Giuseppe Spoglia, la rinascita di un musicista
In prima esecuzione moderna i Salmi Vespertini di questo finora sconosciuto rappresentante della scuola romana

Abbiamo un nuovo compositore, Giuseppe Spoglia, non esattamente un giovane. È nato nel 1639 a Tolentino e ha svolto la sua carriera musicale a Roma, dove fu maestro di cappella della Chiesa del Gesù al Collegio Romano e in seguito coadiutore e diretto successore di Giacomo Carissimi al Collegio Germanico-Ungarico e all’annessa chiesa di Sant’Apollinare. Dunque ebbe due incarichi molto importanti nel campo della musica sacra nella capitale della cristianità, che in quell’epoca era anche una delle capitali della musica. Eppure le più autorevoli e ampie enciclopedie musicali non gli dedicano nemmeno una riga. A riscoprirlo sono stati una decina di anni fa Paolo Paoloni e Nicola Procaccini, che hanno pubblicato rispettivamente una biografia di Spoglia (nei documenti dell’epoca è talvolta come Spogli) e una trascrizione di tutta la sua musica giunta fino a noi, che purtroppo è soltanto una piccola parte di quella che egli compose.
Il loro lavoro musicologico non ha avuto finora grande riscontro nella pratica musicale ma ora gli ha dedicato un intero concerto Flavio Colusso, direttore o più esattamente “maestro di cappella” a Santa Maria dell’Anima, la chiesa della comunità cattolica tedesca a Roma. Da anni Colusso svolge un prezioso lavoro per una migliore conoscenza della scuola romana, che spesso viene identificata con Palestrina, dimenticando tutti gli altri. Invece la scuola romana ha prodotto per un secolo e mezzo una grande quantità di musicisti di notevole valore e il fatto che molti di loro non fossero romani accresce e non diminuisce l’importanza di questa scuola. A Roma giungevano musicisti non solo dagli immediati dintorni, come lo stesso Palestrina, ma anche da altre regioni dello stato della chiesa, dal resto dell’Italia e da Germania, Francia, Spagna e altre nazioni europee. A loro volta i musicisti romani si spostavano in altre città, come Firenze, con cui i contatti e gli scambi erano molto frequenti: erano romani Emilio de’ Cavalieri, Giulio Caccini e Jacopo Peri, che a Firenze “inventarono” l’opera negli anni intorno al 1600.
Inoltre questo concerto rientrava nelle celebrazioni per i quattrocento anni dalla nascita del pittore Carlo Maratti (o Maratta), marchigiano come Spoglia e come lui vissuto a Roma, dove entrambi terminarono la loro vita nel 1713. È un’iniziativa interessante e da ripetere quella di non limitare le celebrazioni di un artista al solo ambito dell’arte da lui coltivata e di accostarlo anche ad artisti attivi in altri campi.
Colusso ha scelto e diretto in prima esecuzione moderna una selezione dei “Salmi Vespertini della Madonna” di Spoglia, pubblicati nel 1681, facendoli precedere e seguire dalle rispettive antifone in canto gregoriano e intercalandovi alcuni brevissimi versetti per organo tratti dall’ “Ars cantandi” di Carissimi. I brani prescelti erano più esattamente un inno, due salmi e il Magnificat, quindi piuttosto variegati pur nell’unità stilistica di fondo. Rispettando le indicazioni di Spoglia, che specifica “a cinque voci, con il secondo choro de’ ripieni se piace”, Colusso ha alternato sezioni affidate a cinque cantori a quelle in cui si aggiungevano le cinque voci di “ripieno”, avvicendando così momenti più maestosi e altri più raccolti. A tratti è richiesta ai cantori una notevole dose di virtuosismo, soprattutto se si tiene conto che stiamo parlando di un coro e non di solisti: tutto è stato realizzato perfettamente, perché in effetti il coro era formato da cantanti che spesso salgono sui palcoscenici come solisti. Nella sua breve presentazione Colusso afferma che la musica di Spoglia “presenta pagine di straordinario virtuosismo e insieme intensa spiritualità nelle quali la parola sacra si esprime in tutta la sua profondità e bellezza” ed ha perfettamente ragione. Il “Magnificat” in particolare è una pagina ricca di diverse soluzioni musicali ed espressive, veramente splendida.
Per rimarcare l’eredità carissimiana raccolta da Spoglia, Colusso ha inserito nel concerto uno dei Mottetti di Carissimi per due voci e basso continuo. E ha posto a conclusione una Toccata per organo di Spoglia, che rivelava come in questo campo egli da una parte segua l’esempio di Frescobaldi e dall’altra anticipi Alessandro Scarlatti, altri due musicisti romani d’adozione. L’ha eseguita Alessandro Albegna, che ha lasciato l’organo positivo su cui realizzava il basso continuo insieme ad altri tre ottimi musicisti (clavicembalo, tiorba e trombone) ed è corso su nella cantoria per sedersi al grand’organo della chiesa, un magnifico strumento, moderno ma a trasmissione integralmente manuale.
Un concerto così non richiama folle oceaniche ma non sono certamente mancati gli ascoltatori, che occupavano gran parte dei posti disponibili nella chiesa e hanno dimostrato il loro gradimento con applausi convinti e prolungati.
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