massimi esponenti del repertorio bachiano.
Il concerto si apre con la brillante musica di Mozart, interpretata con gusto e buon piglio classico proprio da Urso insieme all’ensemble scaligero. Il Concerto per corno e orchestra n. 4 in Mi bemolle Maggiore KV 495 risplende soprattutto nei riusciti contrasti tra i temi più frizzanti, eseguiti dal cornista pugliese con un apprezzabile legato, e quelli più ombrosi, lontanamente drammatici, restituiti dal suono caldo e uniforme dell’orchestra. Peccato per qualche imprecisione del corno nell’ultimo movimento, che tuttavia non compromette un’esecuzione in generale briosa e trascinante.
A seguire Angela Hewitt dimostra tutta la sua maestria di interprete raffinata e profonda del repertorio di Bach. Anche in veste di direttore, la pianista canadese ipnotizza il pubblico con l’esecuzione del Concerto per tastiera, archi e basso continuo in Re minore BWV 1052 in un trionfo di equilibrio e sentimento. Il primo movimento (Allegro), acceso in tutta la sua meraviglia contrappuntistica, colpisce per la capacità del pianismo di Hewitt di alternare sapientemente intense immersioni nel tessuto orchestrale, dove si abbandona in un’esaltazione di ritmo e musicalità, a sfavillanti riemersioni da protagonista, severo e travolgente. Il movimento lento (Adagio) si configura come una commovente preghiera di note toccanti e misteriose, in pieno stile barocco, portate all’apice della loro bellezza dall’appassionato e laconico manto orchestrale e dal tocco morbido, mai fragile, sempre vigile di Hewitt. L’Allegro finale permette alla pianista di dimostrare tutta la sua eccellente tecnica, come nella difficilissima cadenza in cui esprime un virtuosismo mai fine a se stesso o lezioso, ma sempre ancorato alla partitura e all’impervio vitalismo del brano, in una cascata di suoni dove ogni nota è una goccia con un peso interpretativo specifico.
Dopo l’intervallo, il palco è tutto riservato ai Cameristi della Scala che eseguono felicemente la Sinfonia n. 13 in Fa Maggiore KV 112 di Mozart. L’ensemble spicca per il suono luminoso e per la gestione del ritmo e delle dinamiche, con dei tempi serrati e metronomici, in grado di evidenziare entusiasticamente tutta la godibilità sonora e armonica dello stile classico e in particolare di quello mozartiano, ricco di continue invenzioni, a metà tra il gusto italiano e viennese.
Angela Hewitt ritorna in scena per eseguire e dirigere con una gestualità semplice e aggraziata uno dei più celebri capolavori mozartiani, il Concerto per pianoforte e orchestra n. 21 in Do Maggiore KV 467. La contrapposizione tra blocchi sonori del primo movimento (Allegro Maestoso) viene disciolta in un dialogo di pura estasi tra il pianoforte e le varie parti dell’orchestra (ottimamente bilanciata) in cui il brano confessa tutti i suoi umori melodici, perfetta sintesi tra magniloquente grandiosità e sensibilità intimista. Il fraseggio di Hewitt, poi, è un continuo godimento acustico. L’Andante, introdotto dal suadente pizzicato degli archi gravi e dalla soave melodia dei notevoli violini primi, si schiude in un incanto di rarefatta sospensione e piacevolezza, incarnato dal lirismo dolce, sognante e a tratti triste del superbo pianismo dell’artista canadese. L’Allegro vivace assai è un turbinio di suggestioni timbriche sorretto dal delizioso tocco di Hewitt, che si congeda dagli scroscianti applausi del pubblico bolognese ringraziandolo con uno straordinario bis, il secondo movimento (Largo) del Concerto per clavicembalo n. 5 in Fa minore BWV 1056 di Bach, pura poesia musicale tesa verso Dio.
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