Chissà se tra qualche anno, quando si parlerà definitivamente di Bugo al passato, sarà ancora (e quasi solo) ricordato per la celeberrima lite con Morgan a Sanremo 2020. Si trattò certamente, nel bene e soprattutto nel male, di uno snodo decisivo nella carriera del cantautore novarese, ma è un peccato che un singolo episodio abbia messo in secondo piano il suo repertorio strettamente musicale.
Che in realtà è costellato da diverse belle canzoni, che spiegano anche la sua evoluzione stilistica nel corso degli anni: in sintesi, nel corso di una dozzina di album, una ricerca continua del grande successo. Lo ha sfiorato in almeno tre occasioni (il passaggio alla Universal, quello alla Sugar e le due edizioni di Sanremo a cui ha partecipato), ma non è mai arrivato veramente.
A valle del suo concerto d’addio (a Milano lo scorso 1° aprile), che è stato a modo suo un “best of” dal vivo, ecco quindi la nostra scelta delle 12 canzoni più rappresentative di Bugo, in ordine di preferenza, dagli esordi ai giorni nostri.
12. “Ggeell” (2006)
La canzone demenziale è stata fin dagli esordi un marchio di fabbrica per Bugo, e l’ha praticata per almeno una mezza dozzina d’anni. “Ggeell” è una delle ultime della serie, e fa abbastanza ridere: il protagonista non trova più il tubetto del gel e la cosa è un evento ovviamente di enorme impatto drammatico. Base funky e scherzosa, che è un po’ la cifra principale dell’album da cui è estratta, Sguardo contemporaneo, un disco con qualche buono spunto ma non completamente messo a fuoco.
11. “Spermatozoi” (2000)
Qui siamo proprio agli inizi; “Spermatozoi”, tratto dall’esordio indie La prima gratta, è stato uno dei primi piccoli successi del fantautore, come lo chiamarono ai tempi. Una canzone acustica senza troppe ambizioni, ma in cui si percepisce la genuinità disarmante di Bugo, irriverente e noncurante nei testi, melodicamente ancora acerbo, ma già convintissimo dei suoi mezzi.
10. “Pepe nel culo” (2001)
L’album del 2001 Sentimento westernato fu una piccola sensazione; Bugo, che in tanti presentarono come il Beck della Padania, era effettivamente una novità assoluta nel cantautorato italiano – all’introspezione preferiva la provocazione, alla poesia lo sbeffeggio scurrile, alla sofisticazione l’immediatezza. Risentito oggi, quel disco sembra ancora molto ingenuo, ma forse è rimasto nel cuore dei fan della prima ora proprio per quello. Il pezzo scelto non è tra i più popolari, ma ci sembra particolarmente interessante sia musicalmente che nei testi.
9. “Mi manca” (2020)
Facciamo ora un salto temporale di vent’anni: nel 2020, Bugo è un altro artista. O forse no, è sempre lui ma si è naturalmente evoluto. Certo è che una canzone come “Mi manca”, educata, ben strutturata, malinconicamente melodica, è molto distante dallo stile grezzo e sfacciato dei primi tempi. In sostanza è una (bella) canzone del mainstream italiano, e non per niente c’è il featuring di Ermal Meta ad avvalorarne l’ambito di pertinenza.
A costo di deludere i fan storici, qui Bugo aveva chiaramente messo in conto di tentare il grande salto verso il pop dei grandi numeri; il primo passo era la partecipazione a Sanremo, e sappiamo tutti com’è andata. L’imprevisto della litigata con Morgan, tuttavia, avrebbe potuto essere un veicolo pubblicitario importante, e quindi assumere un senso positivo. Peccato che, sfortuna doppia, quello fosse anche l’anno del Covid: niente promozione, niente concerti. Chissà come sarebbe andata se Bugo avesse potuto fare un tour e presentare canzoni come “Mi manca”, o la stessa “Sincero” (senza Morgan, se Dio vuole), a un pubblico che magari accorreva appositamente per vedere dov’è Bugo. Non lo sapremo mai.
8. “I miei occhi vedono” (2011)
Il talento melodico di Bugo non era però una novità per chi lo conosceva. Ben nascosta dall’apparato iconoclasta nei primi dischi, più esplicita nella parte migliore della sua carriera, la melodia è sempre stata presente nella canzoni del Nostro. Nel 2011, in piena maturità di scrittura, ne dà prova nell’album Nuovi rimedi per la miopia, e in particolare in questa dolcissima “I miei occhi vedono”, che vedono il suo autore fresco di innamoramento e a tratti un po’ oltre il limite di melensaggine accettabile a livello testuale. Le liriche sono di fatto il punto debole del disco, che alla fine risulterà poco incisivo e segnerà il divorzio dalla Universal.
