Ti ricordi di Bob Mould?

Melodie luminose e storie cupe nel nuovo lavoro del veterano del punk statunitense.

Articolo
pop

Bob Mould
Patch the Sky
Merge

Della serie: a volte per andare avanti bisogna tornare indietro. A cinquantacinque anni compiuti, trentasette dei quali vissuti da musicista, Bob Mould mostra di aver ritrovato slancio e passione, portando a compimento un cammino cominciato nel 2012 con Silver Age e proseguito nel 2014 con Beauty & Ruin: dischi in cui – dopo aver sperimentato in precedenza da solista soluzione acustiche, talora addirittura cameristiche, ed essersi avventurato, all’opposto, verso l’elettronica – aveva ripreso in mano la chitarra elettrica, sostenuto da un bassista e un batterista. Formula che riprendeva quella dei suoi esordi con gli Hüsker Dü, band leggendaria e influentissima nella scena alternativa d’oltreoceano, replicata in seguito – ammorbidendo i toni e smussando gli spigoli – insieme agli Sugar.



Rispetto ai due lavori citati, Patch the Sky esibisce maggiore compattezza e offre alcune tra le migliori canzoni scritte in epoca recente da Mould. L’iniziale “Voices in My Head”, ad esempio, epica e ruvida come certi episodi targati appunto Hüsker Dü (intestazione bizzarra, mutuata dal nome di un gioco mnemonico da tavolo, che in norvegese e danese significa “ti ricordi”), o il fiero inno alla sopravvivenza intonato in “Hold on”, al tempo stesso fragorosa ed emotiva. L’irruenza del suono è a tratti quasi feroce, sfiorando le rudezze del metal in “Daddy’s Favorite” (in memoria del padre, morto quattro anni fa) e rispolverando l’urgenza impetuosa dell’hardcore punk nella successiva “Hands Are Tied”. Rari i momenti di tregua: “Losing Time”, ballata riflessiva e toccante, o – in coda – “Monument”, dal testo rivelatore (“Cerco ogni giorno di essere felice, ma il mio cuore nero brucia”). Del resto, presentando l’album, l’autore parlava di “melodie luminose e storie cupe”: una dialettica che in definitiva costituisce la principale forza motrice di un disco in pari misura schietto e intenso.

Se hai letto questo articolo, ti potrebbero interessare anche

pop

Mutiny in Heaven, diretto da Ian White, è il racconto sincero e senza sconti del primo gruppo di Nick Cave

pop

Il film Bob Marley: One Love del regista Reinaldo Marcus Green non riesce ad andare oltre gli stereotipi

pop

Let the Canary Sing è il biopic dedicato a Cyndi Lauper che apre Seeyousound X