Al via la sinfonica all'Opera

Primo concerto di "Specchi del tempo", la nuova stagione sinfonica dell'Opera di Roma

Recensione
classica
Teatro dell'Opera di Roma
11 Novembre 2015
Entrando nel palco, si ha una visuale diversa dal solito: la prima parte della platea è occupata dall'orchestra, che è stata spostata in avanti sia per migliorare l'acustica sia per non occupare il palcoscenico, dove in questi giorni si sta preparando il prossimo spettacolo. Soprattutto si vede una sala piena, con molti giovani tra il pubblico, grazie a un'intelligente politica dei prezzi. Il concerto inizia con "Esercizio sul risveglio" del quarantenne Emanuele Casale, che con sonorità impalpabili - lunghe note tenute, glissandi, timbri translucidi, sempre piano e pianissimo - vuole ricreare quell'attimo in cui non dormiamo più ma ancora non abbiamo piena coscienza di dove siamo e di cosa ci circonda. Il pubblico supera l'istintiva diffidenza verso la musica contemporanea ed è favorevolmente colpito da questo brano del 2012 che gli propone un mondo sonoro nuovo ma non ostico. Si prosegue con Beethoven: il pianista francese Cèdric Tiberghien e specialmente il direttore venezuelano Dietrich Paredes sembrano cadere nel frequente equivoco di "beethovenizzare" a tutti i costi le composizioni giovanili di Beethoven ancora "mozartiane" (come se fosse un difetto!) e quindi danno al Concerto n. 2 un piglio corrusco e marziale, che gli è estraneo. Ci sono alcune belle oasi, dovute soprattutto al pianista, ma non basta e il pubblico infatti resta freddino. Le cose cambiano con la Sinfonia n. 5 di Ciajkovskij, che Paredes affronta con slancio, gettandosi nei suoi turbini di suono e di passione e allo stesso tempo mantenendo un controllo che non mette a rischio l'equilibrio sempre in bilico di Ciajkovskij e non rende pompieristiche le perorazioni a piena orchestra. È un'interpretazione molto fisica ma non per questo superficiale: risuonano profonde e intense le pagine più cupe e pessimistiche come l'introduzione e la conclusione del primo movimento, sono espressive e dolci ma anche nobili le melodie del corno e dell'oboe nell'Andante cantabile, anticipano l'ormai prossimo Mahler alcuni momenti del finale. Il suono dell'orchestra è compatto, pieno, ben timbrato: meritano una segnalazione speciale la spalla Vincenzo Bolognese, il corno Carmine Pinto, l'oboe Gianfranco Bortolato e i legni tutti. Grandi e meritati applausi per l'orchestra e il direttore alla fine del concerto.

Interpreti: Cédric Tiberghien, pianoforte

Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma

Direttore: Dietrich Paredes

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