La Spoon River di Catherine Graindorge

Songs for the Dead è il nuovo lavoro della musicista e compositrice belga Catherine Graindorge

Catherine Graindorge
Disco
pop
Catherine Graindorge
Songs for the Dead              
tak:til / Glitterbeat

Il nuovo lavoro della musicista e compositrice belga Catherine Graindorge s’intitola Songs for the Dead, una raccolta di canzoni, strumentali e vocali, dedicate ai temi della vita, dell’amore e della morte.

– Leggi anche: Catherine Graindorge ha fatto un disco con Iggy Pop

Nelle otto canzoni che compongono il disco Graindorge ha voluto farsi accompagnare da un piccolo ensemble composto da Simon Ho, un collaboratore abituale che ha diviso con lei i palchi nelle sei date del tour italiano dello scorso febbraio, Pascal Humbert e Simon Huw Jones, già cantante di And Also The Trees.

Nel disco compaiono, in un paio di brani, anche il suo compagno nonché batterista Elie Rabinovitch e sua figlia Lula.

Quest’album è la celebrazione degli esseri cari che sono scomparsi ed è costruito intorno a una poesia di Allen Ginsberg, A Dream Record. In questo sogno Ginsberg racconta di essersi ritrovato in compagnia di Joan Vollmer, la moglie di William Burroughs: lei è seduta su una sedia in giardino e discutono, quando, improvvisamente, lui vede la sua tomba. In quel momento lui si rende conto che lei è deceduta, cosa che è effettivamente avvenuta perché Joan è stata uccisa accidentalmente da suo marito.

Ricorderete la dinamica della tragedia: mentre erano in Messico, entrambi sotto l’effetto di alcol e stupefacenti, vollero ricreare il celebre episodio di Guglielmo Tell; Burroughs sparò un colpo di pistola indirizzandolo verso un bicchiere posto sulla testa di sua moglie ma, diciamo così, la mira non fu delle migliori e colpì Joan alla testa, uccidendola.

Lei aveva solo 28 anni. Registrata qui come “This Is a Dream,” la poesia esplora quel luogo in cui il velo tra il mondo dei vivi e quello dei morti più si assottiglia. La musica esplora la bellezza e la perdita, creando un dialogo fluttuante ed etereo tra voce e suono che trasporta con sé l’ascoltatore.

«Ciò che ha destato il mio interesse in questa poesia è l’argomento della sparizione immediata, che gli avvenimenti possano ribaltarsi tragicamente in un istante. È davvero qualcosa che mi ossessiona e a cui penso spesso» - Catherine Graindorge intervistata dalla rivista belga Musiczine

L’idea è stata quella di combinare la poesia di Ginsberg dedicata a questo episodio con il mito di Orfeo ed Euridice, quest’ultimo già argomento dell’opera folk Hadestown della cantautrice statunitense Anaïs Mitchell, diventata poi un vero musical teatrale di grande successo.

Catherine non sapeva nulla a proposito di Joan Vollmer ma la poesia l’ha colpita perché dice tutto sulle nostre vite: «Qualcosa può accadere e non si può tornare indietro, se non nei nostri sogni quando i morti vengono a farci visita, come il mito di Orfeo ed Euridice. Agi occhi di Orfeo per un momento Euridice sembra viva ma un solo sguardo è sufficiente per farla sparire nell’Ade».

Lui vorrebbe riportarla alla vita con il suo amore per lei ma sappiamo bene che solo nei sogni l’amore è sufficiente per ingannare il fato.

Come cantante Graindorge ha pensato a Simon Huw Jones perché la sua voce ha una qualità molto teatrale, come quella di un narratore. Inoltre per lui la letteratura è importante, è uno connesso alle parole. Gli ha spedito la poesia di Ginsberg e hanno parlato di mitologia greca. Indubbiamente lo stile di Jones, tra il cantato e il parlato, ha portato la necessaria gravità ai versi.

Prima ho accennato al recente tour italiano di Graindorge in compagnia di Ho: ecco la registrazione della data torinese in cui sono stati eseguiti, tra gli altri, alcuni dei brani che hanno trovato posto in Songs for the Dead.

 

 

Graindorge è stata invitata a suonare all’edizione dello scorso anno delle Nuits Botanique nella sala Bozar, una delle più prestigiose del Belgio. E il concerto si è risolto in una sorta di prova generale: i pezzi, come erano stati costruiti per l’occasione, sono stati successivamente utilizzati come demo per la registrazione del disco. I tasselli si sono composti rapidamente e quando i musicisti sono entrati in studio quasi tutto era già scritto, senza bisogno di ulteriori discussioni.

La registrazione ha portato via sei giorni e altri cinque sono stati necessari per il mixing, totalmente analogico: «È più caldo e ha più senso con i miei strumenti e la mia maniera di scrivere, più come la musica barocca, in un certo senso».

“Joan” è stato il singolo – di cui Catherine ha scritto sia la musica sia il testo - che ha avuto il compito di precedere il disco e il video che l’accompagna è stato diretto da Elie Rabinovitch, con la presenza come ballerina dell’altra figlia, Ilona: un’elegia sonora per viola, voce e doppio basso. 

 

 

«In un giardino di rose, c’è del sangue sulle mie spalle, c’è del piombo nel mio cervello, le mie vene sono gelate, la mia testa è aperta…» - “Joan”

“Songs for the Dead” è un album che lascia spazio all’immaginazione, tra miti antichi e moderni, leggende e storie: «Mi piace raccontare una storia. Vengo dal teatro e sono anche un’attrice. Queste sono narrazioni, domande e risposte che si connettono le une alle altre». 

In passato Graindorge ha collaborato con Nick Cave e questa frequentazione si avverte particolarmente nel brano “Orpheus’ Head”, dove l’interpretazione di Jones sembra rendere omaggio alle atmosfere tipiche del Re Inchiostro.

Tutto culmina con “Time Is Broken”, dove Jones e Graindorge (con sua figlia Lula) duettano fino a quando la musica sfuma e l’ultimo verso dice «non c’è altro da aggiungere»: composta da Graindorge and Simon Ho, la canzone ha origine da una piccola, semplice linea di piano ideata da quest’ultimo mentre i due lavoravano insieme durante una residenza a Bruxelles. 

Songs for the Dead è un disco pieno di ombre e di luci, le cui otto composizioni rivelano un universo onirico e romantico. In quanto compositrice per film e spettacoli teatrali, Catherine conosce perfettamente il potere dell’atmosfera nella musica e lo usa appieno in questo suo nuovo lavoro, specialmente in “Small Trees” e “The Unvisited Garden”, brani in cui il violino e la sua voce creano una calma fragile e tremante. Le storie raccontate da Catherine Graindorge in questo album sono universali ed eterne: la musica dell’amore e del lutto, le canzoni per la fine dell’amore e della vita, le canzoni per coloro che non ci sono più ma che continuano a vivere nei nostri cuori e nei nostri ricordi.

«Effettivamente il titolo può sembrare un po’ pesante e allora ho scelto per la copertina una mia foto che ho ritrovato a casa di mia madre, dove mi si vede bambina mentre suono una tromba in un giardino in Provenza, a fianco di una sedia vuota. Ho trovato che ci fosse un simbolismo luminoso perché la foto è immersa nell’alone di un sole splendente. Per me, la parola chiave è elevazione. Elevarsi...» - Catherine Graindorge intervistata dalla rivista belga Musiczine e, avendola conosciuta personalmente, posso affermare che quella bambina a tratti affiora ancora nella Catherine di oggi.

 

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