Ritratto di Carla Bley, in 10 tappe

Un percorso di ascolto nella carriera di Carla Bley, scomparsa a 87 anni

Carla Bley
Foto Caterina Di Perri / ECM Records
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Lovella May Borg, conosciuta dal mondo del jazz (e non solo) come Carla Bley se n’è andata oltre le nuvole, a riabbracciare il vecchio amico Charlie Haden e a organizzare la Liberation Music Orchestra dei Cieli.

All’anagrafe ottantasette anni, aveva conservato nei decenni la grazia stupita di una ragazzina monella che si costruisce da sola proprie regole. S’è portata via la frizzante ironia con cui prendeva la vita e la musica, lei che aveva iniziato vendendo sigarette al Birdland, tana del jazz di New York, assorbendo tutto quanto c’era da assorbire dal palco, per poi trovare un’intesa pressoché perfetta con Paul Bley, maestro sommo di astuzie armoniche, silenzi e prospettive impossibili escheriane applicate al jazz e agli ottantotto tasti, di cui ha voluto mantenere il cognome anche quando non erano più sposati.

Sappiamo che l'imprevedibile, misteriosa semplicità del suo tocco, l’arte sottile di creare arrangiamenti che scivolano via come olio sull’acqua continuerà a riverberare nelle opere della figlia, Karen Mantler (e ne ha già dato prova), e in quanto riuscirà ancora a fare il compagno di quasi tutta la vita, Steve Swallow.

Ecco un ritratto di Carla Bley in dieci tappe. Con qualche curiosità, non necessariamente tutto l’essenziale, parecchia imprevidibilità, molta sostanza.

Del 1977 esce Dinner Music, effervescente compendio di tutto quanto aveva in testa la Carla Bley più peperina e disposta a giocare col funk. Questo suo brano, "Ad Infinitum" originariamente inciso nel ’65 da Art Farmer, quando torna nelle sue mani diventa un torrido blues funk ternario fluviale. Ma nel ’93, in duo con Steve Swallow, è puro dialogo e interplay.

Nel 1981 esce il primo e unico disco solistico di Nick Mason, leggendario batterista dei Pink Floyd, Nick Mason’s Ficticious Sports. Che c’entra Carla? C’entra totalmente. Perché tutti gli otto magnifici, derapanti brani degli “sport immaginari”, del ‘79, sono a sua firma. Come questo “Non riesco a mettere in moto la macchina”, "Can’t Get My Motor To Start" tra Beatles, Zappa ed echi di bande in piazza.

Del 1983 uno dei dischi più struggenti della possente e duttile Liberation Music Orchestra, anche se il disco è accreditato in copertina ai due protagonisti principali, Carla Bley e Charlie Haden, e a seguire tutti gli altri, un tentet smagliante. Questo è lo struggente brano che intitola, "The Ballad Of The Fallen", in originale "Milonga para un fucilado", da El Salvador.

Tenebrosa e affascinante la musica del trombettista e compositore Michael Mantler, che ha sempre mantenuto ottimi rapporti, come Paul Bley,  con la ex moglie Carla. Da Somethin’ There, 1983, un disco distopico e potente, con l’apporto della London Symphony Orchestra, scegliamo il brano d’apertura, "Twenty". Carla Bley al piano, Mike Stern alla chitarra, Steve Swallow al basso, Nick Mason alla batteria. Da riscoprire.

Il 1984 è l’anno di That’s The Way I Feel It Now, tributo del poliedrico Hal Willner all’immenso Thelonious Monk, con dovizia di grandi nomi, anche imprevedibili. La band di Carla Bley interviene su "Misterioso", coinvolgendo un ospite speciale: Johnny Griffin, vecchio titano del sax tenore. Perfetto.

Il 1985 porta invece Lost In The Stars / The Music of Kurt Weill, altro colpo ben piazzato di Willner. A Carla Bley l’onore e onere della ballad che intitola il tutto, "Lost In The Stars", del geniale musicista tedesco scappato dai nazisti. Anche qui un sax d’eccezione: il parkeriano doc Phil Woods.

Nel 1987, con il suo Sestetto, Carla Bley piazza uno dei colpi più memorabili della sua carriera: la melodia sorgiva, bluesy, semplicissima e semplicemente incantata di "Lawns". Diventerà quasi una sua sigla. Qui al piano c’è Larry Willis, lei riempie con avvolgente dolcezza gli spazi vuoti con l’organo hammond.

1989: la Watt pubblica Fleur Carnivore, Carla Bley con un'orchestra che fa scintille. Tutti brani e arrangiamenti suoi. E tutti brani con campiture ampie, la musica respira, si gonfia, prende svolte inaspettate. Come in questa suite, "The Girl Who Cried Champagne", da cui traiamo la prima parte

Nel 2007 Carla Bley incorpora nel suo magnifico The Lost Chords Quartet  con Andy Sheppard, Steve Swallow e Billy Drummond il nostro Paolo Fresu. Intesa perfetta, testimoniata da “live” che sono rimasti nei bei ricordi di tutti coloro che c’erano, a sentirli. Dal Banana Quintet, il secondo movimento, blueseggiante: "Two Banana".

L’estremo atto d'amore e amicizia di Carla Bley per il grande Charlie Haden: finire in studio il disco della Liberation Orchestra che Haden non ha fatto in tempo a vedere, uscito nel 2011: Time/Life (Song For The Whales and Other Beings) è lo struggente commiato del bassista compositore, che all'inizio e alla fine di "Song For The Whales" fa cantare mimeticamente il basso come una balena. Arrangia Carla Bley, con evidente commozione.

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