7. “Un bambino” (2024)
Nel 2024 Bugo ritorna a sorpresa; era da Sanremo 2021 che non se ne avevano notizie. L’album che ne consegue, che alla fine risulterà il suo testamento, si chiamerà Per fortuna che ci sono io ed è inaspettatamente buono; riesce a trovare un discreto punto di equilibrio tra la vena del cantautore rock e dissacrante e lo scrittore di melodie più convenzionali. “Un bambino”, a nostro parere il pezzo migliore del disco (e inspiegabilmente assente dalla scaletta dell’ultimo concerto), abbina a un tiro potente una melodia eccitante e multiforme.
6. “Me la godo” (2016)
Dopo l’esperienza decennale con la Universal, Bugo nel 2015 firma con la Sugar di Caterina Caselli e questo la dice lunga sulle sue intenzioni di sfondare del mainstream, di cui s’è già detto. Il ragazzo però pare aver un po’ perso lo smalto dei tempi migliori, e l’unico album che pubblicherà per l’etichetta sarà Nessuna scala da salire, nel 2016 (ai tempi di Sanremo la Sugar lo avrà già scaricato da un pezzo). Alla fine sarà comunque il suo best seller, anche se nel complesso risulta un disco un po’ irrisolto, troppo poco mainstream per un grande successo di pubblico ma già troppo levigato per gli indie-fan. “Me la godo” resta però un gran pezzo, in cui Bugo si scopre un emulo del miglior Vasco Rossi, con meno retorica e più melodia; non a caso “Bollicine” diventerà una cover di predilezione nei suoi concerti.
5. “Cosa fai stasera” (2004)
Il Bugo in versione cantautore acustico meriterebbe un discorso a parte. Fin dagli inizi, è stata una continua alternanza di brani elettrici e di canzoni pensate per chitarra e voce (e armonica, all’occorrenza) – anche nel suo ultimo concerto c’è stata una sezione puramente acustica, insomma questa dimensione non è mai stata rinnegata dall’autore. Nel genere, i pezzi più noti potrebbero essere “Che diritti ho su di te?” e “Comunque io voglio te”, ma il migliore a nostro avviso rimane “Cosa fai stasera”, che apre il secondo dei due cd di Golia e Melchiorre, dedicato appunto a soli pezzi per voce e chitarra. Qui Bugo scopre la sua vena romantica e se lo si conoscesse solo in questo formato avremmo a che fare con un artista di tutt’altro impatto (e forse anche i detrattori lo prenderebbero sul serio).
4. “Alleluia 1 Rep” (2004)
Rimaniamo su Golia e Melchiorre, che a conti fatti rimane il suo album più completo, riuscito e ricco di soluzioni, per proporre un pezzo che non è molto conosciuto, ma che a nostro parere è assolutamente emblematico della creatività di Bugo. Inizia con un beat anni Novanta in stile Pixies, continua in mood cantautorale alla Beck, sviluppa il testo in modo surreal-demenziale (“Dammi una verità / Anche se la sai a metà”), e si chiude con un inserto di synth trance che è tanto inatteso quanto perfetto. Prendere o lasciare: se non apprezzate questo patchwork impossibile, Bugo non fa per voi. Gli altri ci troveranno qualcosa di geniale.
3. “Io mi rompo i coglioni / Casalingo” (2002)
Impossibile scegliere un pezzo solo dall’esordio su major del 2002, Dal lofai al cisei, per cui mettiamo un ex aequo con i suoi due brani più significativi. Il migliore è “Casalingo”, grunge distorto e stralunato al massimo livello, con un video “spettacolare”, per citare il testo. Ma non si poteva fare a meno di menzionare anche “Io mi rompo i coglioni”, ormai un inno per ogni fan che si rispetti, e malgrado i suoi 23 anni di anzianità una canzone invecchiata benissimo, e ancora la più entusiasmante tra quelle suonate dal vivo.
2. “Il sintetizzatore” (2004)
Terza menzione da Golia e Melchiorre, un altro must che uscì come singolo ed ebbe ai tempi un certo successo. Qui si sente una specie di incrocio tra Celentano e gli Skiantos; divertente, ma è musicalmente che il pezzo (di nuovo un collage di stili e suoni incredibile) che la canzone si fa veramente apprezzare. L’armonia della follia in 3 minuti.
1. “C’è crisi” (2008)
Sarà questo, a malincuore, l’unico estratto da Contatti, l’album elettronico di Bugo, che se vi piace il genere è di ottima fattura e pieno di belle canzoni; la produzione è di Stefano ‘Stylophonic’ Fontana, sapete cosa aspettarvi. Ma la canzone “C’è crisi” in sé, anche presa singolarmente, è veramente riuscita: testo ficcante, melodia orecchiabile ma non sciocca, un bel sound, per cui possiamo convenire che sia questo il pezzo più rappresentativo in assoluto di Bugo. Oppure, semplicemente, fa niente.