Ballo slow

Terra Madre, musiche e giovani orchestrali dal mondo

Recensione
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Alla fine, dopo quattro giorni a sentir parlare di Caciocavallo podolico del Gargano e dell’antica lenticchia di Onano, domenica sera c’era la coda davanti all’unico paninaro aperto in zona PalaIsozaki. Io – e con me molti delegati di Terra Madre, il grande meeting internazionale su cibo e alimentazione – ho scelto un’inquietante salsiccia alla piastra, con maionese. Un momento di debolezza nella solida idea dietro Terra Madre, e Slow Food: perseguire “il buono e il bello”, come emerge dai discorsi di chiusura, tenuti dal presidente Carlo Petrini e – tra gli altri – da Vandana Shiva, Serge Latouche, Raj Patel e Manfred Max-Neef. Nella ferma convizione che politiche e pratiche agricole diverse, tradizionali e sostenibili – insomma, la “galassia” Terra Madre – sia il “sistema immunitario del pianeta”, e l’unico suo futuro possibile. La colonna sonora di tutto questo, raccolta sotto il titolo “Suoni di Terra Madre”, si ispira agli stessi principi (un'eccezione kitsch: "We Shall Overcome" nella versione di Springsteen (!), in un eccesso di "volemose bene" al termine del discorso del Presidente). Sono decine i concerti proposti a margine degli incontri, tra Terra Madre e Salone del Gusto, fino alla grande festa finale. Ci sono la torinese-etiope Saba, i potenti campani Sancto Ianne, gli straordinari veneti Barbapedana, l’Orchestra di percussioni e balafon Aniké, i siciliani Petri ca addumunu e altri ancora: presìdi anche loro di musica “diversa”, lontana dal mainstream multinazionale, da tutto quello che non è “noi”, nella solida contrapposizione che emerge da ogni intervento dei relatori. C’è anche la produzione originale del festival, Machine Avant, “supergruppo” inventato dall’organettista Raffaele Pinelli che mette insieme i migliori giovani interpreti dell’organetto diatonico (ne ho parlato, in anteprima, qui), oltre al citato Pinelli, Filippo Gambetta, Simone Bottasso, Rémy Boniface (e assente – giustificato – Vincent Boniface). Per l’occasione si prestano come accompagnatori della citata Saba, della gran voce della valdostana Maura Susanna e del cantautore Alberto Visconti. Un progetto di grande interesse e dal grandissimo potenziale, che aspettiamo di valutare meglio in occasioni più intime e "slow". Di certo, avrebbe meritato un servizio migliore da parte del service audio: nel rimbombante palazzetto quasi nulla si intuisce delle trame tessute dai quattro mantici. Il rispetto della biodiversità (musicale) dovrà passare, in futuro, anche per queste banali considerazioni: ogni strumento deve essere messo in grado di suonare, al meglio possibilmente. E se la selezione della proposta artistica risponde in pieno ai principi di Terra Madre, non altrettanto si può dire della gestione dell'impianto audio: lascia un fastidioso gusto in bocca, come a bere del Barbaresco D.O.C. con la cannuccia. I delegati ad ogni modo gradiscono, mostrando grande partecipazione a musiche a loro in buona parte estranee; e, con buona pace delle specificità culturali, ballano, in un curioso ibrido fra il tai chi e Pugavec, con puntate di trenino conga.

Menzione speciale per l’appuntamento del pomeriggio, all’Auditorium Rai: Pequeñas Huellas, progetto internazionale di orchestre giovanili, ha portato a Torino 300 bambini e ragazzi dal Piemonte e da Venezuela, Stati Uniti, Messico, Francia, Palestina, Spagna… Un’orchestra e un coro veri – diretti dalla diciassettenne Margherita Pupulin – che danno il loro meglio sul brillante repertorio sudamericano. Un’orchestra e un progetto “per la pace” ma, al di là dei contenuti e dei messaggi lanciati dal palco, il “messaggio” migliore è l’orchestra stessa. Per saperne di più e supportare il progetto: pequenashuellas.com

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