Cronache di Narni(a)

La magia della Narnia Arts Academy, dove adulti e bambini suonano insieme

Recensione
classica
Leggi Narnia festival (a Narni, un borgo medievale arroccato al confine tra Umbria e Lazio) e pensi subito alla saga di C. S. Lewis, al suo mondo fantastico, governato e protetto dal grande leone Aslan. Poi però scopri immediatamente che il festival è un campus di alta formazione musicale con un segmento completo dedicato ai bambini sino a 12 anni (naturalmente non solo loro) che in una settimana di corso (con maestri di fama internazionale, italiani e stranieri, provenienti in gran parte dall’orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia e dalla Juilliard) oltre ad approfondire la pratica del proprio strumento frequentano lezioni di musica da camera e laboratori d’orchestra mirati all’allestimento di un programma da concerto in cui i giovani musicisti suonano accanto ai loro maestri.

Per due settimane, alla fine di luglio, Narni diventa una cittadella della musica: non c’è luogo – chiese, musei, palazzi signorili, teatro, scuole e università (Narni ospita la facoltà di scienze dell’investigazione e della sicurezza, una sorta di università per 007) – che non sia trasformato in spazio musicale. Un antico palazzo, il Barilatti, convertito in b&b, accoglie alcuni dei corsisti con le loro famiglie (vista l’età non possono ancora venirci soli!) in spazi condivisi con gli studenti di contrabbasso, ragion per cui la sveglia del mattino è data dalle scale e dalla tecnica dei contrabbassisti al lavoro: sebbene siano solo le 8, con le frequenze del contrabbasso non solo non è affatto un brusco risveglio, anzi quest’immersione totale nella musica, nello studio e nella disciplina sono un complemento di formazione per gli aspiranti musicisti di domani. Così l’hanno vissuta anche quanti hanno invece scelto l’albergo cittadino, dove i vicini erano i cantanti che al teatro hanno allestito due recite delle Nozze mozartiane, frutto del workshop di Narni.

Il paese è piccolo e il centro storico un gioiello, ricco di storia (oltre che di ottime taverne), un luogo finalmente privo di pericoli, il che consente ai ragazzini di spostarsi in autonomia, al mattino per andare dalla lezione di violino a quella di musica da camera e di lì alla prova d’orchestra, e alla sera di lasciare in libertà l’allegra tavolata dei genitori per raggiungere il calciobalilla in piazza dove alle partite (i cui gettoni sono guadagnati talvolta con l’incasso di improvvisati concertini a custodie aperte…) non mancano di unirsi gli stessi maestri. Per fortuna il gioco – come la musica – hanno un linguaggio universale, e in questo italiani, americani, francesi, inglesi, tedeschi, cinesi, giapponesi non faticano a comprendersi: una meravigliosa avventura da vivere sin da giovanissimi.

La musica è tanta e di ottimo livello. Tutti i giorni del campus sono scanditi dai concerti pomeridiani (a cura degli allievi) e serali (a cura dei maestri). La pianista Cristiana Pegoraro, anima del festival, con una vita divisa tra Italia e New York (di qui la massiccia quanto prestigiosa rappresentanza statunitense) tiene le fila di un’organizzazione complessa; poi la sera, sempre elegantissima, suona ogni tipo di repertorio (Haydn, Brahms, Morricone, Rota, Beethoven) con le molte formazioni che lei stessa fa incontrare. Non meno emozionanti sono i concerti degli allievi. Due cartoline su tutte: Diego Romano che fa suonare una giovanissima violoncellista di non ancora 3 anni tenendola sulle ginocchia e Aldo Campagnari che trasforma ogni saggio degli allievi in un momento di ricerca, tirando fuori non si sa da dove riscritture per trii o quartetti che danno anche al violinista agli esordi la fiducia che la musica bella e grande non è solo per pochi.

Si è detto degli allievi e dei maestri. Il Narnia festival è anche una storia d’amicizia tra le famiglie. E non può essere diversamente. Alcuni di questi bambini o ragazzini hanno – è vero – almeno un genitore musicista, il che spiega le ragioni di una simile esperienza che dal figlio coinvolge il genitore o l’intera famiglia (i papà che ancora non c’erano si sono ritrovati nel fine settimana). Anche lì dove il caso non si verifica, l’incontro nasce spontaneo tra famiglie che investono in bellezza per i propri figli. Finito il campus si torna a casa, con l’augurio di ritrovarsi insieme d’estate a Narni, che è pure il vero centro geografico d’Italia.

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