Una Madama Butterfly di tradizione

Il capolavoro pucciniano in scena a Catania nell’unica produzione 2025 interamente del Massimo Bellini

Madama Butterfly (Foto Giacomo Orlando)
Madama Butterfly (Foto Giacomo Orlando)
Recensione
classica
Catania, Teatro Massimo Bellini
Madama Butterfly
11 Aprile 2025 - 19 Aprile 2025

Il cartellone lirico del Teatro Massimo Bellini annovera il presente anno cinque titoli, tutti di repertorio, tutti in allestimenti scenici sostanzialmente preesistenti, uno dei quali – la recente Madama Butterfly – prodotto dal Teatro e riproposto in una nuova formulazione, oltre che con un nuovo cast musicale, di onorevole livello medio. Tra le sue differenti e potenziali anime, il Massimo Bellini ha valorizzato stavolta quella di ‘teatro di tradizione’, con lusinghieri risultati di pubblico – particolarmente nelle repliche pomeridiane – che lasciano ben sperare in un ampliamento del bacino fruitivo, da verificare nel più ricercato cartellone sinfonico, dove l’affezione e la consuetudine dei contenuti sono meno palmari. La Madama Butterfly appena andata in scena si è poggiata su una regia – di Lino Privitera – misurata e attenta soprattutto al dramma del rifiuto della propria cultura originaria, cui l’inganno sentimentale sembra quasi servire da volano funzionale: Butterfly appare decisa anche per altri antefatti ad abbandonarla, esibendo con evidenza il simbolo di una nuova fede, ma – com’è noto – altri simboli di cui non può liberarsi le saranno pronti al momento della catastrofe. La tinta terrigna di scene e costumi – di Alfredo Corno – lascia incombere da subito un senso tragico, potenziato dalle ben realizzate coreografie di figure incombenti della cultura rinnegata (peccato che, in tale quadro, la scena del ripudio sia riuscita poco sbalzata).

I due interpreti principali portano a casa il risultato, con qualche fatica Valeria Sepe, reduce però da una fastidiosa indisposizione che l'ha costretta a saltare le recite precedenti, e che nella serata ha finito col generare una certa distinzione tra momenti dialogici e lirico-drammatici, nonché qualche asincronia con l’orchestra; Leonardo Caimi ha mostrato qualche scalino timbrico, ma alla fine ha disegnato un Pinkerton credibile nella leggerezza sentimentale del personaggio. Molto positive le prove degli altri performer maschili di maggior peso: Luca Galli è uno Sharpless preciso e bene in parte sotto tutti gli aspetti, Saverio Pugliese dimostra – quale Goro – una voce di ottima proiezione e nitida dizione, ottimo corredo per l’interpretazione del personaggio; Laura Verrecchia caratterizza la sua Suzuki nella sua chiave più pungente che materna; complessivamente a posto gli altri comprimari. L’attacco instabile dell’introduzione sinfonica ha fatto temere una serata sfocata da parte dell’Orchestra del Teatro  Massimo Bellini, diretta da Alessandro D’Agostini, ma l’esecuzione si è poi assestata e ha regalato gli immancabili momenti sublimi per capacità di orchestrazione di Puccini.

 

 

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