Bisogna urlare il valore della cultura!

Pollini al Palasharp ha parlato di libertà ma non di cultura

Recensione
classica
Maurizio Pollini ha parlato al pubblico del Palasharp di Milano a proposito di libertà e giustizia. La sua autorevolezza morale, oltre che intellettuale, conferisce sempre uno spessore enorme, un valore aggiunto, e così è stato anche stavolta, nonostante alcuni del pubblico non sapessero chi fosse, Pollini. Nella società italiana di oggi essere un grande musicista, per giunta famoso, non è sufficiente a garantire popolarità; tutto passa attraverso la televisione, mostruosa certificazione di valore e – ormai – della stessa esistenza. Ecco perchè la cultura, intesa come patrimonio di idee, di conoscenze, di creatività, non esiste di fatto in quanto assente dai palinsesti, e si può darle il colpo di grazia senza che nessuno se ne accorga. Forse è per questo che avrei sperato che Pollini parlasse soprattutto di cultura, pur ammirando il coraggio di una dichiarazione che, al di là di ogni opinione personale, ha toccato temi forti. Mi auguro che, nel futuro più immediato, Pollini – e come lui altri musicisti italiani la cui autorevolezza è fuori discussione – urli al paese l’emergenza gravissima in cui ci troviamo. Al di là delle implicazioni etiche e giudiziarie, ciò che già appare in maniera certa, inequivocabile e tragica dai fatti che tengono banco nelle cronache di questi giorni, è la miseria culturale, il disfacimento di un paese nel quale l’intelligenza, il talento, il pensiero, persino la legalità, sono massacrati in nome di un malinteso senso di democrazia, arsi sul rogo dell’audience e del consenso popolare che tutto legittima. Tra le vicende di Arcore e i tagli alla cultura c’è più di un flebile legame. Un paese che non investa nella cultura, nella ricerca scientifica, nell’arte, è un paese in liquidazione, senza prospettive. E le conseguenze, le ricadute, sono sull’intera società. Anche chi non abbia mai ascoltato la Quinta di Sibelius, Harmonium di John Adams o il Wozzeck di Berg è, di fatto, arricchito da quei modelli di pensiero che, in senso lato, si propagano e producono effetti sull’intera umanità. In questo paese, in cui alcuni abusivi si sono impossessati delle parole, e pretendono di spiegarci cos’è la musica classica contemporanea, il teatro, la televisione, la politica, la libertà e appunto la cultura, c’è bisogno che chi certe cose le sa, vi ha speso la sua vita e attribuisce loro il giusto senso, non perda tempo e si spenda con generosità.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Napoli: per il Maggio della Musica

classica

Nuova opera sul dramma dell’emigrazione

classica

Al Theater Basel L’incoronazione di Poppea di Monteverdi e il Requiem di Mozart in versione scenica