Una Giornata per la Musicoterapia

A Bologna il tema era "Let's Play!"

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Let's Play! è il tema scelto quest'anno dalla EMTC European Music Therapy Confederation per la seconda Giornata Europea della Musicoterapia che ogni 15 novembre, o nelle due settimane centrali del mese, vuole richiamare l'attenzione di tutta la comunità sociale su una disciplina relativamente giovane qual è la musicoterapia. Hanno aderito 21 paesi e in Italia, ad opera di varie associazioni, sono state organizzate almeno una quindicina di iniziative, equamente sparse sul territorio nazionale, tra nord e sud. Bologna è stata la sede prescelta da AIM - una delle principali associazioni di professionisti della musicoterapia attive in Italia - per organizzare lo scorso 21 novembre, con il patrocinio con il Dipartimento di Psicologia dell'Università di Bologna, una giornata di studi che ha toccato diversi aspetti, dalla formazione e la normativa professionali ai progetti di musicoterapia realizzati in ambiti tra loro anche molto diversi. Così, ci si è confrontati con i temi della formazione nell'intervento di Pio Enrico Ricci Bitti dell'Università di Bologna mentre la norma UNI sulle Arti Terapie e il portale del progetto europeo Musa sono stati oggetto della relazione di Marinella Maggiori e Mariagrazia Baroni. Un ruolo centrale è spettato senz'altro all'eccezionale esperienza della britannica Jacqueline Z. Robarts che con il suo modello di "Integrative Music Therapy", lavorando musicalmente dal livello sensoriale a quello dell'elaborazione simbolica, ha ottenuto grandi risultati con bambini autistici o abusati, adolescenti con disturbi alimentari, adulti con patologie psichiatriche (Robarts). Il termine musicoterapia, con tutta probabilità, evoca nella mente di ognuno di noi qualcosa di molto diverso, per alcuni è la musica messa in sottofondo mentre viene praticato un massaggio o la musica che ti fa ascoltare il dentista mentre ti devitalizza un dente, per altri, fortunatamente, è una pratica professionale che ha precisi riferimenti teorici e metodologici.

Nel primo caso si fa semplicemente leva sul potere della musica di agire sui nostri stati emotivi (esiste in tale senso una ampia letteratura scientifica che spazia dalla psicologia alla semiotica, alle neuroscienze) e ci si affida ad una verità condivisa - ovvero che la musica fa bene - scambiando l'utilizzo della musica con la musicoterapia; nel secondo caso si apre un orizzonte di significato altrettanto variegato, legato alla molteplicità degli approcci teorici e ai modelli musicoterapici più o meno ufficialmente riconosciuti. Se si guarda al programma della giornata bolognese, anche solo la lettura dei titoli rende conto di questa varietà. Nel suo intervento Davide Woods ha presentato un' attività di "musicoterapia multimodale" nella riabilitazione oncologica per pazienti adulti mentre il gruppo di professionisti di MusicSpace Italy, coordinati da Barbara Zanchi, nei progetti realizzati con l'Associazione Mozart14 nei reparti pediatrici del Sant'Orsola e nel carcere minorile del Pratello di Bologna, opta per una musicoterapia a orientamento relazionale, basata sulla "free therapy improvisation". Ma allora, quale musicoterapia? La World Federation of Music Therapy ha elaborato, in tal senso, una possibile risposta: "La Musicoterapia è costituita da un uso professionale della musica e dei suoi elementi come forma d'intervento in ambito medico, educativo e della vita quotidiana con individui, gruppi, famiglie e comunità [...]. La ricerca, la pratica, l'educazione, la formazione clinica in musicoterapia sono basate su standard professionali in accordo con i diversi contesti culturali, sociali e politici". L'appuntamento, per tutti, è nel luglio 2016, a Vienna, per il decimo congresso europeo di musicoterapia.

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